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La Sindrome di Penelope al XVI Festival il Fiume e la Memoria

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Programma:

ore 22,15 Proiezione Docufilm “Pescara la città veloce” durata 20 minuti

Una storia ambientata negli anni Settanta, anni in cui la città è stata protagonista di una irripetibile stagione creativa.

Una storia in grado di innescare un dialogo tra passato e presente.

Una esemplarità capace di offrire stimoli per nuove visioni e generare la voglia di mettersi in discussione,

a seguire:

Protagonisti di oggi e d'allora, nel possibile confronto parallelo, testimonianeranno sul vuoto oltre misura del presente, proponendo segni e disegni di come guardare oltre.

Un'analisi che, con il sostegno del pubblico, potrebbe rivestirsi di vita.

Fra le tematiche della serata, la testimonianza di Umberto Santoro generata per i lettori di Pescaranews.net

PESCARA, città dalle disordinate fughe in avanti, sovente contaminate da idee intrise di megalomania e distratte dall'anima del passato.

Essa ingloba ormai una collettività abituata a non conservare, a non consolidare, a non aver cura del conseguito. Se avesse la capacità di analizzare la propria storia comprenderebbe fra l'altro che tuttora sta operando con una ottica spaziale risalente all'epoca della Piazzaforte. Umberto Santoro

 

Bella senz’anima

Pescara non è Pompei, anche se ne risulta pressochè coeva.

Di certo ha conservato ben poco dell'impianto originario. Le permangono però lo status poco pubblicizzato di città antica ed una dignità storica scarsamente valorizzata.

L'attuale Centro storico racchiude l'anima della città, ma così come appare oggi si può definire un non luogo di edifici ramificati in uno spazio di 3 o 4 ettari che la comunità ha il dovere di far rinascere con idee e tecniche comunicative adeguate ai costumi attuali.

Un impianto abitativo che negli ultimi 4 secoli è stato preservato dalle possenti mura della piazzaforte e dai rigidi regolamenti di difesa imposti dagli organi militari, mura inopinatamente abbattute.

Della lora imponenza ci rimane l'idea che, se dovessero essere ridisegnate oggi su una superficie piana, avremmo bisogno di un'area di ben 48 ettari di terreno per contenerle, o se preferite 70 campi regolamentari di calcio.

L'evidenza dell'accaduto è assordante. Ma abbiamo delle occasioni......

 

Pescara e la sindrome di Penelope

Tutti sanno chi è Penelope, il personaggio omerico che non riesce a fruire della bellezza di quanto produce, poiché nella notte distrugge il conseguito del giorno.

E' l'immagine che meglio misura metaforicamente lo strano procedere della nostra città.

La nostra resta una comunità abituata a non conservare, a non consolidare, a non aver cura del conseguito.

Eppure. se solo essa avesse la capacità di soffermarsi ad analizzare anche la storia più recente, comprenderebbe che i suoi attori operano ancora con ottiche e vizi, soprattutto spaziali, risalenti all'epoca della Piazzaforte, allorquando, per ragioni militari, ogni cosa doveva essere a disposizione nel recinto cittadino, lupanari compresi.

Allora accadde che, distrutte le fastidiose mura, pur disponendo di enormi spazi nella cinta esterna, colorificio, saponifici, tintorie, pastifici, liquorifici, fonderie, industrie chimiche e meccaniche, industrie tessili, fornaci, cementificio, conceria, inceneritore, depuratore, uffici pubblici, e persino i luoghi deputati ai piaceri, finirono, anche negli spostamenti successivi , per essere collocati a portata di mano, probabilmente privilegiando in modo eccessivo il taglio dei costi dei trasporti e l'opportunità di evitare la mobilità spaziale delle forze lavoro.

E tuttora si parla di megastadio da costruire in città, non pensando minimamente ai soldi spesi per la recente ristrutturazione.

Non è proprio un modello di ottimizzazione urbanistica, pur fra quanto di positivo si sta tentando di pianificare.

Eppure una sorta di agognata visione metropolitana era sparutamente apparsa sin dagli anni 70 sostenendo l'espansione naturale del territorio attraverso l'unione delle città di Chieti e Pescara.

Ma se proprio si vuole operare all'interno dell'area della pigrizia proponiamo delle opportunità diverse.

Pensate che colpo!

Sotto il Ponte D'Annunzio il recupero del mosaico romano

accanto alla vela del ponte Flaiano ben 40 metri dell'originale muraglia nascosta della piazzaforte.

Un possibile dialogo fra vecchio e nuovo.

Rigenerare memoria per restituire consapevolezza ai cittadini dell'importanza del passato

ore 22,15 Proiezione Docufilm “Pescara la città veloce” durata 20 minuti

Lo spaccato di storia cittadina, scelto per il Festival “Il Fiume e la Memoria 2017” come traino del dibattito, è ambientato negli anni Settanta, anni in cui la città è stata protagonista di una irripetibile stagione creativa.

La tematica cittadina si sviluppa attraverso la proiezione di un docufilm la cui sintesi finale è allarmante.

E'un esempio di come una storia del passato sia in grado di innescare un dialogo sul futuro.

Il mancato rispetto del monito, lanciato da Enzo Fimiani a fine film, diventa vaticinio del traballante presente che stiamo vivendo.

“PESCARA ha una lunga storia alle spalle, ma se essa vorrà assicurarsi un futuro di città, con una propria identità e con un senso civico più profondo dovrà imparare non solo a capire e a ripensare la propria storia, ma anche a recuperare un rapporto più armonico con l'ambiente naturale ed il territorio entro cui è nata e vissuta”

La tutela di quel che abbiamo inizia dal recupero del passato e prosegue con sua la diffusione.

Il Circolo ha scelto per l'evento un luogo pregno di storia cittadina .

Nello spazio. ancor prima chiamato San Giacomo e poi Piazza del Panificio, conosciuto ora come Largo dei Frentani, si sono sviluppate vicende importanti.

Qui insiste tutt'oggi il Palazzo Brina, l'edificio di governo della piazzaforte, quasi sicuramente sede attiva dei consolati austriaco, inglese e turco, emblemi della rilevanza del territorio e del suo privilegio in quella parte d'Italia legata alla grandezza atlantica della Spagna.

Comunicare ai presenti questa parte della città costituisce viatico utile per far comprendere quanto non facciamo e le opportunità perse.

Di qui l'invito a percorrere Via Bastioni nell'apparenza in cui si mostra ora.

Una strada stretta, comune, piena di vetture in sosta, esercizi indistinti, un banale tragitto privo di particolari curiosità attrattive.

Ma se solo si facesse lo stesso tragitto in un atto di doverosa consapevolezza, potendo pensare alla insita storia di questa parte della città, l'ottica cambierebbe.

Foto Arco di Porta Nuova. La nuova porta è stata abbattuta ma l'appendice stranamente resta

Qui si potrebbe passeggiare pensando di percorrere l'antico tratto urbano della Claudia Valeria, o se volete il tratto viario che nella più recente epoca ha congiunto i bastioni del lato sud della piazzaforte con le sue antiche chiese, con i suoi conventi.

Se solo lo si facesse con l'impiego di uno dei recenti applicativi, capaci di generare architetture virtuali di un tempo, il viaggio banale diverrebbe d'improvviso affascinante. Il percorso diverrebbe multisensoriale, ipertestuale ed interattivo coinvolgendo il visitatore in un dialogo partecipativo.

La città modulerebbe meglio la propria identità e la propria unicità, mostrando una singolarità propria e suscitando curiosità.

La riappropiazione di una identità ingenererebbe virtuosi stimoli di idee e di economie.

Qui potremmo ritrovare noi stessi.

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