Al Sea River club, il 23 maggio, l’Ammi Donne per la salute ha organizzato un incontro su un tema di grande attualità: il ruolo dell’intelligenza artificiale in sanità e medicina: vantaggi e limiti e rischi nella pratica clinica, nella ricerca e nella organizzazione dei servizi sanitari.
A presentare l’importante evento la Presidente Gemma Andreini che, dopo aver salutato i presenti e confermato l’importanza e l’attualità del tema dell’incontro, ha presentato la relatrice Stefania Costantini Professoressa ordinaria di Scienze dell’informazione Univaq. La prof. Costantini ha esordito chiedendo: “Quando è stata inventata l’intelligenza artificiale?”.
Il pensiero e la mente sono stati sempre di grande attualità in ogni secolo a partire dai greci che come Aristotele fu il primo a decidere di cercare di formalizzare le Leggi del pensiero come “io so di essere mortale perché applico il sillogismo aristotelico che mi dice che tutti gli uomini sono mortali e se io sono un uomo, un umano, sono anch'io mortale”.
Da allora la filosofia e la logica ne hanno sviluppati molti altri e molti studiosi, come il filosofo astronomo Raimondo Lullo, monaco dell'anno 1000, cominciarono a pensare di costruire macchine intelligenti. L'intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante da quando John McCarthy, informatico statunitense, fu l’inventore nel 1955 del termine intelligenza artificiale e il linguaggio Lisp per intendere una notizia fabbricata cioè che sembra vera ma che è stata creata ad arte.
John McCarthy vinse il Premio Turing nel 1971 per i suoi contributi nel campo dell'intelligenza artificiale con il suo celebre test propose una definizione pragmatica dell’intelligenza artificiale: se un essere umano non è in grado di distinguere tra un interlocutore umano e uno artificiale solo allora si può parlare di intelligenza.
L’intelligenza artificiale è oggi una componente onnipresente nella vita quotidiana. La mancanza di trasparenza in molti sistemi AI generano problemi di fiducia dei medici e dei pazienti e attribuzione della responsabilità.
L’AI è utilizzata nell’interpretazione delle immagini mediche, in radiologia e diagnostica per immagini, utilizzando reti neuronali profonde è in grado di identificare anomalie su TAC RM e radiografie offrendo supporto decisionale rapido ed accurato migliorando l’efficienza clinica.
Le tecnologie AI avanzate non sono però sempre accessibili con il rischio di nuove diseguaglianze sanitarie con conseguente necessità di inclusione nei sistemi sanitari globali.
I problemi e i limiti dell’utilizzazione dell’AI nella sanità sono la scarsità e frammentazione dei dati di addestramento, difficoltà di generalizzazione dei modelli su popolazioni diverse da quelle su cui sono stati addestrati e basi algoritmiche che possono generare disuguaglianza nelle diagnosi.
Ci sono poi i bias AI o bias dell’algoritmo che si riferiscono al verificarsi di risultati distorti causati da pregiudizi che alterano i dati con conseguente risultati distorti dannosi.
L’utilizzazione dell’AI nella medicina si deve basare sulla capacità degli studiosi e dei tecnici di usare un linguaggio univoco scientifico che non può subire i sentimenti e l’empatia verso il paziente, ma che devono rimanere a vantaggio del medico nel rapporto con il paziente stesso.
Interessante il secondo intervento, a cura del Dr. Simone Di Pietro, medico psichiatra e psicoterapeuta, che ha proposto una dimostrazione concreta di applicazione dell’intelligenza artificiale comunicando attraverso il proprio avatar dimostrando come sia possibile presenti anche a distanza grazie alle nuove tecnologie.
L’AMMI di Pescara, con questo interessante incontro, ha confermato l' impegno profuso nella promozione di iniziative culturali e scientifiche che possono contribuire ad avere consapevolezza sui temi della salute.