Il Lunedì del Delfino

Chi di speranza vive disperato muore

Fabio Rosica
16/11/2025
Sport
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Come avevamo ampiamente e, tutto sommato, facilmente previsto, il Delfino non avrà più in panchina Vivarini a partire dalla prossima trasferta di venerdì sera a Catanzaro. Abbiamo perso il conto, statistica che in fondo non ci interessa di tenere precisa, di quanti allenatori abbia avuto il Pescara da quando è iniziato il regno di Sebastiani, ma, per comodità, diciamo una media di due a stagione. Che significato possiamo dare a questo dato? Non uno solo, questo è certo, ma il più importante è sicuramente quello della totale assenza di programmazione tecnica. I campionati si susseguono uno dopo l’altro senza sinergie. Si cedono i migliori giocatori o, comunque, quelli che hanno un minimo di mercato e si raccattano quelli disponibili per lo più nelle ultime ore, prima della chiusura, quasi senza strategie o indicazioni rispetto alla costruzione di una Rosa equilibrata.

I tecnici vengono ingaggiati, non abbiamo ancora ben compreso se consapevoli o meno di chi avranno a che fare, nella speranza che riescano a imbastire un pranzo di nozze con quattro pietanze nel frigorifero. Non basta quindi essere bravi chef, quanto piuttosto sperare che i commensali si accontentino, perché, magari, nei ristoranti vicini cucinano anche peggio. Se poi, come lo scorso campionato, il cuoco possiede magari una sorta di bacchetta magica, allora il gioco è fatto e viva Sebastiani. Peccato che il più delle volte il banchetto risulti invece indigesto e i tifosi seduti al tavolo finiscono all’ospedale o, se va bene, a casa con lo stomaco vuoto. In questo caso la colpa non è mai di chi (non) ha fatto la spesa, ma sempre e solo di chi non ha saputo cucinare.

Quindi, eccoci qui, pronti a dare il benvenuto all’ennesimo cuoco, pardon, allenatore, a cui viene chiesto di fare i miracoli con il poco o nulla a disposizione. Nell’occasione è giunto tale Giorgio Gorgone, tecnico sconosciuto al grande pubblico, ma molto apprezzato dagli addetti ai lavori, soprattutto per l’impresa realizzata lo scorso campionato, il medesimo in cui militò il Delfino, che consistette nel salvare una Lucchese ormai priva di tutto, stipendi e mezzi per le trasferte inclusi. Un miracolo inutile nei fatti perché poi la società toscana, fallita, da quest’anno è stata costretta a ripartire dall’Eccellenza, ma che in qualche modo rimarrà negli annali del calcio minore come una bella storia di perseveranza e dedizione.

Al nuovo Mister, romano di nascita, il compito quindi di raccogliere i cocci del lavoro fin qui svolto da Vivarini, un tecnico forse troppo “signore” per riuscire ad adeguarsi agli standard di questa società. Non che Gorgone, beninteso, non lo sia, ci mancherebbe, ma ormai da queste parti per arrivare sani e salvi a fine stagione bisogna per forza trovare il modo di andare oltre il consueto, fra magie, alchimie, fortune e disgrazie altrui da mettere insieme in un perfetto mix alla “speriamo bene”. 

Molto si è detto circa le passioni filosofiche dell’ex biancazzurro, sì perché nel suo palmarès da calciatore vanta anche sedici presenze ed una rete con il Pescara, nel lontano 2004, il che, considerandolo un fine umanista, pur compresso nella sua indubbia capacità dimostrata con la Lucchese di riuscire a spremere un buon succo anche dalle rape, in teoria lo dovrebbe rendere poco digeribile a un uomo aritmetico e conta soldi come Daniele Sebastiani, ma vedrete che, se i risultati sul campo saranno positivi e fin che, eventualmente, cosa che ci auguriamo, dureranno così, i due andranno d’amore e d’accordo. Non appena le sconfitte diventeranno troppe, ecco che le basiche differenze di questa stranissima coppia, verranno tutte a galla, per un nuovo addio, propedeutico all’ennesima vittima sacrificale. 

Chi di speranza vive disperato muore, cita un vecchio proverbio che trasuda saggezza popolare e che i tifosi biancazzurri hanno ormai imparato a recitare a memoria, stagione dopo stagione, fin che morte, anzi no, scusate, Sebastiani non ci separi.

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