Pescaratutela e Fornace Caravaggio hanno organizzato la presentazione del libro di Diego De Carolis "Flaiano e la pubblica amministrazione", accompagnata dall'esposizione delle opere di Mimmo Sarchiapone, venerdì 24 ottobre. Ancora una volta Flaiano sollecita domande e curiosità per gli argomenti trattati nei suoi scritti e nei suoi aforismi.
Diego De Carolis, professore di diritto nell’ateneo teramano, ha presentato il suo testo dal titolo “Flaiano e la pubblica amministrazione (Vivere è diventato un esercizio burocratico)”. Il testo, sollecitato dalle osservazioni che Flaiano aveva fatto nel suo libro scritto al rientro in Italia dopo sei anni vissuti all’estero, fa un’analisi della pubblica amministrazione.
Flaiano, al suo ritorno in Italia, trova un’amministrazione non cambiata dopo il fascismo, ma, anzi, ancora, più burocratizzata. Assetto amministrativo che dopo la guerra non era cambiato tranne che per l’abolizione dei ministeri propriamente fascisti. Anche dopo la guerra veniva confermato lo schema di fondo dell’organizzazione dei ministeri. Con l’entrata in vigore della Costituzione l’organizzazione amministrativa non cambiò molto. Un’amministrazione incomprensibile per il cittadino utente che si contorce tra regole e regolamenti nonché leggi esplicative che ne impediscono ancor più la comprensione. Questa situazione, come poi ha detto Luciano D’Alfonso nel suo intervento, non è riuscita mai a diventare di facile lettura a volte anche per chi la gestisce.
Come diceva Flaiano, “In fondo un falegname è meglio di un professore universitario, perché lavora e pensa mentre lo fa”. Quindi, chi lavora nella pubblica amministrazione, non sempre conosce il motivo di alcuni regolamenti e li subisce. Chi paga per questo, però, è il cittadino travolto dalla burocrazia lunga e farraginosa. Leggi e regolamenti esplicativi, a volte, sono ancora più impantananti senza soluzione di continuità. Negli anni 50 erano stati costituiti molti Istituti ed Enti che pesavano notevolmente sul bilancio dello Stato ed erano gestiti da personale troppo spesso di nomina politica.
L’attenzione di Flaiano per la pubblica amministrazione, secondo De Carolis, è nata dalle vicissitudini anagrafiche dello scrittore, registrato alla nascita come “Enio, Vincenzo, Carlo, Antonino” e per tutta la vita "costretto a dimostrare che Enio Flaiano ed Ennio Flaiano sono la stessa persona". Perché è utile un libro che parla di come Flaiano ha fotografato la pubblica amministrazione?
Che cosa direbbe oggi Flaiano su quella modalità di coprire la trasparenza, non di consentire la trasparenza, di impedire la controllabilità della decisione? Quanto è importante l'irriverenza dell'ironia di Flaiano per capire come la pubblica amministrazione si umanizza? Perché offre una chiave di lettura illuminata in tutti gli aspetti che invece non vengono mai riconosciuti.
Flaiano aveva, quale acuto osservatore, percepito il problema di grande portata e, come ricorda l’autore del libro presentato, sembra ancora attualissimo l’aforisma di Flaiano: Vivere è diventato un esercizio burocratico o, ancora, I nomi collettivi servono a far confusione, Popolo, pubblico. Un bel giorno ti accorgi che siamo noi. Invece credevi che fossero gli altri.
Parole che possono riferirsi alle dinamiche che spesso si celano dietro la macchina amministrativa. La presentazione di De Carolis è stata arricchita dagli interventi dell’ing. Cavuti e dal giornalista Paolo Mastri. A far corona alla presentazione del libro la mostra di Mimmo Sarchiapone, artista incisore, che attraverso i suoi disegni fa rivivere un tempo lontano da molti sconosciuto.
La vecchia Pescara, con i suoi luoghi nascosti, dove Faiano è vissuto anche se per pochi anni, ma dove ritornava volentieri e dove si sentiva abruzzese e pescarese nell’anima. Ennio Flaiano, che scriveva per non essere "incluso", pensava e faceva tutto da "abruzzese", come scrisse in una lettera un anno prima della sua scomparsa: "Che cosa ho conservato di abruzzese? Debbo dire, ahimè, tutto...".