Si svolgerà dal 20 al 27 ottobre presso la Sala d'Annunzio dell'Aurum l'evento "Sguardi di pace lungo la rotta Adriatica", mostre fotografiche e incontri per un'Europa di pace, che apre le porte alla tre giorni di convegno "La terra ci è data in prestito dai nostri figli" che si svolgerà sempre all'Aurum da domani, venerdì 21 ottobre a domenica 23, due eventi che uniscono Comune di Pescara (Europe Direct), Fondazione Alexander Langer e Rete abruzzese di Adopt Srebrenica. Al centro di tutto c'è l'impegno preso dalla municipalità e dalle associazioni con il progetto Progetto Adopt Srebrenica, che a un anno del ventennale del genocidio subito dalla città bosniaca, rilancia con due eventi di grande importanza per la costruzione della memoria e per aggiungere tasselli importanti alla rinascita della città colpita da quelle morti. Com'è noto, il progetto Adopt Srebrenica ha come capofila la Fondazione Alexander Langer di Bolzano e Tuzlanska, Amica di Tuzla.
Al progetto aderiscono molte associazioni da tutta Italia, quelle abruzzesi coinvolte dal 2007 nella rete di Adopt Srebrenica sono: Capofila Ass. Mila donnambiente, vari Comuni fra cui Cepagatti, Caramanico, Penne, oltre Pescara, Anci Abruzzo, Donne in Campo, Scienza Under 18, Emporio Primo Vere, Associazione Donne Vestine, Confluenza, Baobab, Olis , Arci Pescara, Facoltà di lingue.
Due i piani di riflessione della mostra: "Non dimenticare Srebrenica" di Luciano D'Angelo, firma pescarese della fotografia oltre confine autore degli scatti realizzati lo scorso anno in occasione dei 20 anni dal genocidio; "IO NON ODIO", di Andrea Rizza, fotografo italo croato, attuale co-responsabile del Progetto Adopt Srebrenica della Fondazione Langer, entrambi presenti alla presentazione.
"Pescara è vicina a Srebrenica e continua ad adottare il progetto di ricostruirne la memoria – così il sindaco Marco Alessandrini – Il titolo della mostra è emblematico, lanciamo sguardi di pace lungo la rotta Adriatica. Sono passati 21 anni dall'eccidio ed è importante coltivare riscatti perché non accada più e perché chi ha sofferto si risollevi".
"Un evento che abbiamo voluto e che continuiamo a far crescere in nome di una vicinanza sia di origini che umana – così l'assessore alle Politiche Europee e Cooperazione Laura Di Pietro – E' un evento che contiene storia e memoria e che sensibilizza chi vi prende parte, attraverso le immagini della mostra e il racconto dei sopravvissuti e di quanti vogliono andare avanti".
"Siamo nati per stare accanto alla gente e alla rinascita di Srebrenica – aggiunge Edvige Ricci, motore della rete e delle manifestazioni in Abruzzo – Una necessità , quella di manifestare questa vicinanza, legata al fatto che Srebrenica è una ferita ancora aperta e dolorante per tutti. La mostra apre all'umanità lo scenario di un futuro fatto di solidarietà e rispetto di diritti umani che 21 anni fa furono calpestati e violati".
Agli eventi partecipa un ospite speciale, si tratta di Zijo Ribic, unico sopravvissuto e testimone dei fatti e dell'azione per la costruzione della memoria dal genocidio a oggi. Zijo è quel ragazzino rom che, a 7 anni (21 anni fa) rimase solo ferito sotto i corpi dei familiari e dei componenti del suo villaggio tutti sterminati in un raid di miliziani serbi durante la guerra balcanica. Oggi testimonia la possibilità di farcela, con gli aiuti giusti – senza essere condannati ad un eterno passato, proprio evitando di predicare odio e vendetta, ma lavorando per la pace propria e quindi di tutti. Il suo IO NON ODIO è anche il titolo della mostra.
"Non posso dimenticare, ma ho perdonato. Il perdono è una scelta e se non si perdona si vive nell'odio, che porta solo a violenza, guerra e distruzione - dice Zijo Ribic, superstite della carneficina del 12 luglio 1992 a Scocic, in Bosnia - Continuo la mia battaglia per ottenere verità e giustizia. In primo grado gli autori del massacro sono stati condannati a 72 anni, ma in appello sono stati assolti e mentre mi chiedo come sia potuto accadere, aspetto che a novembre arrivi la sentenza definitiva ".
Con lui, Nina Delalic, una giovane da poco laureata che appartiene al gruppo numeroso della diaspora bosniaca in Italia. Oggi vive con la sua famiglia in Italia, si è laureata a Bologna, sta facendo tirocinio per divenire notaia: "Sono una "majellana" acquisita, Guardiagrele è il mio Paese – dice presentandosi – Qui in Abruzzo mi sento a casa, ma quello che abbiamo vissuto nella mia terra ci ha cambiato e ci rende orgogliosi della forza di quanto da lì stanno chiedendo giustizia e di non essere dimenticati.