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La Giornata della Memoria all'Ipssar De Cecco con lo storico Marco Patricelli

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“La Shoah è stata semplicemente il frutto della ‘cultura del male’, il voler sterminare un’intera società, intere generazioni, per pura follia. Ecco perché è importante far conoscere ai giovani il senso del ‘bene’, da perseguire sempre e a ogni costo, con la volontà e l’azione, con il pensiero e con atti concreti, affinchè una simile tragedia non si ripeta mai più, e non solo nel nostro Paese, ma ovunque nel mondo”.

Lo ha detto la Dirigente scolastica dell’Istituto Alberghiero ‘De Cecco’ di Pescara, Alessandra Di Pietro, rivolgendosi agli studenti nel giorno della celebrazione della ‘Giornata della Memoria’, svoltasi alla presenza del giornalista e storico Marco Patricelli e degli studenti delle classi quinte, coordinati dalle docenti Caterina Pozzi, Doriana Ceccomancini e Rosa De Fabritiis.

“Abbiamo voluto con forza organizzare la giornata odierna, non per un puro esercizio di retorica – ha sottolineato la Dirigente Di Pietro -, ma perché rendere omaggio alle migliaia di vittime della follia dei campi di concentramento, non disperdere il loro ricordo, continuare a parlare della loro esistenza bruciata prematuramente, vittime di un’assurdità, è, a nostro giudizio, il modo migliore per onorare la loro memoria, la loro stessa vita. Parliamo di uomini, donne, bambini, anziani, che fino a pochi giorni prima della promulgazione delle leggi razziali erano persone comuni, che studiavano, giocavano, lavoravano, progettavano il loro futuro.

Dall’oggi al domani si sono ritrovati estranei nella loro casa, prima con la libertà ridotta al lumicino, poi addirittura deportati, rinchiusi nei campi di sterminio, uccisi, e tutto questo senza avere neanche il tempo di capirne le ragioni. La loro colpa era improvvisamente solo quella di essere nati, una logica inaccettabile e inconcepibile che deve farci pensare e riflettere ogni giorno. Ecco perché memoria e storia sono due risorse fondamentali per l’umanità, perché ci forniscono la chiave di lettura del presente.

Ma il 27 gennaio non è solo il giorno in cui, abbattendo i cancelli di Auschwitz, il mondo intero ha dovuto fare i conti con il proprio lato oscuro, con la propria coscienza e con la consapevolezza di quanto male l’uomo possa produrre nei confronti del proprio fratello. Il 27 gennaio è anche il giorno di un’umanità ritrovata, ricordando i nomi e la figura di quei ‘Giusti’ che non si voltarono dall’altra parte e che dimostrarono che l’eroismo è sempre possibile. E allora il senso ultimo della giornata odierna è che dobbiamo partecipare al Bene, volendo e agendo in tal senso”.

Ad affrontare l’aspetto storico e letterario della giornata è stato il giornalista Marco Patricelli che, dinanzi a una platea silenziosa, ha ripercorso le ragioni economiche, culturali e sociali dell’antisemitismo, illustrando ai ragazzi la vera storia dei Protocolli di Sion, quindi le leggi razziali in Italia e in Europa, e, infine, la logica della cultura del male contrapposta alla ‘banalità’ del male.

“I nostri studenti – ha detto la Dirigente Di Pietro – hanno tempestato di domande lo storico Patricelli, una presenza autorevole che abbiamo voluto con noi in virtù della sua esperienza e delle sue ricerche in ambito internazionale sul tema della Seconda Guerra Mondiale, ricerche che spesso gli hanno permesso anche di ribaltare verità che apparivano consolidate. Il dottor Patricelli ci ha aiutato a dare un taglio concreto e immediato al racconto di quegli eventi, per farne capire anche l’attualità a nostri giovani, che si trovano a vivere in una realtà sicuramente diversa, ma che pure presenta spesso delle pericolose affinità da riconoscere e contrastare”.

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