L'idea di fondere i tre Comuni più popolosi della provincia di Pescara per creare un unico grande centro metropolitano sta degenerando nel dibattito sulla titolarità del capoluogo di regione. Questa pretestuosa polemica politica purtroppo elimina ogni speranza di intavolare un dibattito serio su costi e benefici di una eventuale "Grande Pescara" che incorpori Montesilvano e Spoltore. Il referendum consultivo proposto in occasione delle ultime elezioni amministrative non può essere considerato rappresentativo della volontà popolare, perché nessun cittadino è andato a votare su questo tema con la piena consapevolezza che richiede l'assunzione di una scelta così importante, non essendo stato mai affrontato un confronto pubblico che chiarisse ai pescaresi le ragioni a favore della fusione e quelle contrarie.
La "Grande Pescara" altro non sarebbe che una fusione per incorporazione, che relegherebbe i comuni di Montesilvano e Spoltore al ruolo di grandi periferie. Il rischio per i comuni incorporati sarebbe, dunque, quello di diventare il "Far West" della grande area metropolitana. Il processo di fusione, peraltro, non gioverebbe neanche alla stessa città di Pescara, che soffre di problemi annosi che non hanno visto uno spiraglio di soluzione perché mai affrontati adeguatamente e che hanno sperimentato un progressivo inesorabile peggioramento negli ultimi vent'anni.
La scarsa attenzione alla programmazione di una mobilità urbana sostenibile si manifesta in una qualità dell'aria che è tra le più scarse d'Italia, nel traffico cittadino ormai paragonabile a una metropoli cinese, nel servizio di trasporto pubblico locale insufficiente e inefficiente. In questi giorni ci troviamo anche a fronteggiare i periodici allagamenti, che andrebbero affrontati con interventi straordinari di pulizia e manutenzione delle strade e interventi strutturali di mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico. Questi problemi si collegano alla criticità irrisolta della qualità delle acque per via degli sversamenti delle fognature nel fiume, documentati da riprese video di numerosi cittadini. La risoluzione di questo problema richiede un intervento infrastrutturale che ridisegni il sistema di recupero delle acque separando quelle meteoriche dai reflui che necessitano di trattamento, ma su questa necessità non è mai stata posta l'attenzione che merita, forse perché richiederebbe tempi di realizzazione che sconfinano i mandati elettorali e pertanto non fanno gola ai pescatori di consensi. A questi problemi irrisolti e che non conosceranno di certo soluzione dopo l'ingigantimento proposto con la fusione, si aggiungono le legittime ambizioni di recupero della qualità della vita dei cittadini pescaresi, che passano attraverso interventi che sono antitetici all'ingrandimento, ma che anzi invocano un rimpicciolimento e un allargamento delle maglie del tessuto urbano. Le città italiane che vantano i più elevati indici di vivibilità , per qualità delle risorse ambientali, cura del verde, decoro urbano, mobilità sostenibili e indice di sportività , sono tutte sottodimensionate rispetto alle smanie di gigantismo dei "GrandePescaristi".
Invitiamo pertanto alla riflessione, al confronto pubblico, e a un dibattito che entri nel merito delle questioni, perché pensiamo che si debba avere il coraggio di tornare sui propri passi quando si commette un errore di valutazione. Le fusioni dei Comuni sono state promosse per quelle piccole realtà dell'entroterra che potrebbero fare squadra per cercare di sopravvivere allo spopolamento e alla marginalizzazione istituzionale. Una fusione di queste dimensioni, mai sperimentata prima in Italia, sortirebbe certamente l'effetto opposto, di creare eccessiva pressione su un centro costiero che ha conosciuto uno sviluppo demografico repentino e insostenibile, anche a causa dello spopolamento dei comuni dell'entroterra, dai quali le giovani coppie e non solo sono partite per stabilirsi nelle aree limitrofe la città di Pescara. Perseguire la strada della fusione vuol dire, in conclusione, danneggiare tutti. È un gioco a perdere in cui oggi viene tirata dentro anche L'Aquila, per alimentare le lotte di campanile sulla titolarità del capoluogo di regione. I problemi dei pescaresi e degli abruzzesi sono altri. La politica si occupi di risolvere quelli e non di crearne di nuovi.