Il mega-progetto da 5,7 miliardi di euro e decine di chilometri di gallerie presentato da Toto al Ministero non è questione che riguarda solo alcuni comuni che comunque bene fanno a far sentire la propria voce. La questione ha una rilevanza regionale e nazionale.
Si tratta di uno dei principali interventi infrastrutturali in Italia dall'impatto ambientale e paesaggistico enorme e i cui costi ricadrebbero in primo luogo sui cittadini abruzzesi che già da anni subiscono il rincaro dei pedaggi. Non vi sono ragioni di interesse pubblico che giustifichino questa operazione e la messa in sicurezza dell'autostrada appare come la scusa per garantirsi l'allungamento per decenni della concessione e un appalto gigantesco. L'affare è solo per Toto, mentre per gli abruzzesi ci sarebbe l'assurdità di nascondere alla vista di potenziali turisti la bellezza del nostro paesaggio e delle nostre montagne facendoli passare per decine di chilometri sottoterra.
Contro questa operazione è bene che si crei una grande coalizione ambientalista, civica, sociale e politica per la difesa del nostro territorio che avrebbe bisogno semmai di migliori collegamenti ferroviari con la capitale. C'è bisogno per difendere l'Abruzzo da questo scempio che si crei un movimento come quello che abbiamo costruito per fermare il terzo Traforo del Gran Sasso, il Centro Oli di Ortona e Ombrina.
In tutta questa vicenda non ci sorprende il ruolo del Presidente della Regione che nel diluvio di parole che lo caratterizzano, in campagna elettorale e dopo, non ha mai parlato di un progetto che invece supporta senza alcun mandato popolare e nemmeno del Consiglio regionale. E' evidente che l'azione della Regione – con le commissioni tecniche costituite alla chetichella e le delibere di Giunta che prendono atto del progetto - è volta a fare pressioni sul Ministero delle Infrastrutture e a favorire il via libera a una proposta che Toto neanche era titolato a presentare.
In questo scenario si inserisce la vicenda del possibile acquisto del quotidiano Il Centro da parte di Toto. Il nostro allarme è stato ripreso da il Fatto quotidiano con un intero paginone, ma in Abruzzo invece registriamo un inquietante silenzio.
Torniamo a segnalare che sarebbe molto grave che il quotidiano finisse sotto il controllo di gruppi imprenditoriali del settore dei lavori pubblici (o della sanità) che potrebbero esercitare un condizionamento ancor più forte sulla politica e le istituzioni del nostro territorio.
In particolare è davvero uno scenario da Turchia quello in cui il gruppo imprenditoriale che può contare sull'amico di famiglia e "damo di compagnia" alla guida della Regione assume il controllo anche del principale quotidiano.
Il gruppo Toto-D'Alfonso costituisce come avevamo profetizzato un'emergenza ambientale e democratica.