“Per almeno quattro giorni consecutivi, dalle 6.40 del 15 luglio alle 8.15 del 19 luglio, parte delle acque reflue della città di Pescara sono state sversate direttamente nel fiume e nel mare, anziché essere convogliate nel depuratore, in quanto i carichi erano ‘superiori’ alla portata dell’impianto stesso. Oggi ne abbiamo la certezza, dopo aver ricevuto e letto le relative comunicazioni intercorse tra il Gruppo Di Vincenzo, che gestisce il depuratore, con la Provincia di Pescara, con il sindaco Alessandrini, l’Aca e l’Arta. Ciò che non sappiamo è la quantità di reflui finiti in mare per quattro giorni, una quantità che non osiamo neanche pronunciare, e sulla quale va fatta chiarezza. Ma soprattutto, tale situazione impone l’adozione di severe misure di tutela nei confronti dei cittadini, ovvero impone l’esecuzione immediata di una serie ripetuta di campionamenti straordinari del nostro mare da parte dell’Arta, da svolgere per almeno una settimana consecutiva, per avere la certezza che il mare sia balneabile, e non può il vicesindaco semplicisticamente decidere di riaprire ai bagni dopo 48 ore dall’ultimo sversamento, quindi già domani, senza alcun pezzo di carta che certifichi la qualità di quelle acque. Rimuovere oggi quei divieti è semplicemente e amministrativamente irresponsabile, ma soprattutto il sindaco Alessandrini, primo tutore della salute dei cittadini, si assumerebbe di nuovo una responsabilità grave. L’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ chiede dunque, di nuovo, l’esecuzione di quei prelievi per dare certezze ai fruitori e agli imprenditori del nostro litorale”.
A lanciare l’allarme sono stati stamane l’avvocato Berardino Fiorilli e Armando Foschi, dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’.
“Dopo quanto accaduto nell’estate 2015 il tempo delle leggerezze e della superficialità va considerato definitivamente concluso, soprattutto sul fronte della balneazione – hanno sottolineato l’avvocato Fiorilli e Foschi -. Negli ultimi giorni il nostro mare è stato di nuovo messo a dura prova e ora occorrono certezze. Il nubifragio del 15 luglio non è stato indolore per Pescara e oggi ne abbiamo la sicurezza: abbiamo infatti ricevuto le comunicazioni via mail-pec inviate da venerdì scorso, 15 luglio, e sino a ieri mattina, con cui la Di Vincenzo, che gestisce il depuratore di via Raiale, ha allertato il sindaco Alessandrini, la Provincia di Pescara, l’Aca e l’Arta che alle 6.40 del 15 luglio ‘a seguito di portata addotta all’impianto di depurazione di Pescara superiore ai limiti progettuali, causati da sopravvenuti eventi meteorici, la quantità di reflui in ingresso all’impianto eccedente è stata deviata alla vasca di disinfezione con l’attivazione dei bypass posti a valle dei pretrattamenti’, tradotto i reflui in eccedenza non sono stati trattati nel depuratore, come prevedono le norme ambientali, e sono finiti direttamente nel fiume. Nello specifico ‘le portate rilevate allo scarico all’atto dell’applicazione della procedura – si legge ancora nella nota – erano superiori a 5mila metri cubi all’ora’.
Da quel momento è scattata l’emergenza, che è andata avanti nelle giornate del 15, 16, 17 e 18 luglio, tutte puntualmente confermate dalle relative comunicazioni della Di Vincenzo, quindi per quattro giorni è sicuro che una parte consistente dei liquami di Pescara non sono andati al depuratore, ma si sono sversati nel fiume, quindi nel mare, senza essere, appunto, depurati. Ciononostante già nei giorni scorsi il vicesindaco Del Vecchio ha rimosso il divieto di balneazione a Fosso Vallelunga, e onestamente non comprendiamo sulla base di quali prelievi ed analisi abbia adottato un simile provvedimento. Poi arriviamo alla giornata di ieri, martedì 19 luglio, quando la Di Vincenzo ha di nuovo scritto agli stessi Enti comunicando che ‘cessate le portate in ingresso eccedenti la capacità di trattamento dell’impianto, l’utilizzo del bypass è terminato alle ore 8.15 del 19 luglio, e sono state ripristinate le condizioni normali di funzionamento dell’impianto, con una portata di 3.571 metri cubi all’ora’. Ma, ed è cosa grave, nella stessa nota, la Di Vincenzo ha ulteriormente precisato e ricordato che ‘sia prima (prima mattinata del 15 luglio) che durante l’applicazione della procedura di by-pass, in particolare nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 luglio, si sono avuti valori di portata addotta in impianto tali da causare la temporanea fuoriuscita del liquame dal manufatto di ingresso del depuratore’.
Al momento – hanno proseguito l’avvocato Fiorilli e Foschi – non abbiamo idea dell’entità degli sversamenti, ovvero di quanti reflui siano finiti direttamente nel mare e nel fiume senza trattamento, ma di sicuro sappiamo che tale procedura è andata avanti per quattro giorni consecutivi, e non è poco. Tutto questo rende amministrativamente obbligatorio e moralmente doveroso, oltre che normativamente previsto, utilizzare ogni precauzione possibile prima di lanciare il cessato allarme da parte del Comune e rimuovere i divieti di balneazione vigente.
Ovvero la nostra Associazione chiede esplicitamente al sindaco Alessandrini di bloccare la rimozione dei divieti fino a quando l’Arta non avrà eseguito, rendendo noti i risultati, nuovi campionamenti straordinari sulle nostre acque del mare, esami che almeno dovranno andare avanti per una settimana, per avere la certezza della balneabilità del mare. Non crediamo che, dopo quanto accaduto con l’ordinanza fantasma del luglio 2015, il sindaco Alessandrini e i dirigenti del Comune abbiano realmente il coraggio di assumersi la responsabilità di consentire alla gente di entrare nel mare sulla base di non si sa bene quale intuizione, ovvero solo perché per il vicesindaco dopo 48 ore dagli ultimi sversamenti il mare tornerebbe, a suo dire, balneabile. Noi ne vogliamo la prova, pronti, in caso contrario, a chiedere l’intervento di altre Istituzioni”.
“Nel frattempo – ha puntualizzato Foschi – riteniamo anche assurdo che gli sversamenti dei reflui in eccedenza nel fiume e nel mare siano andati avanti per quattro giorni consecutivi, visto che, ad eccezione del nubifragio del venerdì 15, non c’è stata pioggia né il 16, né il 17, né il 18 né all’alba del 19 luglio. Dunque perché, passata la tempesta, il nostro depuratore ha continuato a funzionare a mezzo servizio? E su questo domani depositerò alla Procura della Repubblica una richiesta di accertamento quale integrazione al primo esposto già presentato nel merito lo scorso 27 maggio, allegando anche le lettere della Di Vincenzo”