La legge elettorale, Legge 3 Novembre 2017, n. 165 altrimenti detto Rosatellum, è stata votata da molti, ma, per motivi diversi non sembra gradita ai più.
I sondaggi pubblicati prima del divieto, mostravano come, di fatto, nessun partito o coalizione abbia una ragionevole speranza di raggiungere la maggioranza dei seggi e quindi per governare. Il rischio concreto di dover tornare a votare, magari dopo aver rifatto la legge elettorale.
In attesa di vedere i risultati delle elezioni proviamo a fare prima il punto sulle caratteristiche del Rosatellum e poi sulle novità che caratterizzano le operazioni di voto dei cittadini per il 4 marzo prossimo.
Il cosiddetto Rosatellum bis regola il sistema elettorale in Italia e disciplina la distribuzione dei seggi in Parlamento. Alle Elezioni 2018 del 4 Marzo si voterà con un particolare impianto elettorale che prevede un sistema misto proporzionale [1] e maggioritario [2], in cui un terzo dei candidati Deputati e Senatori è eletto in Collegi uninominali (un solo candidato per partito/coalizione, il più votato è eletto), mentre i restanti due terzi sono eletti con un sistema proporzionale sulla base di liste presentate dai Partiti.
I 630 seggi elettorali della Camera dei Deputati saranno assegnati nel modo seguente:
– 232 in Collegi uninominali
– 386 in piccoli Collegi plurinominali (circa 65 Collegi)
– 12 nella Circoscrizione estero
Il numero di seggi elettorali in Italia riservati al Senato è 315 e saranno invece distribuiti così:
– 116 in Collegi uninominali
– 193 in piccoli Collegi plurinominali
– 6 nella Circoscrizione estero
I 232 candidati più votati in ogni Collegio uninominale alla Camera e i 116 del Senato otterranno direttamente il proprio seggio, anche nel caso avessero ottenuto solo un voto in più degli avversari. I Collegi elettorali sono stabiliti su base nazionale alla Camera, mentre al Senato sono ripartiti su base regionale, come previsto dalla Costituzione italiana.
La Legge 3 Novembre 2017, n. 165 non prevede premio di maggioranza, ma una doppia soglia di sbarramento: il 3% per le liste singole alla Camera e il 5% al Senato. Inoltre, è prevista una soglia al 10% per le coalizioni.
Altre caratteristiche della normativa elettorale vigente sono le seguenti:
le liste, nei Collegi plurinominali, sono bloccate o chiuse (è il partito a decidere la lista e l’ordine dei candidati); nessun Partito può presentare una lista con più del 60% dei candidati appartenenti a uno dei due sessi.
Veniamo ora a come votare. Questa volta, per votare, non avremo a disposizione la mattinata di lunedì, solo la domenica 4 marzo, dalle ore 7 alle ore 23. È necessario arrivare al seggio con:
– un documento di riconoscimento valido e se fosse scaduto ci faranno votare lo stesso se ha una nostra fotografia e se rilasciato dalla pubblica amministrazione, da un Comando militare o da un ordine professionale riconosciuto;
– la tessera elettorale con uno spazio disponibile per il timbro (c’è sempre la possibilità di richiederne una al proprio municipio anche la domenica del voto).
È vietato portare con sé il cellulare in cabina ed è vietato usare una matita (penna, pennarello o qualsiasi altro oggetto per scrivere) diversa da quella che ci viene consegnata al seggio, pena l’annullamento del voto.
Una novità, forse la più importante, di queste elezioni è il meccanismo che servirà a far diminuire quell’odioso sistema che va sotto il nome di voto di scambio, impedendo il controllo su come si è votato da parte del candidato o dei suoi “sgherri”. Infatti la scheda elettorale, dopo la votazione, non saremo noi ad infilarla nell’urna. La nuova scheda ha una parte removibile, un tagliando antifrode, che deve essere rimossa da uno dei rappresentanti e deve essere verificato che il numero sulla parte removibile sia lo stesso a quello presente sul registro. Solo dopo il presidente del seggio inserirà la scheda, meglio le schede (quella per il Senato e quella per la Camera, nell’urna. In questa maniera eventuali schede con annotazioni o già pre-votate si eviterà che possano essere utilizzate per il voto di scambio.
Ecco come si può votare:
– mettere la croce sul simbolo del partito e in questo modo il voto va direttamente anche al candidato dell’uninominale;
– mettere la croce sul nome del candidato e così se a) il candidato dell’uninominale è collegato a un solo partito, il voto va interamente al partito, b) se il candidato appartiene ad una coalizione, il voto va ai partiti in proporzione ai voti ottenuti in quella circoscrizione.
Quindi, in questa tornata elettorale, non è consentito il voto disgiunto, né per la Camera né per il Senato. Non si può quindi mettere la crocetta sul nome del candidato o sul rettangolo che lo contiene e poi mettere una crocetta su una lista non collegata a quel candidato. Se lo facciamo il voto sarà considerato nullo.
Se dovessimo accorgerci ad aver commesso questo errore o semplicemente di aver sbagliato a votare è sempre possibile chiedere al presidente di seggio di votare nuovamente restituendo la scheda elettorale.
[1] Fino almeno al 1993, è stato il sistema elettorale in auge in Italia; secondo tale sistema i Partiti politici ottengono un numero di seggi in proporzione al numero dei voti ricevuti.
[2] Quello maggioritario è il più antico, in quanto nacque nel ‘600 in Inghilterra ed è ancora il sistema dominante non solo in Gran Bretagna, ma anche negli Stati Uniti, Canada e Australia; attribuisce un premio di maggioranza al Partito che ottiene la maggioranza relativa di voti.
Fonte: mentinfuga
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