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Tagliamo le orecchie o tagliamo le chiome?

L'appello delle Associazioni

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C’è il modello Tranchant, ovvero ti capitozzo per bene perché tu non sai chi sono io;

c’è il modello Erode, capitozzalo da piccolo che elimini il problema alla radice;

poi c’è il modello Tamerice frustata, o meglio, taglio il tronco principale per lasciare alti i rami sottili in modo che si spezzino per bene quando arriva il vento;

per i più raffinati c’è il modello Scopino: un tocco elegante per la città vedere tutti gli scopini ordinati in fila, dà un senso di pulizia approfondita.

Ne abbiamo di tutti i gusti, i nostri, non di certo per gli alberi che vengono pericolosamente messi in cattiva salute fino alla morte.

Eppure c’è la Scienza. La verità scientifica.

Se dal parrucchiere o dal barbiere scappa una forbice e cade un pezzo di orecchio, vi sentireste rassicurati da un: non si preoccupi, ricrescerà più bello di prima?

No, perché sapete con certezza scientifica che l’orecchio non ricresce. La stessa evidenza scientifica dice che le potature così mal fatte, che da anni si perpetuano nella nostra Città, stanno devastando i nostri alberi, portandoli prima a marcire, poi a seccarsi, infine a cadere.

E Cittadini e Associazioni chiedono alla Città di fermarsi, visto che le manca la competenza scientifica e crede ancora che potare un albero sia un gioco superficiale e che le orecchie ricrescano più belle di prima.

Cosa dice la Scienza? Non tutte le specie arboree riformano nuovi rami ovvero “ributtano con polloni”. E i polloni non sono collegati ai tessuti di sostegno dell’albero, per questo sono soggetti a rompersi.

E’ senza fondamento la diceria che gli alberi più sono potati più sono sicuri.

E’ una brutta favola quella che narra che gli alberi hanno bisogno di essere potati, è solo una pratica umana funzionale agli obiettivi di produzione.

Potremmo spiegare le diverse tipologie di potatura: quelle di forma, di rimonda, produttiva, di contenimento… quella verde o invernale …Qualsiasi pratica di potatura dipende dallo scopo per cui si tagliano i rami.

Invece a Pescara non si applica nessun metodo, anzichè aiutare l’albero a crescere meglio in un ambiente urbano si è riusciti a seccare i viali di Quercus ilex, tra le specie di querce più resistenti.

A Pescara si taglia talmente tanta chioma che gli alberi spesso si seccano perché “collassano”, ovvero muoiono di fame, perché non potranno più fare fotosintesi sufficiente ad alimentare i diversi organi.

E i tagli diventano delle vie preferenziali d’ingresso per patogeni così che i rami marciscano.

Ci sarebbe tanto da dire, ragionare capire, conoscere. Si tratta di fare la manutenzione del verde urbano, che non significa potare ma sistemare le aiuole, i cordoli, innaffiare, irrigare, sarchiare, applicare le dovute “cure colturali”. Non è difficile.

Ma sperperare soldi pubblici mantenendo un’economia onerosa che alimenta il degrado urbano a danno della salubrità dell’intera comunità è incredibilmente più facile.

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