"La bonifica di Bussi, visti i tempi biblici con cui si stanno muovendo gli enti, consisterà nel distribuire tutti i veleni lungo il fiume e poi in mare? Oppure nei nostri corpi e in quelli di animali e piante?" questa è la domanda che è lecito porsi leggendo l'esposto che già a maggio scorso il Forum H2O aveva inviato a tutti gli enti e alle Procure, Corte dei Conti compresa. Aggiunge il Forum H2O "Ricordiamo che i responsabili della contaminazione devono pulire al di là della sussistenza di reati penali o meno ma gli Enti in questi anni paiono aver dimenticato di applicare il principio "Chi inquina paga" affidandosi solo alle risultanze del procedimento penale e tralasciando quello amministrativo e in particolare, cosa che appare pazzesco, l'individuazione del responsabile della contaminazione".
Nella dettagliata nota di maggio, di cui consigliamo caldamente la lettura integrale per la rilevanza della questione, anche sotto l'aspetto economico del valore degli interventi, pari a diverse centinaia di milioni di euro, il Forum H2O faceva il punto sullo stato della procedura di bonifica per le principali aree interessate dalla contaminazione conosciute, la discarica Tremonti, le discariche 2A e 2B e il Sito industriale. Per ciascuna di esse il Forum ha ripercorso la storia e lo stato dell'iter della procedura che, ricordiamo, prevede la messa in sicurezza di emergenza, la caratterizzazione, la redazione del Progetto di Bonifica e, di conseguenza, la sua successiva esecuzione.
Ricordiamo che il primo Piano di Caratterizzazione che evidenziava una pesante contaminazione del sito industriale di Bussi fu depositato da Solvay, che si dichiarò non responsabile dell'inquinamento, già nel 2004. In quel momento l'ente responsabile della procedura amministrativa era il Comune di Bussi.
Nel 2007 vengono sequestrate le discariche Tremonti e 2A e 2B.
Nel 2008 viene perimetrato il Sito Nazionale di Bonifica, comprendendo le aree di Bussi (discariche e sito industriale), quelle di Piano d'Orta dello stabilimento Montecatini e diversi siti lungo il Fiume Pescara coincidenti per larga parte con gli invasi Enel in cui potrebbero essersi fermati sedimenti inquinati (tra queste la diga di Alanno, che contiene circa 2 milioni di mc di sedimenti). La responsabilità del procedimento passa al Ministero dell'Ambiente, con alcuni siti affidati al Commissario di Governo Goio.
Per tutte le aree manca il Progetto di Bonifica e per molte addirittura non si è proceduto neanche con la caratterizzazione che è indispensabile per identificare gli inquinanti presenti e l'estensione della contaminazione al fine di predisporre il progetto di bonifica.
I pochissimi interventi di messa in sicurezza (copertura e palancolatura della Tremonti; impianto di trattamento delle acque di falda nel sito industriale) non sono risultati pienamente efficaci nel fermare la fuoriuscita delle sostanze pericolose dal sito che, quindi, migrano verso valle disperdendosi nell'ambiente.
A questo aggiungiamo che esiste una contaminazione diffusa, ad esempio quella del mercurio, che riguarda l'ambiente fluviale, con dati molto preoccupanti, peraltro per ora limitati alle analisi ARTA dei sedimenti del Tirino e della Foce del Pescara (a parte quelli più recenti relativi ai pesci di cui abbiamo parlato diffusamente). In questo senso la mancanza delle caratterizzazione degli invasi Enel e degli altri tratti fluviali è esiziale perché non permette di comprendere esattamente lo stato del fenomeno di contaminazione.
Nell'esposto il Forum richiama una corposa e univoca giurisprudenza che imporrebbe agli enti di procedere non solo sotto l'aspetto penale, come si è fatto (e, per quanto riguarda quello che sta emergendo su quel procedimento, stendiamo un velo pietoso in questa sede su ciò che ci appare poter definire come un vero e proprio verminaio), ma anche dal punto di vista amministrativo. Una volta individuato, il responsabile della contaminazione deve pulire, anche per quanto riguarda le contaminazioni cosiddette "storiche", al di là della rilevanza penale delle sue condotte e dell'eventuale accertamento di un danno. Questo vale per tutte le contaminazioni, comprese quelle che ora riguardano aree esterne al sito. Per far comprendere la rilevanza della questione facciamo notare che, a mero titolo di esempio, se si dimostrasse che il mercurio trovato nei sedimenti del Porto Canale di Pescara è riconducibile al sito di Bussi, il responsabile della contaminazione dovrebbe provvedere a pulire anche quelle aree. Per questo è deprimente che i comuni dell'asta del Pescara, capoluoghi compresi, siano sostanzialmente assenti nel procedimento amministrativo nonostante le conseguenze delle omissioni si ripercuotano sulle loro comunità e sui loro territori.
La cosa che appare letteralmente incredibile è che gli enti che si sono succeduti finora non hanno individuato dal punto di vista amministrativo il responsabile della contaminazione. Il Ministero dell'Ambiente in un goffo tentativo del 2013 riguardante le discariche Tremonti e 2A e 2B, è stato sonoramente bocciato dal Consiglio di Stato, a cui si era rivolta Edison, nel 2015 per la procedura non ortodossa seguita. Da allora non ci risulta che il Ministero abbia, in collaborazione con la Provincia, reiterato la procedura seguendo l'iter previsto dalla legge.
L'unica area per la quale la Provincia di Pescara, competente per legge, ha comunicato, dopo anni di insistenze da parte del Ministero, l'individuazione del responsabile della contaminazione storica e, quindi, delle opere di bonifica, è il sito di Piano d'Orta. Pare che Edison abbia subito proposto ricorso al TAR contro questo provvedimento. Questo fa comprendere che dilazionare l'identificazione del responsabile produce ritardi di anni, visto che poi di solito si finisce in liti giudiziarie che durano tantissimo tempo.
Se non si individua il responsabile della contaminazione anche dal punto di vista amministrativo non è possibile:
a)pretendere l'attuazione da parte del responsabile di tutti gli interventi di bonifica con i relativi costi;
b)agire spendendo denaro pubblico su aree private, in quanto, non potendo rivalersi in danno al proprietario inadempiente, si violerebbe il principio comunitario "Chi inquina paga".
Paradossalmente questo gioco al rinvio dell'accertamento delle responsabilità non fa altro che avvantaggiare il privato che intanto si ritrova a poter rimandare sine die l'onere economico e finanziario degli interventi. Poi, visto che stanno passando decenni, troverà paradossalmente un sito meno inquinato o aree dove è impossibile intervenire tecnicamente perché nel frattempo i contaminanti saranno dispersi nell'ambiente e nei corpi di fauna e flora.
Ovviamente il Forum H2O ha chiesto alle procure e alla Corte dei Conti di valutare l'operato dei funzionari a vario titolo coinvolti.