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Spazio Donna: Osservatorio di genere e legge 194/1978

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L'Aquila 02 Dicembre. conferenza stampa per richiedere un osservatorio di genere, legge 194/1978.

Solo pochi giorni fa, nell’indifferenza di molti media, 200 mila donne sono scese in piazza per dire basta alla violenza di genere, ed ora apprendiamo di questo nuovo ed ennesimo delitto, c’è ancora molto lavoro da fare".

Commenta così Loretta Del Papa, dell’associazione 'Terremutate', il nuovo efferato delitto di cui è stata vittima a Pescara una ragazza di 26 anni, Jennifer Sterlecchini, ammazzata a coltellate a Pescara dall'ex fidanzato, il 32enne Davide Troilo.

Una notizia arrivata nel bel mezzo della conferenza stampa organizzata alla Casa delle donne dell’Aquila nella loro sede di via Angelo Colagrande, convocata per lanciare l’attivazione di un Osservatorio di genere che metta insieme i dati  relativi ai servizi e ai bisogni delle donne, con particolare attenzione all’applicazione della 194 del 1978, quella che ha sancito il diritto di abortire. Al termine dell'incontro è stato diramato un documento che riproduciamo integralmente qui di seguito.

Hanno preso parte alla conferenza stampa, oltre alle esponenti della Casa delle donne, anche Tiziana Bartolini, della rivista nazionale Noi Donne, Stefania Ulivi della 27a Ora, rappresentanti dell’associazione Rising-pari in genere di Roma, dell’associazione 8 marzo 2012 di Tivoli, l’Udi di Pescara e le donne della Cgil.

"L’idea di promuovere una conferenza stampa aperta al pubblico e di carattere nazionale - spiega in una nota la Casa delle donne -  nasce dal desiderio di avviare un percorso progettuale che porti alla realizzazione di un Osservatorio di genere, iniziativa sicuramente non facile da realizzare in un territorio dove la politica istituzionale è interessata ed indirizzata quasi esclusivamente alle emergenze e alle priorità legate alla ricostruzione post-sisma".

In particolare è stata denunciata la mancanza di riscontro alle richieste formali da parte delle quattro Asl abruzzesi, in merito a dati necessari per focalizzare l’attenzione sulla corretta applicabilità della Legge 194, "perché è evidente che in Italia – si sottolinea - si riducono gli spazi di autodeterminazione e di libertà delle donne, perché in Italia il 70 per cento dei medici sono obiettori di coscienza, perché i consultori perdono la loro funzionalità rispetto all’applicazione della legge".

Il tavolo di lavoro si riunirà nuovamente a gennaio per progettare le attività da intraprendere a sostegno dell'applicazione della Legge 194.

IL DOCUMENTO SULL'OSSERVATORIO DI GENERE E LA LEGGE 194

La Casa delle Donne dell'Aquila è un luogo dove operano l’Associazione Donne TerreMutate, promotrice di questa iniziativa, e l’Associazione Donatella Tellini che si compone del Centro Antiviolenza per le donne e della Biblioteca delle donne.

Perché l’Osservatorio di genere?

La Casa delle donne vuole essere luogo in cui le donne agiscono quale Osservatorio di Genere, nel senso di esplorare, in tutti gli ambiti dell'amministrazione della cosa pubblica, l'impatto che le scelte delle istituzioni locali provocano nella vita delle donne.

La volontà della Casa è quella di “segnare” positivamente, con la propria attività politica, la vita quotidiana del territorio, di “far emergere” tutto ciò che configura una violazione dei diritti delle donne nei differenti ambiti e di sollecitare le istituzioni a scelte più rispettose.

L'Osservatorio di Genere vuole essere per noi strumento di monitoraggio costante per raccogliere le informazioni quantitative e qualitative volte alla rilevazione di dati circa le discriminazioni legate al genere che le donne subiscono sul territorio. Uno spazio in cui vogliamo utilizzare i dati raccolti per elaborare e promuovere politiche di pari opportunità.

Perché partiamo dalla Legge 194?

E' la prima esperienza della Casa delle donne in “veste” di “Osservatorio di Genere” ed è molto significativa, perché mostra chiaramente l'intento della Casa di essere parte attiva sul territorio che abita e di essere direttamente connessa su quanto accade nella vita delle donne.

E’ un buon punto di partenza cominciare ad indagare l’applicabilità della Legge 194, un risultato così faticosamente conquistato dal movimento delle donne, che segnò un punto fermo per il diritto all’autodeterminazione, ma che oggi deve essere “osservata” perché venga ripristinata la sua corretta applicazione.

Le donne della Casa promuovono questa iniziativa relativa alla legge 194 per verificarne lo stato di applicazione a L’Aquila e sul territorio regionale, per verificare l'incidenza dell'obiezione di coscienza e, di conseguenza, far emergere forme di violazioni dei diritti delle donne.

L’Osservatorio di genere sulla Legge 194

E' sempre più difficile abortire in Italia, con il 70% di medici obiettori.

E il “dibattito politico” che ogni tanto si riaccende sull'applicazione della 194 non aiuta a leggere correttamente il dato, anzi si rivela fuorviante e pericoloso, in quanto il diritto delle donne ad abortire è posto sullo stesso piano del “diritto” dei medici ad obiettare.

Si è voluto affermare via via così l'esistenza del diritto dei medici ad obiettare e si sono poste le basi per sostenere che esista un conflitto tra la tutela dei diritti delle donne e la tutela di tale presunto “diritto” all'obiezione di coscienza.
In realtà obiettare è una facoltà del medico, il cui esercizio non può in alcun modo comprimere il diritto delle donne, costringendole a “migrare” in altre province, se non addirittura in altre regioni, per abortire.

La legge 194 sancisce, in via esclusiva, il diritto delle donne ad interrompere la gravidanza e garantisce (art. 9 L. 194/1978) l'esercizio dell'obiezione di coscienza.

L'unico diritto, affermato grazie alla lunga lotta delle donne, è quello di abortire legalmente in ospedale, laddove l'obiezione di coscienza deve essere un'eccezione, non la regola.

In realtà è divenuta via via regola con il 70% di medici obiettori, dato che manda letteralmente in dissesto la legge, impedendone di fatto l'osservanza.

Ma se si decide di fare la ginecologa o il ginecologo e di esercitare nella struttura pubblica, si dovrebbe sapere che l'interruzione volontaria di gravidanza rientra tra i servizi garantiti dal sistema.

Non si potrebbe, per esempio, scegliere prima la specializzazione, come avviene in paesi avanzati, quali la Svezia?

E' ovvio che trattasi di ipotesi remota in Italia, ma quantomeno si deve pretendere che cessi l'inerzia dello Stato che lascia al caso l'applicazione della legge 194.
Non si vuole ammettere l'enorme impatto dell'obiezione di coscienza rispetto alla piena applicazione della legge e, di conseguenza, lo Stato, ovvero le Regioni, istituzionalmente demandate all'applicazione della legge 194, non intervengono.

Proprio le Regioni dovrebbero attuare una revisione dell'organizzazione delle strutture ospedaliere e delle mansioni, ricorrendo a quegli strumenti di mobilità del personale, previsti dalla legge, quantomeno per riequilibrare il rapporto tra medici obiettori e non.

Una prima azione che l’Osservatorio ha messo in pratica è stata quella di reperire dati aggiornati nelle strutture sanitarie regionali.

L’associazione Donne TerreMutate ha inviato nel mese di giugno una richiesta di dati e informazioni relativi all’applicazione della legge 194 sul territorio regionale, con allegata una scheda sintetica per la raccolta di dati puntuali, relativi agli ultimi 5 anni.

In merito a ciò si denuncia la mancanza di sensibilità e di attenzione da parte delle 4 ASL della Regione che non hanno risposto alle molteplici sollecitazioni anche strettamente formalizzate.

Cosa vogliamo fare

Ci impegniamo a costruire con tutte le associazioni interessate le iniziative necessarie a determinare un intervento del Governo per ripristinare l’applicazione corretta della legge 194; a sollecitare un incontro con la Giunta regionale d’Abruzzo finalizzato ad acquisire i dati richiesti per valutare eventuali necessità di riorganizzazione delle strutture sanitarie.

Raccogliamo e rilanciamo le tante denunce che a livello nazionale hanno riguardato questo tema: dalla “Lettera aperta al Presidente del Consiglio” dell’Associazione D.i.Re., dalla campagna nazionale “Adesso basta” dell’UDI, dal ricorso della CGIL al Consiglio d’Europa sull’applicazione inadeguata della legge 194.

 

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