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Protesta dipendenti Attiva, il coordinatore Cerolini: "Bisogna intervenire con contributi sociali"

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“La protesta civile, ma accorata, delle 65 famiglie degli ormai ex precari della Attiva è una manifestazione drammatica che forse non ha precedenti a Pescara e che, dopo oltre un mese, richiede l’adozione di misure di intervento sociale straordinarie da parte dell’assente sindaco Alessandrini. Domani, durante la seduta straordinaria del Consiglio comunale, ci aspettiamo che il sindaco Alessandrini si presenti in aula con proposte chiare, concrete e immediatamente attuabili per garantire il rapido riassorbimento di quelle unità lavorative, e soprattutto per assicurare loro un supporto reale per sopperire all’assenza attuale dello stipendio, ovvero attivando, come ha richiesto Forza Italia, una linea di Pronto Intervento Sociale dedicata a quelle famiglie, per sostenerle in un momento di grave difficoltà, attivando subito un censimento delle necessità più immediate di quei nuclei, come la spesa familiare, le spese scolastiche, il trasporto pubblico gratuito per gli eventuali minori a carico, al fine di non aggravare il fenomeno di emarginazione inevitabile a fronte della crisi economica improvvisa che stanno fronteggiando in seguito alla perdita del posto di lavoro. Nel frattempo di nuovo chiediamo che il sindaco lasci la porta del Comune aperta di notte e nei giorni festivi, come la domenica, per tutta la durata della protesta, per consentire a quei padri di famiglia di usufruire di un riparo sicuro nelle ore notturne più fredde e comunque di portare avanti la propria protesta nelle forme democratiche e civili che stanno garantendo”.

Lo ha detto il Coordinatore cittadino di Forza Italia Guido Cerolini in riferimento alla seduta straordinaria del Consiglio comunale prevista per domani pomeriggio sulla vicenda degli ex interinali di Attiva.

“E’ trascorso più di un mese – ha ricordato il Coordinatore Cerolini – da quando le 65 famiglie degli ex precari di Attiva si sono accampate sotto il Palazzo comunale per manifestare la propria disperazione per la perdita di quel posto di lavoro che per molti era l’unica fonte di reddito. Famiglie giovani, con minori a carico o comunque figli disoccupati, per i quali Attiva era l’unica ancora di salvezza. Da 36 giorni quei lavoratori stanno manifestando la propria rabbia per non poter più dare di che vivere ai propri figli e quel dolore merita rispetto e attenzione dalle Istituzioni, non merita l’indifferenza di un sindaco e di assessori che usano ingressi secondari per accedere ai propri uffici, pur di non incontrare lo sguardo di quegli uomini, donne e bambini. Spetta all’amministrazione comunale risolvere un pasticcio generato dalla stessa amministrazione che oggi non può limitarsi a fare spallucce e a dire ‘non possiamo farci nulla’. Compito del sindaco è quello di individuare la soluzione a un problema drammatico e non lasciare che la ferita s’incancrenisca e degeneri. E domani ci aspettiamo di sentire dal primo cittadino l’elenco delle azioni che ha intenzione di attuare, non certo nuove lettere alla Corte dei Conti, o ai vari Ministeri, ma l’adozione di iniziative concrete che permettano di riassorbire già da domani quelle unità professionali. Nel frattempo vanno adottate subito misure sociali straordinarie per garantire un valido supporto immediato ai 65 ex precari e alle loro famiglie: attraverso il capitolo di bilancio del Pronto Intervento Sociale, l’assessore delegato Diodati, deve dare mandato ai propri uffici di attivare una linea dedicata alle 65 famiglie di cui conosciamo il dramma e la disperazione. Gli operatori comunali devono effettuare un censimento sociale per conoscere le condizioni di ciascun lavoratore al fine mettere in atto programmi di sostegno personalizzati, garantendo, a fronte di una situazione economica complessiva profondamente mutata rispetto ad appena due mesi fa, aiuti per la spesa familiare, le spese scolastiche, o l’utilizzo agevolato dei mezzi di trasporto pubblico, l’acquisto di medicinali e il pagamento delle bollette, che continuano ad arrivare nelle case anche quando si perde il lavoro.

Il sindaco Alessandrini – ha aggiunto il Coordinatore Cerolini – non può stare immobile in attesa che quei lavoratori si rivolgano ai Servizi sociali, molti non lo faranno per vergogna. E’ dunque il Comune che deve tendere loro la mano attivando tutti gli strumenti disponibili per il contrasto dell’emarginazione sociale ed impedire che quei 65 lavoratori vadano a ingrossare l’esercito dei ‘nuovi poveri’. Nel frattempo il sindaco Alessandrini dia esempio di umana solidarietà, quella che sino a oggi è mancata: dia disposizioni affinchè il portone del Palazzo comunale resti aperto di notte e di domenica, per consentire a quei 65 precari che stanno civilmente protestando di poter usufruire dei servizi, all’occorrenza, o comunque possano trovare un rifugio sicuro e al caldo, predisponendo, se necessario, anche un controllo notturno di un presidio fisso della Polizia municipale a protezione dei lavoratori stessi”.

 

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