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La Bandiera Blu non è una bandiera: è una vocazione

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La bandiera blu non è nemmeno uno slogan, da usare per condire i comizi, specie elettorali. Non è una stoffa che sventola su un pennone in riva al mare o una pergamena o una targa nella stanza del Sindaco.

La Bandiera Blu è un riconoscimento internazionale, istituito nel 1987 Anno europeo dell'Ambiente, un eco-label volontario assegnato alle località turistiche balneari che rispettino criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio. Obiettivo principale di questo programma è quello di indirizzare la politica di gestione locale verso un processo di sostenibilità ambientale.

La bandiera blu, pertanto, è segno di un profondo rispetto dell'ambiente, il nostro capitale primario, è testimone di una diffusa e virtuosa pratica di prevenzione e di corretta gestione delle risorse, è impegno costante che si protrae nel tempo su tanti fronti, su cui Pescara è ancora troppo indietro.

La Bandiera blu riguarda le spiagge, di cui Pescara è dotata per poco meno di 10 km, e gli approdi turistici. Ma tutto risente di quello che avviene intorno.

Intanto c'è bisogno, in modo imperativo, di produrre informazione e fare educazione ambientale in modo continuativo. Ecco perché io e la mia Coalizione proponiamo che la città si doti di una struttura specialistica dedicata all'educazione ambientale, rivolta a tutta la cittadinanza e ai turisti: un centro di educazione ambientale o un laboratorio territoriale permanente (come previsto dalla normativa regionale vigente). C'è bisogno, in modo imperativo, della qualità delle acque, da tutti i punti di vista, e quindi c'è bisogno di un "fiume di qualità", non di quello che dopo poco ore di pioggia accoglie sversamenti di liquami  (come successo qualche giorno fa sotto le Torri Camuzzi - guarda le foto nella fotogallery in alto -) per una pessima organizzazione della rete fognaria che, dopo decenni di lavori, non distingue ancora il bianco dal nero, continuando a far mal funzionare il depuratore (che non ha bisogno di ampliamenti ma solo opere di efficientamento). La parola d'ordine da qui al 2027 è:  "rete fognaria duale", a partire dagli scarichi degli stabilimenti balneari, ponendo in atto intanto la più importante opera di mappatura generale della rete e poi una strategia di adeguamento funzionale, per quadranti territoriali e con una specifica programmazione, a partire dagli interventi urgenti o di normale manutenzione.

C'è bisogno di naturalità: meno trattori e più mezzi di trasporto compatibili nell'area circostante la spiaggia. Il che significa ripensare completamente il lungomare che ad oggi è un enorme parcheggio e non ha nulla di ambientalmente sostenibile.

Ecco perché proponiamo un completo ripensamento stradale dell'approccio al mare e alla spiaggia, con ampie pedonalizzazioni e addirittura, dove possibile nella zona a nord, l'arretramento del lungomare e l'avanzamento della Pineta.

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