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Sciopero o dignità?

Il 17 novembre io non sciopero. Anzi, contro-protesto.

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Passano gli anni ma il vento soffia sempre allo stesso modo: bugie, finte battaglie, conti mai aperti.

In una realtà grigia, dove solo alcuni riescono a vedere i fatti reali, riuscite a prevalere tramite urla illusorie di alcuni speranzosi.

Tutte le belle cose che avete detto e ribadito per anni, le avete bruciate come un ceppo nel camino durante le fredde giornate invernali.
In pochi giorni siete riusciti a fare qualcosa di unico: avete dichiarato guerra aperta ad un partito, ma per il gusto di apparire e, grazie ad alcuni contentini, avete deciso di andarci a braccetto per un po' di tempo, perché l'occasione era troppo ghiotta per lasciar loro la strada spianata, per poi scendere in piazza contro di loro nemmeno 48 ore dopo.

Avete deciso di non perdere una battaglia, ma a quale prezzo? La dignità. Una battaglia si può perdere, poiché numerose sono le opportunità che la vita presenta nel corso degli anni, ma la dignità è sempre e solo una, ed una volta che essa viene perduta si è bollati per il resto dei giorni.

L'unica fortuna vostra può essere che questo "piccolo" particolare sia sfuggito agli occhi delle masse, ma sicuramente non è sfuggito a quello degli attenti, poiché è da quest'ultimo punto di vista che partono i più grandi ideali. Ma in un piazza piena di gente vuota, ai quali viene insegnato solo ad urlare, le false dottrine vengono prese più con spirito poiché costoro non hanno bisogno di sapere per cosa si combatte. Eppure, noi "eretici" sappiamo vedere le cose come stanno, ma veniamo catalogati come membri infimi della società.

Per tutto ciò, io non sciopero, poiché non ritengo giusto ciò che si sta facendo. Preferisco ottenere una sconfitta con dignità e lealtà, piuttosto che divenire un traditore delle mie stesse idee per salire su un carro bestiame dei vincitori. Rinnegare ideali per qualche consenso in più è la peggior truffa intellettuale che si possa fare.

Con affetto.

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