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Le petroliere abbandonano il porto di Pescara. Sospiri: "E' il fallimento di D'Alfonso e Alessandrini"

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“Le petroliere abbandonano definitivamente il porto di Pescara e sacramentano il fallimento totale del Presidente D’Alfonso e del sindaco Alessandrini sulla vicenda ‘porto’. Da giugno 2014 il Governatore continua a vendere fumo, a parlare del cantiere ormai pronto per sfondare la diga foranea, prima causa dell’insabbiamento dello scalo. Sono due anni che chiediamo chiarezza sul Piano regolatore portuale, anch’esso insabbiato al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici per l’incapacità della giunta Alessandrini a rispondere a delle semplici osservazioni. E mentre a Pescara si fanno le chiacchiere su Ancona no, Civitavecchia sì, nell’indifferenza del Ministro Delrio, il porto si prepara a chiudere i battenti. Non lo accettiamo e non lo consentiamo: sulla vicenda presenterò un documento al fine di aprire una discussione in Consiglio regionale che faremo approdare anche a Roma”.

A dirlo è stato il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Lorenzo Sospiri.

“Prima è toccato alle navi passeggeri – ha elencato il Capogruppo Sospiri -, poi al più piccolo catamarano, ora alle petroliere e alle navi commerciali che hanno chiuso i rapporti con il porto di Pescara divenuto, come previsto da noi un anno fa, completamente inaccessibile a causa dei fondali completamente insabbiati. A questo punto tra pochi giorni anche i pescherecci saranno costretti a lasciare Pescara e potremo anche chiudere la Direzione Marittima visto che Pescara diventerà una città di sabbia anziché di mare. Penso che ormai il Governatore D’Alfonso, con le sue false promesse e le sue illusioni di carta, abbia toccato il punto più basso della propria carriera istituzionale. Ricordo quando due anni fa proprio il Presidente D’Alfonso si dichiarò pronto ad armarsi di piccone per abbattere subito, entro sette giorni al massimo, la diga foranea: sono passati all’incirca 905 giorni di governo e, non solo la diga foranea è sempre ferma dinanzi alla foce del Pescara, non solo il mare di Pescara è perennemente non balneabile, ma Regione e Comune sono ancora fermi alle carte del nuovo Piano regolatore portuale, praticamente le calende greche. Non basta: secondo il sempre-ottimista Governatore a settembre scorso il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici avrebbe definitivamente licenziato, seppur con qualche prescrizione, il Piano, consentendo l’apertura del cantiere per l’apertura della diga foranea, e invece anche questa previsione è stata clamorosamente smentita dai fatti. Il Piano non c’è, in compenso la città ha speso quasi 100mila euro in consulenze per rimediare agli errori del centro-sinistra. E comunque l’iter è tutt’altro che concluso: seppure oggi il Consiglio dovesse approvare l’intervento, comunque tutto dovrà tornare alla Commissione di Via, che dovrà pronunciarsi entro 45 giorni, e solo dopo il Provveditorato alle Opere pubbliche potrà approvare il faldone e potranno concludersi le procedure della gara d’appalto per l’apertura della diga foranea. Appalto che, e qui siamo al paradosso, è stato già realizzato: a maggio scorso, infatti, il Governatore D’Alfonso ha approvato in giunta la presa d’atto dell’esito della gara d’appalto per la diga foranea, aggiudicata alla Ador.Mare Srl di Palermo, ovvero ha aggiudicato i lavori per la realizzazione di un’opera virtuale, prevista solo nel nuovo Piano regolatore portuale, ovvero ha appaltato un cantiere-fantasma. E mentre a Pescara si fanno le chiacchiere, mentre per giorni si dibatte su una decisione ormai già assunta dal Ministro Delrio, ovvero il passaggio dei porti abruzzesi sotto l’Autorità portuale di Ancona, anch’esso un fallimento del Governatore D’Alfonso, gli operatori economici se ne vanno, consapevoli che il dragaggio previsto di appena 15mila metri cubi di sabbia sarà assolutamente inutile, come togliere acqua dall’oceano con un cucchiaio. Il nostro porto sta morendo e non possiamo accettarlo – ha insistito il Capogruppo Sospiri -. Presenterò un documento per aprire la discussione in Consiglio regionale e costringere l’ottimista Presidente D’Alfonso a fare un’operazione verità, mostrando le carte e non le chiacchiere, pronti ad andare anche a Roma per individuare gli strumenti utili per salvare il nostro scalo”.

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