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Calice di Toyo Ito di nuovo a Piazza salotto? Pescara Mi Piace non ci sta

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“Pensare di riportare il Calice di Toyo Ito, con quell’armatura d’acciaio che la imprigiona da sette anni per impedire che vada in frantumi, in piazza Salotto è oggi un’operazione nostalgica priva di buon senso e soprattutto dannosa. Al di là della netta contrarietà già espressa più volte dallo stesso autore del manufatto, l’architetto Toyo Ito, e della identica contrarietà espressa dai cittadini, è evidente che per quella struttura va individuata eventualmente una soluzione protetta, che risponda a dei minimi criteri di sicurezza, e in una zona diversa della città, pensando, ad esempio, a individuare uno spazio ad hoc all’interno della Città della Musica, o dentro l’aeroporto, o all’interno dell’Università ‘d’Annunzio’. Resta che ripristinare quel manufatto semidiroccato non porterà alcun vantaggio per la città, che anzi dovrebbe portare avanti con forza il procedimento per la richiesta di un risarcimento dei danni d’immagine causati proprio dal calice”.

È il commento dell’avvocato Berardino Fiorilli, promotore dell’associazione ‘Pescara – Mi piace’.

“Ricordando tutta la vicenda che ha riguardato lo sfortunato ‘calice’ di Toyo Ito è impossibile oggi non sobbalzare sulla sedia dinanzi alla paventata volontà del sindaco Alessandrini di riportarlo in piazza Salotto – ha sostenuto l’avvocato Fiorilli -. Forse l’attuale sindaco, per colpa di una nuova disfunzione funzionale, ha già dimenticato che la realizzazione del calice è costata alla città oltre 1 milione di euro, pagato da mecenati privati, compreso il cementificio di Pescara, che si era così garantito la permanenza in città per i successivi vent’anni. E forse dimentica i costi sostenuti dalla città per imbracare il calice dopo la sua rottura improvvisa, oltre che la derisione internazionale per aver costruito un’opera d’arte, tanto pubblicizzata, e miseramente crollata dopo appena 64 giorni dalla sua installazione. E il sindaco Alessandrini ha già dimenticato i 40mila euro spesi dalla città per riportare a Pomezia il calice, e soprattutto i costi di quelle cause giudiziarie, in cui il Comune è parte attiva, esplose dopo la rottura del calice. Il sindaco evidentemente ha la memoria corta, ha già dimenticato tutto, ma la città no. Tanto che gli stessi cittadini, partecipando a un sondaggio nel dicembre 2013, hanno chiaramente espresso la propria contrarietà a un eventuale ritorno del calice in piazza Salotto, una contrarietà che evidentemente la giunta Alessandrini intende calpestare, per l’ennesima volta, in nome di una scellerata operazione nostalgia che certamente non nasce sotto i migliori auspici, considerate le ultime vicende dell’esecutivo. Peraltro non si comprende quale sia il pregio di un parallelepipedo imbracato in un’armatura d’acciaio imposto nella piazza principale di Pescara.

Piuttosto – ha proseguito l’avvocato Fiorilli – l’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ ritiene sia più opportuno chiudere in modo definitivo il capitolo inerente il calice, pretendendo un risarcimento danni per la tutela dell’immagine della città, risarcimento che potrà poi eventualmente essere reinvestito sul territorio. Se proprio fossimo costretti a riprenderci il cubo magico, è invece evidente, come già è emerso nel corso dei vari incontri svolti dalla precedente amministrazione alla presenza di esperti e tecnici, che per quel calice va trovata una sistemazione coperta e protetta dall’azione degli agenti atmosferici, proprio per garantire la sicurezza degli utenti. In questo caso si potrebbero individuare ipotesi alternative, come uno spazio dentro la Città della Musica, che ha aree sufficientemente alte per accogliere la struttura, o nell’atrio dell’aeroporto di Pescara, o dentro la stessa Università ‘d’Annunzio’, due strutture, queste ultime, che al pari di quanto accade nel resto d’Europa, potrebbero accogliere opere d’arte permanenti. Inutile, in tal senso, ricercare il consenso dell’architetto Toyo Ito che, dal canto suo, si è già espresso, attraverso lettere ufficiali, che fanno parte del carteggio e del fascicolo giudiziario, contro la nuova esposizione al pubblico del calice, ritenendola dannosa per la sua stessa immagine di Archistar, e di fatto esponendo la città a una richiesta di danni da parte dello stesso Toyo Ito”.

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