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Centocinque anni fa nasceva Ennio Flaiano. L'omaggio al giornalista pescarese

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Centocinque anni fa, il 5 marzo 1910, nasceva a Pescara Ennio Flaiano uno dei più grandi scrittori del novecento non solo abruzzese, ma anche nazionale.

Flaiano, che conobbe anche il "Vate" Gabriele D'annunzio, fu un'artista poliedrico: giornalista, scrittore, critico e sceneggiatore.

Ultimo di 7 figli nacque da una famiglia non particolarmente agiata e passò la sua infanzia e giovinezza tra collegi e scuole, sparse tra Pescara,Chieti e le Marche. Frequentò scuole completamente diverse da quella che fu, poi, la sua attitudine. Dapprima frequentò il liceo artistico poi la facoltà di Architettua, dove però non completò gli studi. E' presto detto, la vocazione del giovane Flaiano, era ben altra.

All'inizio degli anni trenta, mentre divide una stanza in viale delle Milizie con il pittore Orfeo Tamburi e collabora come scenografo con Anton Giulio Bragaglia, conosce Mario Pannunzio, Telesio Interlandi, Leo Longanesi e altre firme del giornalismo italiano, iniziando a collaborare alle riviste L'Italia Letteraria, Omnibus, Oggi e Quadrivio. Dal 1933 al 1936, dopo un soggiorno a Pavia per frequentare la Scuola Ufficiali, partecipa alla Guerra d'Etiopia, dove parteciparono anche D'Annunzio e Acerbo.

Tornato a Roma, frequenta l'Antico Caffè Greco e le trattorie dove si incontra spesso con personaggi della vita letteraria e artistica romana quali Aldo Palazzeschi, Carlo Levi, Libero de Libero, Sandro Penna, Vitaliano Brancati, Vincenzo Cardarelli. Nel 1940 sposa Rosetta Rota, insegnante di matematica nata a Vigevano e zia di Giancarlo Rota.

Nel 1942 nasce la figlia Luisa, soprannominata Lelè, la quale all'età di otto mesi inizia a dare i primi segni di una gravissima forma di encefalopatia che comprometterà tragicamente la sua vita. Splendide pagine su questo drammatico evento si trovano ne La valigia delle Indie. 

Nel 1947 vince il primo Premio Strega con "Tempo di uccidere", appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia, scritto in appena tre mesi dietro espressa richiesta di Leo Longanesi.

All'attività di giornalista si dedica con la rubrica "Diario notturno". Il 5 novembre 1972 pubblica sul Corriere della Sera il suo ultimo articolo, a carattere autobiografico. Il 20 novembre dello stesso anno, mentre è in clinica per alcuni semplici accertamenti, viene colpito da un secondo, questa volta fatale, infarto. La figlia Lelè morirà nel 1992. La moglie Rosetta si è spenta alla fine del 2003. La famiglia è riunita nel cimitero di Maccarese, vicino Roma.

Tra le opere letterarie del flaiano ricordiamo: Diario notturno, Tempo di uccidere, Un marziano a Roma, La donna dell'armadio tra le più famose, ma ve ne sono moltissime. Tra le opere cineatografiche più famose, in cui è stato sceneggiatore citiamo: I Vitelloni, Vacanze romane, Le notti di Cabiria, Fortunella, La dolce vita e tanti altri.

A lui sono dedicate due opere a Pescara, il Teatro Auditorium Flaiano e il busto all'ingresso del centro storico e la sua casa natale. A Roma invece è dedicato a Flaiano, il Teatro Flaiano e la casa dove morì l'artista.

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