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Il viaggio nella memoria: Anna di Fresco racconta la guerra con gli occhi di una bambina di 9 anni

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Una persona speciale pende la parola in un giorno particolare: oggi 8 marzo, "Festa della donna" è sembrato bello concedere la parola a Anna Di Fresco. La signora Anna, è nata a Pescara nel 1934, e ha conseguito la licenza elementare. Nelle righe che verranno proposte, racconta la sua testimonianza da prigioniera di guerra e sfollata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale che hanno colpito Pescara il 31 agosto e il 12 settembre del 1943.

Era una calda mattina d'estate. La nosta famiglia camminava per le strade di Pescara, dichiarata città da bombardare. Io avevo in mano una bambola, il mio unico ricordo di un'infanzia felice fino a pochi istanti prima; i miei due fratelli camminavano in silenzio.

A poca distanza vedevo le persone che fuggivano: un parapiglia generale. Avevo 9 anni: ero magra come tutte le ragazzine in tempo di guerra.

“Anna, fatti forza. Scapperemo sani e salvi”, diceva mia madre. In quell’istante una camionetta di tedeschi accellera e accerchia la mia famiglia. Le risate cattive e crudeli dei soldati risuonavano nell’atmosfera ovattata. Inorridita  piangevo e maledicevo la guerra e i tedeschi. Proprio in quel momento dal camion è sceso un ufficiale che ci intimava di seguirlo.

Ci guardava senza dire una parola, per un lasso di tempo infinito ci ha scrutati. Da lì ha inizio il nostro viaggio verso Lanciano, dove ad attenderci c'era il campo di concentramento, in cui tuttavia siamo rimasti pochi mesi. I tedeschi erano ubriachi e con la scusa di "divertirsi" violentavano molte giovani ragazze e donne, i peggiori soprusi venivano commessi sul genere femminile. Noi siam fuggiti durante l'appello generale, mentre c'era confusione per i nuovi arrivi e ci siamo rifugiati all'interno di una vecchia pescheria dismessa.

In seguito siamo stati nuovamente catturati e condotti nel lager di Termoli, dove siamo rimasti per 2 anni, fortunatamente nè io nè nessun membro della mia famiglia abbiamo subito violenze. La realtà che ci circondava era spaventosa, tedeschi che requisivano case e averi con la scusa di "essere i nuovi padroni", trattamenti disumani, stenti, paura, l'inferno della guerra era scesa su tutta l'Italia. Con l'arrivo degli alleati nella primavera del 1945, tutti i prigionieri erano stati ricondotti nelle loro città di appartenza. Tutta la violenza subita, l'orrore, le barbarie non devono ripetersi più, non si può scatenare una guerra per il potere economico e gli interessi politici. Tuttavia il mio rammarico è vedere che, molte donne oggi giorno vengono ancora maltrattate dai loro compagni e mariti, alcune vengono talmente percosse da essere ridotte in fin di vita o peggio ancora uccise. 

La storia insegna che la violenza non è mai una soluzione.

 

 

 

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