“L'assenza del comitato di gestione è stata quanto mai grave in occasione del devastante incendio del primo agosto 2021, quando è apparso chiaro la sua fragilità nel rimbalzo di competenze e responsabilità. Una serie di mancanze e di errori che porta fino a oggi, allo stato desolante di una sconfitta”. Così l'associazione ambientalista Radici in Comune, che ieri ha organizzato una protesta nell'area della pineta.
Dopo il rogo di ormai tre anni fa, ricorda Radici in Comune, la fondazione Alberitalia era stata incaricata di uno studio per la ripresa e aveva così “preparato le linee guide, che vengono accolte e utilizzate per la preparazione dell'appalto del disboscamento degli alberi morti”. Tuttavia “la mancanza di un controllo, nessun comitato di gestione, gli esperti volontari non coinvolti, portano al disastro finale: il cantiere iniziato nel 2023 ha esboscato sì i tronchi di pino morti, ma uccidendo la stessa ripresa naturale della Riserva: nessun rispetto delle giovani plantule. I letti di caduta dei tronchi non sono stati controllati per cercare di non schiacciare le plantule, e i cingolati entrati nell'area hanno poi portato all'ennesima falcidiazione dei giovani pini d'Aleppo, i nostri pini, il cui corredo genetico è fondamentale”.
Insomma, “è stato un vero esbosco. Uno scempio ambientale. Un disastro annunciato, direbbero gli esperti. L'amministrazione ha sbandierato come sempre i finanziamenti. Ma non i risultati: i tronchi sono distesi fuori e dentro la riserva in attesa di conferimento misterioso, visto che nessuno rispetta i CAM previsti come obbligatori dal relativo Decreto del 2020 e dal Codice degli appalti, dal 2016 al 2023; le plantule contate a una a una sia dagli esperti che dall'Università sparite dal controllo dei monitoraggi; le prescrizioni delle relazioni disattese, nessuno poteva entrare nel cantiere a controllare per motivi di sicurezza. Oggi vediamo il risultato finale di una rinnovazione interrotta e distrutta per incuria”, denuncia Radici in Comune.
Che poi conclude: “Oggi già si parla che la Fondazione Alberitalia porterà nuove plantule di Pino d'Aleppo, una notizia sbandierata come un successo, mentre la verità è l'ammissione di una clamorosa dichiarazione di sconfitta, l'ennesima, per il compito che ha un'amministrazione: cercare di tutelare il patrimonio della Riserva Regionale Pineta Dannunziana”.