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Rilanciamo l'Abruzzo creandovi il primo "Parco del Cielo Stellato" d'Italia e d'Europa!

La proposta alla Regione ed alla cittadinanza di uno studente pescarese

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All'attenzione del Presidente della Regione Abruzzo, degli Assessori competenti, del Consiglio Regionale e della cittadinanza tutta

Mi chiamo Edoardo Di Paolo. Sono nato 26 anni fa a Pescara, la città il cui sviluppo umano, ecologico, socioeconomico e culturale da sempre mi sta più a cuore. Ho frequentato il locale Liceo Classico “G. D'Annunzio”, laureandomi successivamente in Giurisprudenza presso l'Università di Pisa. Durante la mai carriera universitaria ho preso parte due volte al progetto Erasmus: la prima volta presso l'Università di Córdoba, la seconda a Cádiz, per un affascinante tirocinio in una piccola ONG dedita alla protezione dei Diritti Umani.

Attualmente sono studente presso l'Università di Utrecht, ove da Settembre frequenterò il Master “Public International Law”. Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di viaggiare molto: per vacanza, studio o lavoro, dovunque fossi ho cercato di studiare idee valide e problemi allo scopo di immaginarne l'ipotetica applicazione in Abruzzo, terra dalle enormi potenzialità troppo spesso tradite.

CONTESTUALIZZAZIONE DELLA PROPOSTA

La parola Abruzzo è da sempre sinonimo di “Natura” e “Tutela dell'Ambiente”. Sebbene negli ultimi anni siano emersi gravi casi di inquinamento legati all'abbandono o alla contaminazione dolosa del patrimonio naturale regionale, la tutela dell'Ambiente resta un elemento chiave per favorire lo sviluppo del territorio abruzzese.

Qualsiasi politica regionale che voglia definirsi “lungimirante” non potrà infatti esimersi dal perseguire due obiettivi fondamentali:

• La conservazione del patrimonio ambientale esistente;

• Il ripristino graduale di condizioni ambientali deterioratesi nel tempo, ma che è ancora possibile recuperare.

Qualunque cittadino o amministratore abruzzese che abbia realmente a cuore la propria terra non potrà fare a meno di constatare come lo sviluppo culturale, sanitario, economico e turistico della Regione Abruzzo passi imprescindibilmente dalla tutela dell'ecosistema.

Ai fini del nostro discorso, l'ecosistema può essere distinto in quattro macro–aree di riferimento:

1. Il patrimonio latu sensu “terrestre”: parchi nazionali, boschi, altopiani, praterie, etc.

2. Il patrimonio fluviale/marino/lacustre.

3. Il patrimonio “atmosferico”, legato alla qualità dell'aria che respiriamo.

4. Il cielo notturno.

Il patrimonio naturale di cui al Punto 1 può considerarsi da tempo oggetto di attenzione e tutela nel caso della nostra Regione: il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise contende infatti al Gran Paradiso il titolo di più antico parco nazionale d'Italia.

Il patrimonio fluviale/marino/lacustre al contrario, ha purtroppo ricevuto minori tutele: la scelta di privilegiare lo sviluppo delle attività produttive locali, assieme ad una scarsa disciplina nello smaltimento dei liquami prodotti dagli insediamenti urbani e/o industriali, ha provocato una grave erosione della qualità delle acque all'interno della nostra Regione.

Se negli ultimi decenni l'istituzione di aree marine/fluviali/lacustri protette ha tentato una coraggiosa inversione di rotta, dall'altro lato situazioni di contaminazione grave delle acque permangono in tutta la regione. Il contrasto tra la qualità eccezionale delle acque del fiume Pescara presso la foce di Popoli (PE) e lo stato vergognoso in cui le medesime versano al momento di congiungersi al mare Adriatico costituisce esempio eclatante dei danni devastanti che l'incuria può arrecare all'ecosistema, con esternalità negative anche nei confronti della salute, del commercio, dell'economia ittico/turistica e della qualità della vita della cittadinanza tutta.

Nello scenario abruzzese, anche la tutela del “patrimonio atmosferico” appare affetta da una certa
schizofrenia: la medesima regione che fornisce all'intero Paese sterminati polmoni verdi per mezzo delle proprie aree protette presenta al tempo stesso aree metropolitane gravemente afflitte da polveri sottili, contaminazioni atmosferiche e malattie dell'apparato respiratorio ormai endemiche: il caso di Pescara, altro territorio che vede costantemente tradite le proprie potenzialità, dimostra i rischi cui l'inquinamento atmosferico espone la popolazione.

Last but not least, il Cielo Notturno ha costituito per secoli un'inesauribile fonte di ispirazione per il genere umano: filosofia, navigazione e mitologia sono solo alcuni tra i moltissimi campi nei quali la piena visione della volta stellata ha giocato un ruolo fondamentale per lo sviluppo della conoscenza. Se un tempo i nostri antenati potevano godere di una volta stellata composta da oltre 3000 corpi celesti visibili ad occhio nudo, nell'ultimo secolo l'urbanizzazione ed il proliferare di punti luce inefficienti con rispetto ai canoni dell'illuminotecnica necessari a prevenire il fenomeno dell'inquinamento luminoso ha provocato la graduale scomparsa della volta celeste: nelle aree metropolitane abruzzesi è ormai possibile contare stelle e pianeti sulle dita delle mani, e sempre più generazioni sono condannate a crescere private del cielo stellato, tanto che la consapevolezza dello stesso tra i più giovani va rapidamente scomparendo.

Un elemento fondamentale del patrimonio culturale dell'Umanità sta scomparendo ogni giorno di più. Come dimostrato dal crescente interesse di numerosi gruppi di Astronomi/Astrofili per l'Abruzzo interno, la nostra terra presenta ancora angoli ove la volta stellata può essere ammirata in condizioni di maggiore integrità: il Parco Nazionale del Gran Sasso, il Parco Nazionale d'Abruzzo ed il Parco Nazionale della Majella vantano ancora località non del tutto contaminate dall'inquinamento luminoso, ove la Via Lattea è perfettamente visibile ad occhio nudo ed il numero di corpi celesti osservabili supera il migliaio. Scopo del presente documento è dimostrare che la protezione e la de-contaminazione di tali luoghi dall'inquinamento luminoso rappresenta non solo una priorità morale ma, al contrario, un'opportunità eccezionale per favorire lo sviluppo culturale, economico e turistico dell'Abruzzo interno. Tale documento intende avanzare infatti la proposta di istituire in Abruzzo, per la prima volta in Italia e forse in Europa, un “Parco Regionale del Cielo Stellato”.



IL “PARCO REGIONALE DEL CIELO STELLATO”

BASE NORMATIVA

L'Abruzzo si è dotato di una normativa appositamente dedicata alla regolamentazione delle aree regionali protette: la Legge-Quadro 38/1996, la quale detta requisiti e procedimenti necessari all'istituzione di una nuova area protetta. L'istituzione del Parco Regionale del Cielo Notturno dovrà compiersi secondo il disposto dell'Art. 4,
A tale scopo, si suggerisce l'avvio dell'iter di costituzione della nuova area protetta su proposta della Giunta Regionale (art. 4, II, lett. b), di un Consigliere Regionale/gruppo consiliare (art. 4, II, lett. a) o, in alternativa, su iniziativa di almeno tre associazioni di protezione ambientale (art. 4, II, lett. g).

Punto di partenza per l'individuazione degli standard illuminotecnici idonei a preservare/ripristinare l'integrità della volta stellata nell'area del Parco e nei comuni limitrofi sarà il dettato della Legge Regionale 12/2005.

La L.R. 12/2005 (“Misure urgenti per il contenimento dell'inquinamento luminoso e del risparmio energetico”), ha costituito il primo tentativo del Legislatore regionale di contenere i danni ambientali ed il dispendio energetico ed economico derivanti dall'Inquinamento Luminoso.

Sebbene la sua applicazione sia stata a tratti insufficiente e discontinua, tale strumento normativo rappresenta tuttora un valido parametro di riferimento, tanto allo scopo di contenere la contaminazione luminosa ed i (sorprendenti) sprechi economici derivanti dalla presenza sulle strade abruzzesi di punti luce inquinanti, quanto al fine di individuare un parametro minimo di riferimento per la costituzione di un Parco Regionale ove il bene tutelato è costituito dal cielo stellato.

Se da un lato appare evidente come l'effettiva attuazione della L.R. 12/2005 costituisca una priorità fondamentale per la tutela dell'ambiente nella nostra Regione, ciò che spesso sfugge alla cittadinanza ed ai nostri rappresentanti politici è che essa rappresenta anche un'opportunità unica di procedere ad una efficace spending review volta a razionalizzare i costi sostenuti dagli enti locali abruzzesi per l'illuminazione del territorio. Prima di proseguire il nostro discorso, occorrerà precisare (allo scopo di stroncare sul nascere eventuali critiche e timori) che l'equazione Più Luce = Più Sicurezza diffusa nell'immaginario comune risulta scorretta.

Al contrario, l'equazione esatta è: Più Luce ove serve = Più Sicurezza e Meno Sprechi

Obiettivi finali della presente proposta sono infatti esclusivamente:

  1. Preservare e rendere fruibile la volta stellata, un bene comune inestimabile;
  2. Favorire il rilancio dei Comuni abruzzesi interessati attraverso l'arricchimento della loro offerta turistica e l'abbattimento degli sprechi;
  3. Favorire in loco lo sviluppo del movimento scientifico/astronomico, facendo dell'Abruzzo un punto di riferimento per astrofili e turisti.

CAMPO IMPERATORE: CUORE DEL NEONATO PARCO DEL CIELO STELLATO

Ritengo che il Parco Regionale del Cielo Stellato dovrebbe essere collocato in un'area per sua natura fornita di caratteristiche idonee a permettere la fruizione di un cielo stellato potenzialmente integro e, al tempo stesso, dotata di un forte valore paesaggistico e simbolico, idonea a renderla facilmente riconoscibile al grande pubblico: tale area andrebbe inequivocabilmente individuata, a mio giudizio, nella piana di Campo Imperatore (AQ), all'interno del già esistente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
La bellezza innegabile di Campo Imperatore ha infatti reso tale località una vera e propria leggenda tra i turisti ed escursionisti che, da ogni angolo d'Italia ed Europa, tanto da fruttargli il soprannome di “Piccolo Tibet”.

A maggior prova della sua unicità, questo altopiano è stato teatro di importantissimi eventi storici e set di innumerevoli film, altri elementi idonei ad accrescerne l'appeal in chiave turistica e culturale.

Campo Imperatore è da decenni meta e santuario di astrofili italiani e stranieri, i quali si inerpicano volentieri sulle strade che vi conducono per godere, nei mesi estivi, di un cielo tra i meno inquinati d'Europa. Il nostro Parco Regionale del Cielo Stellato verrebbe infatti ad insistere su un altopiano dotato di condizioni orografiche peculiari, idonee a massimizzare la visione del cielo stellato.

A differenza di molte località alpine e del resto d'Europa, Campo Imperatore non offre semplicemente la possibilità al visitatore di ammirare la volta celeste da un punto di osservazione posizionato al di sopra delle luci provenienti dalle città: l'altipiano (situato ad un'altitudine media di 1800 m) è infatti circondato da montagne e pareti rocciose in gran parte superiori ai 2500 m di altitudine, risultando pertanto dotato di una eccezionale “schermatura naturale” nei confronti dell'inquinamento luminoso proveniente dalle aree urbane sottostanti. Queste caratteristiche rendono di conseguenza la località di Campo Imperatore perfetta per l'istituzione del primo Parco Regionale del Cielo Stellato non solo in Italia, ma persino in tutta Europa. Ulteriore elemento a favore della scelta di Campo Imperatore quale sede del futuro parco è il possesso da parte dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di un imponente osservatorio astronomico proprio nella piana in questione.

Lo stesso INAF precisa, sul sito web dedicato a tale osservatorio, che:
“L'Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore è quello a più alta quota tra gli osservatori professionali italiani e quello con il cielo più buio e trasparente”. 
La piana, core del Parco, risulta inoltre circondata da paesi e siti di elevatissimo valore storicoculturale. A titolo d'esempio è possibile citare: i borghi medievali di Castel del Monte (AQ) e Santo Stefano di Sessanio (AQ), il castello di Rocca Calascio (citato tra i dieci castelli più belli al Mondo dal National Geographic), le rovine del monastero medievale di Santa Maria del Monte, et cetera. L'istituzione del Parco Regionale del Cielo Stellato potrebbe rappresentare un'occasione irripetibile per favorire il rilancio tanto di un'area dal valore inestimabile quanto delle località circostanti ancora alle prese con i danni economici derivanti dal terremoto del 6 Aprile 2009.

Immaginiamo infatti, oltre ai benefici di tipo ambientale e culturale, le incredibili esternalità positive che il Parco Regionale del Cielo Stellato sarebbe in grado di produrre: il brand “Abruzzo Regione Verde d'Europa” ne uscirebbe incredibilmente rafforzato, l'offerta turistica della nostra terra (da sempre incapace di sfruttare a pieno le proprie immense potenzialità turistiche) si arricchirebbe di un elemento del tutto nuovo, originale e assente in tutto il resto d'Europa, mentre i Paesi e le città nelle vicinanze del Parco potrebbero veder crescere notevolmente nei mesi estivi il flusso di turisti in entrata e, di conseguenza, l'Economia locale.

Per ospitare la Sede del Parco Regionale del Cielo Stellato propongo alternativamente i comuni di Castel del Monte (AQ) e Santo Stefano di Sessanio (AQ), con preferenza per il primo in quanto principale punto di passaggio per tutti i turisti che, da decenni, decidono di visitare la piana di Campo Imperatore.


BOZZA DI PERIMETRAZIONE 

Rimandando la predisposizione di una perimetrazione dettagliata a tecnici più esperti del sottoscritto, mi limiterò in questa sede ad abbozzare una possibile perimetrazione e zonazione del Parco, allo scopo di specificare ulteriormente la presente proposta.
Come ogni parco, il Parco Regionale del Cielo Stellato dovrebbe essere costituito da zone concentriche, ciascuna dotata di parametri di tutela più stringenti di quella che la contiene.

L'area del Parco potrebbe abbracciare i seguenti Comuni o frazioni di Comuni: Castel del Monte (AQ), Santo Stefano di Sessanio (AQ), Calascio (AQ), Carapelle Calvisio (AQ), Castelvecchio Calvisio (AQ), Ofena (AQ), Poggio Picenze (AQ), Civitella Casanova (PE), Farindola (PE), Castelli (TE), Villa Celiera (PE), Isola del Gran Sasso (TE), Pietracamela (TE), San Pio delle Camere (AQ), Barisciano (AQ) e le frazioni aquilane di Assergi, Camarda, Filetto, Paganica.

Tale superficie andrebbe infine sottoposta a zonazione:

• ZONA C: la fascia di Comuni/Frazioni più esterna potrebbe garantire una piena e rapida attuazione della L.R. 12/2005, prevedendo altresì la riduzione dell'intensità dell'illuminazione pubblica nelle ore centrali della notte. Al tempo stesso la Regione Abruzzo, l'ente Parco ed i Comuni interessati dovrebbero prendere misure volte ad incentivare l'adozione da parte dei cittadini di sistemi di illuminazione d'esterni privati rispettosi dei suddetti parametri.

• ZONA B: la fascia di Comuni/Frazioni a ridosso della piana di Campo Imperatore dovrebbe dotarsi di parametri illuminotecnici più stringenti rispetto a quelli delineati dalla L.R. 12/2005, prevedendo altresì la riduzione dell'intensità dell'illuminazione pubblica nelle ore centrali della notte. Al tempo stesso la Regione Abruzzo, l'ente Parco ed i Comuni interessati dovrebbero prendere misure volte ad incentivare l'adozione da parte dei cittadini di sistemi di illuminazione d'esterni privati rispettosi dei suddetti parametri, prevedendo una transizione graduale ma certa dell'illuminazione pubblica e privata ad un regime non inquinante.

• ZONA A: comprendente la piana di Campo Imperatore ed i territori immediatamente adiacenti, la Zona A rappresenterebbe l'area di massima protezione del cielo notturno, ove adottare le misure più stringenti per l'eliminazione di qualunque fonte di inquinamento luminoso. Oggetto di normativa secondaria da parte delle autorità competenti dovrebbero essere, in primis, le fonti di luce dei (pochi) fabbricati pubblici o privati presenti sull'altopiano, allo scopo di renderle conformi. Soluzioni specifiche potrebbero essere studiate allo scopo di ridurre al minimo indispensabile l'illuminazione esterna della funivia e degli impianti sciistici (in particolare nei mesi estivi), cercando un buon compromesso tra le ovvie esigenze di sicurezza e l'eliminazione/correzione di sprechi ed illuminazioni meramente estetiche o ridondanti.

CONCLUSIONE

Ho redatto questo breve documento perché sono profondamente innamorato della nostra terra, dei suoi paesaggi e della sua cultura. Resto convinto che la bellezza abbia un fortissimo valore educativo e, probabilmente, terapeutico in tempi superficiali e al tempo stesso di una complessità disarmante quali quelli che ci capita di vivere oggigiorno.

Se alla tutela della bellezza è poi possibile affiancare – senza per questo pregiudicarla – lo sviluppo economico e sociale di territori che da sempre vedono tradite le proprie potenzialità e aspirazioni, allora esercitare costruttivamente il proprio diritto di critica e di proposta diventa un imperativo morale.

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