Arancia meccanica, è il romanzo che Anthony Burgess scrisse nel 1962, divenuto un cult grazie alla trasposizione cinematografica che ne fece Stanley Kubrick nel 1971.
A distanza di oltre cinquant'anni dalla sua stesura, ci si rende conto di quanto Burgess avesse saputo guardare oltre il suo tempo presagendo, attraverso la storia di Alex e dei suoi amici Drughi, una società sempre più incline al controllo delle coscienze e all'indottrinamento verso un "pensiero unico".
La messinscena di Gabriele Russo parte dall'adattamento drammaturgico che lo stesso Burgess fece del romanzo e rimane fedele alla volontà del testo originale di porre delle domande e di scuotere le coscienze. Sceglie di farlo attraverso un originale e raffinato racconto per immagini e suoni, dove le scene di Roberto Crea e le musiche di Marco Castoldi, in arte Morgan, sono parte integrante della narrazione, agiscono con gli attori, tasselli di un lavoro dall'estetica mozzafiato e dall'emotività dirompente. Un meccanismo perfetto, che riesce a incantare ma, al tempo stesso che spinge a una seria riflessione sulla libertà di scelta e sul vero significato della parola "libertà ".