Il settore giovanile dovrebbe essere la fucina in cui crescere i talenti del domani. Questo è ben chiaro in paesi come Spagna, Francia e Olanda, meno sicuramente in Italia. Il risultato? I migliori giocatori si vanno a cercare fuori.
In questo contesto opera il talent scout, colui che ha l’arduo compito di scoprire un giovane talento prima degli altri. Basti pensare che dietro ad ogni giocatore diventato grande c’è quasi sempre una persona che lo ha individuato quando ancora pochi ne intuivano il valore.
È un lavoro che unisce intuito, esperienza e capacità di osservazione. Mai come in questo caso, i dettagli fanno davvero la differenza.
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Chi è e che cosa fa un talent scout
Il talent scout, o osservatore calcistico, è il professionista incaricato di identificare giocatori con potenziale, soprattutto nelle fasce giovanili. In primis, questa persona si reca a partite e tornei per analizzare determinati giocatori, a seconda di indicazioni precedenti o necessità. Qui studia i comportamenti in campo, fa valutazioni tecniche e caratteriali e poi stila report dettagliati per la società.
Ma attenzione: guardare una partita non basta. Il talent scout non è lì per fare lo spettatore, ma per osservare con un’attenzione particolare cercando indicatori ben precisi: dalla tecnica individuale alla coordinazione motoria, dall’intelligenza di gioco alle potenzialità fisiche, dal carattere alla leadership.
Inoltre, un buon osservatore valuta il giocatore all’interno del contesto in cui si esprime, e non si ferma al gol fatto, al bel lancio o alla corsa veloce. Questo significa capire se un giocatore domina perché è più maturo degli avversari o perché ha qualità superiori, se può mantenere lo stesso livello contro giocatori più grandi o più forti, ed anche ovviamente se le sue caratteristiche di gioco possono funzionare nella nuova società per cui lavora.
Il duro lavoro del talent scout
Il suo compito è proporre alla dirigenza profili interessanti che possano essere inseriti in un percorso di crescita all’interno del vivaio o della prima squadra. In realtà però c’è molto di più.
Il lavoro del talent scout è fatto di viaggi, tornei, tribune vuote e campi periferici. Gli osservatori assistono a decine di partite alla settimana, spesso in orari scomodi o condizioni difficili. Non si concentrano solo sui giocatori più evidenti: guardano tutti con attenzione, perché un talento nascosto può rivelarsi in ogni momento. Non è raro che grandi giocatori riescano ad emergere quasi per caso, solo perché un osservatore era presente in quel momento per visionare un compagno di squadra.
Ogni osservazione viene trasformata in un report tecnico che descrive i punti di forza, le aree di miglioramento e il potenziale di crescita del giovane analizzato. Sulla base di questi report, la società decide se approfondire la valutazione, convocare il ragazzo per un provino o inserirlo nel proprio settore giovanile. Il lavoro dello scout – fatto di statistiche, sensibilità calcistica ed intuito – è quindi solo il primo passo di un percorso molto più lungo.