Storie, personaggi, immagini ed emozioni d'altri tempi. Questa è la sensazione che si prova una volta entrati nella Farmacia Perbellini in V.le D'Annunzio 88 a Pescara Porta Nuova e ci si ritrova a parlare con Uranio Perbellini il più anziano farmacista della provincia di Pescara e memoria storica di una delle più antiche farmacie di Pescara.
Uranio, classe 1920, ancora oggi a 96 anni quotidianamente infila il suo camice bianco e dietro il bancone della farmacia lavora districandosi con maestria tra scaffali e computer, come se per lui il tempo non fosse mai passato.
Incontrarlo è un piacere per gli occhi e per il cuore e non può non comparire un sorriso sul viso nel momento in cui lo si ascolta raccontare la storia della Farmacia Perbellini. Una storia le cui radici affondano nei primi anni del 1900 quando Giuseppe Perbellini (detto Bepi) arrivò in Abruzzo dalla Germania per rispondere ad un annuncio di lavoro dello stabilimento chimico Bucco.
Giuseppe lavorò come chimico nello stabilimento della famiglia Bucco dal 1905 al 1927. Nel 1928 acquistò la farmacia dal dott. Michele Luise, farmacia che ai tempi si trovava a Piazza Garibaldi, accanto a Casa D'Annunzio. Durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti, la farmacia fu spostata su via D'Annunzio in un locale della famiglia Cipollone per poi trasferirsi di nuovo nel 1956 al civico 35 e poi definitivamente al civico 88 dove si trova ancora oggi.
Uranio, tra i 10 e i 13 anni, iniziò a frequentare la farmacia come garzone andando a prelevare i prodotti con cui poi venivano preparate le medicine che ai tempi venivano tutte prodotte nel laboratorio interno (quando entrerete nella farmacia alzate gli occhi, sugli scaffali è possibile vedere ancora tanti contenitori e boccette dell'epoca).
Come si preparavano i prodotti
C'erano sia i prodotti da banco, vendibili senza ricetta, sia i prodotti da vendere dietro presentazione della ricetta che venivano preparati al momento. Il paziente, dopo la visita dal medico, arrivava in farmacia con la ricetta nella quale c’erano scritte le quantità di prodotti da utilizzare per creare il medicinale.
Per lavorare utilizzavamo la bilancina micrometrica - racconta Uranio - e preparavamo le cosidette “cartine”, le dosi che il cliente poi doveva prendere. Spesso si preparavano 10, 20 cartine ma a volte mi è capitato di doverne preparare anche 100.
Ricordo che a Piazza Garibaldi c’era il mercato e mio padre faceva arrivare il marsala dalla Sicilia per fare il Marsala chinato. Durante il mercato ricordo che i contadini entravano e ne prendevano un bicchierino che li aiutava dando loro energia.
I collaboratori della Farmacia Perbellini
In piazza Garibaldi, negli anni 30 circa, c’erano:
- Un praticante Minuccio
- Un farmacista Pasquale Giovannucci (detto Pasqualone)
A Viale D’Annunzio c’erano:
- Rocco D’Urbano che fu mandato dai padri oblati a mia madre
- Cesarino Pelusi
- Maurizio Pizzacasa
- Sandro Meccia
Un po' di aneddoti
Il soldato tedesco e la bomba a mano: dopo i bombardamenti la farmacia fu distrutta e ci trasferimmo vicino casa in un locale della famiglia Cipollone in cui portammo dei medicinali; ovviamente non si trattava di farmacie come quelle odierne, c’erano quasi esclusivamente le medicine urgenti. Tra le varie cose c’era un barattolo di cioccolatini purgativi.
Un soldato tedesco li prese e li mangiò. Ovviamente il cioccolato fece il suo effetto ed il soldato, probabilmente per vendicarsi pensando che li avessimo messi lì di proposito, il giorno dopo gettò una bomba a mano nel locale distruggendo tutto. Fortunatamente all'interno in quel momento non c’era nessuno.
I turni in farmacia: Verso le 22, a fine lavoro, venivano Patucca (ex presidente della Provincia e della Cassa di Risparmio), Cascella (ex impiegato Ufficio Imposte) ed il Don Brandano (Abate di San Cetteo). Ci incontravamo e parlavamo di politica e pettegolezzi fino alle 2/3 di notte. La notte Cesarino Pelusi (una figura chiave della farmacia, un factotum molto affezionato alla famiglia Perbellini) andava a prendere la pizza dal fornaio Gaetano Mascino che lavorava di notte e la mangiavamo insieme.
I nomi dei miei fratelli: Mio padre amava la chimica e diede ai figli i nomi degli elementi chimici. Io mi chiamo Uranio, mio fratello si chiamava Glucinio (il nome inglese di Berillio) e l’altro Elio.
Ascoltando Uranio si riesce a fare un grande salto indietro nel tempo agli inizi del secolo scorso. Un tempo in cui la dimensione commerciale non aveva ancora fatto capolino, o quasi, nel mondo delle farmacie che erano un luogo in cui trovare consigli oltre che medicinali ed il farmacista era un consigliere e non un commesso.
Ricordi appartenenti ad una società diversa con valori diversi. Professionalità e artigianalità, cortesia e gentilezza. Valori e tradizioni che sono le fondamenta su cui è stata costruita la Farmacia Perbellini e si tramandano, ancora oggi, di generazione in generazione; Uranio li ha trasmessi al figlio Giuseppe il quale li ha trasmessi a suo figlio.
Oggi come ieri.
Ed è proprio grazie a questa 90ennale tradizione che ancora oggi, come allora, nel laboratorio della Farmacia Perbellini Giuseppe esperti farmacisti, nel pieno rispetto dei valori aziendali, preparano creme e medicinali da banco di libera vendita e sono sempre a disposizione di chi entra in farmacia in cerca di aiuto e consigli su quanto di più prezioso abbiamo: la salute.