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Nuova Pescara, la legge di D'Alfonso è una legge "manifesto"

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“La legge istitutiva odierna della Nuova Pescara è in realtà solo una norma ‘manifesto’, un atto quasi simbolico perché tutte le fasi applicative sono rimandate al futuro Consiglio regionale che dovrà ragionare e coordinarsi con il sindaco di Spoltore Di Lorito e con i futuri sindaci di Pescara e Montesilvano, che saranno eletti nel 2019, per capire se la fusione sia realmente possibile o meno entro il primo gennaio 2024. Uno stato dei fatti frutto dell’imperdonabile e voluto ritardo con cui il presidente D’Alfonso ha affrontato la volontà popolare espressa con il referendum del 2014. Oggi in Commissione abbiamo pesantemente emendato e stravolto la legge originaria del Governatore D’Alfonso numero 206 del 2016, introducendo correttivi sostanziali e necessari, a partire dalla previsione di un finanziamento annuale da prevedere per il nuovo Comune al fine di dargli forza, emendamenti che comunque restano delle pezze a colori per una legge complessivamente scarsa e fatta male”.

Lo ha detto il Capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri riferendo l’esito della riunione di Commissione che ha preso in esame gli emendamenti alla legge del Presidente D’Alfonso sulla Nuova Pescara.

“Oggi purtroppo scontiamo il forte ritardo applicativo di un Referendum datato 2014 e che solo a fine agosto 2018 arriva all’esame del Consiglio regionale, evidentemente chi ha governato negli ultimi quattro anni e mezzo non voleva la Nuova Pescara e ha fatto di tutto per osteggiarla per poi presentarsi a fine legislatura con una proposta assolutamente inaccettabile e sbagliata – ha osservato il Capogruppo Sospiri -. Lo abbiamo sempre detto, già dallo scorso anno, quando è stata presentata la legge 206 a cavallo delle elezioni politiche e lo abbiamo ribadito lo scorso gennaio, quando avevamo previsto il ritardo odierno. Con gli emendamenti si è cercato di mettere una pezza a colori, stravolgendo la proposta del Governatore D’Alfonso: due le proposte di modifica di maggiore sostanza, nella prima è stata definitivamente archiviata l’ipotesi di istituzione del nuovo Comune attraverso la fusione di Pescara, Spoltore e Montesilvano, fissata dal Presidente al primo gennaio 2019, e quindi abbiamo sacramentato che ‘il Comune di ‘Nuova Pescara’ è istituito a decorrere dal primo gennaio 2021, ma, sulla base della relazione conclusiva sul processo di fusione i Consigli comunali dei tre comuni interessati, con deliberazione adottata a maggioranza dei due terzi, possono differire tale termine al primo gennaio 2024. Il nostro obiettivo è quello di dare un tempo ragionevole ai Comuni per valutare se la fusione abbia realmente delle ricadute positive sui cittadini o se oggi rappresenti solo un esercizio muscolare, e lo dico da firmatario del Referendum e da amministratore che ha sempre difeso il rispetto della volontà popolare. Con il secondo emendamento abbiamo previsto l’erogazione di finanziamenti annuali, almeno sino al 2027, per il nuovo Comune se verrà compiuta la fusione, finanziamenti che dovranno consentire l’implementazione dei servizi della nuova municipalità, perché ricordiamo che la fusione avrà un costo, oggi non facilmente quantificabile considerando che non abbiamo precedenti rispetto all’accorpamento di tre comuni di tali dimensioni, e quei costi comunque non possono e non devono ricadere sui cittadini. In sintesi – ha aggiunto il Capogruppo Sospiri – è fin troppo chiaro che l’attuale norma è solo un atto simbolico, un manifesto, perché le fasi attuative sono rimandate al futuro Consiglio regionale e ai futuri Consigli comunali che si insedieranno nel 2019 per Pescara e Montesilvano, fatto salvo il sindaco di Spoltore Di Lorito. La verità è che se D’Alfonso avesse rispettato l’esito elettorale del referendum facendo partire nel 2014 tutte le procedure preliminari e propedeutiche, oggi potremmo dire ai cittadini se quella fusione sia concretamente fattibile o meno. E invece, a quattro anni e mezzo da quel referendum, siamo ancora all’anno zero, ovvero a dire ai cittadini ‘vediamo se si può fare’”.

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