Nonostante i nostri ripetuti interventi sul depuratore che non hanno avuto ad oggi alcuna risposta, e nonostante l’attivismo del Comune di Pescara e di Francavilla che si stanno battendo con ottimi risultati per l’operazione “mare pulito”, ci spiace constatare che l’attenzione alle acque superficiali che in questi giorni sta mobilitando associazioni ambientaliste e di categoria, forze politiche, ACA e la stessa Regione anche in vista della stagione estiva, non si riverberi sul degradato fiume Saline.
Se si pensa che da noi tutto vada bene, ci si sbaglia di grosso. Basta dare un’occhiata al fiume a valle del depuratore e già la sua colorazione è indicativa. Ricordiamo che il depuratore manca da anni del sistema di trattamento terziario per la riduzione dei solidi disciolti e delle sostanze nutrienti, causa principale dell'eutrofizzazione del corpo idrico. Infatti stando ai risultati dell’ultimo monitoraggio delle acque superficiali dell’Arta nelle due stazioni di campionamento, i dati non sono di certo confortanti, in particolar modo in riferimento alle cariche batteriche superiori ai limiti tabellari e i conseguenti indicatori di qualità biologica. Eppure sono circa 34 i milioni di euro previsti nel piano di efficientamento dei depuratori della Regione.
Avremmo gradito da tempo anche da parte dell’amministrazione di Montesilvano, la richiesta di un tavolo con i principali portatori d’interesse, a cominciare da Aca, Arta, Consorzio di Bonifica, Regione e Comuni interessati per intercettare risorse regionali volte all’ammodernamento dell’impianto di depurazione e alla divisione acque nere e bianche per il suo corretto funzionamento.
Avevamo colto con soddisfazione l’adesione al contratto di fiume, quale strumento di programmazione strategica e negoziata per la salvaguardia e riqualificazione fluviale del bacino, proposto dal Partito Democratico prima ancora che subisse un accelerazione (da tre a otto) grazie al lavoro che sta portando avanti il nostro Assessore regionale Pepe.
Tuttavia, se è pur vero che è stato sottoscritto a dicembre del 2014 un manifesto d’intenti tra alcuni sindaci del sottobacino, a più di un anno cosa ha comportato in termini di progettualità condivise? L’ambito fluviale del bacino ha diverse criticità già esaminate al tavolo tecnico tra enti, amministratori ed esperti del settore, promosso dal PD quasi tre anni fa - che vanno dalla necessità del flusso minimo vitale a monte, alla fragilità idrogeologica, dai fenomeni esondativi ed alluvionali a margine di piene, ai livelli di inquinamento in particolare gli alti livelli di carica batterica a valle del depuratore e il degrado in diversi tratti, tanto da essere classificato quale S.I.R. (ex S.I.N).
Dunque, ci saremmo aspettati che alla carta d’intenti fosse seguita l’attivazione di un concreto processo partecipativo non solo per l’identificazione delle ben note criticità, attraverso una caratterizzazione ambientale, territoriale e socio-economica, ma soprattutto la definizione di azioni condivise e di un documento strategico di programmazione integrata e multidisciplinare con un orizzonte temporale ben definito finalizzato al raggiungimento degli obiettivi della direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque). In questo modo avremmo potuto concorrere a risorse importanti disponibili nel FESR, in finanziaria, e nell’ambito dei bandi europei Horizon 2020 e Life 2014-2020.
È proprio il caso di dire: la classe non è acqua. E ancora una volta Maragno e la sua funambolica e multiforme maggioranza hanno purtroppo confermato un atteggiamento da ultimi della classe!