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Autismo, la Fondazione Paolo VI nella rete delle eccellenze nazionali

La realtà presieduta da monsignor Tommaso Valentinetti accanto ad altri centri di rilevanza per riabilitazione e cura

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C’è anche la Fondazione Paolo VI tra i protagonisti del tavolo di coordinamento sull’autismo promosso dall’Ufficio nazionale di pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana.

La realtà presieduta da monsignor Tommaso Valentinetti siede accanto ad altri centri di eccellenza nazionale nel campo della riabilitazione e della cura di questo disturbo, tra cui il Bambin Gesù di Roma, il Cottolengo di Torino, la Fondazione Don Gnocchi di Milano e l’Opera Don Guanella di Roma. Con questa scelta, ancora una volta viene riconosciuto il grande lavoro svolto in questi anni dalla realtà abruzzese che, dopo la diagnosi, è in grado di fornire un intervento plurimo e globale a tutte le fasce di età. Attualmente, i servizi erogati in regime di convenzione con le Asl della Regione Abruzzo riguardano ben 360 persone autistiche.

Il tavolo di coordinamento, presieduto da don Massimo Angelelli, direttore dell’ufficio della Cei, si è riunito la prima volta lunedì scorso a Roma e si avvale della prestigiosa consulenza del professor Stefano Vicari, ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica e primario di Neuropsichiatria infantile del Bambin Gesù, ma soprattutto tra i più autorevoli conoscitori di questo disturbo del neurosviluppo.

Questa mattina proprio professor Vicari ha fatto visita al Centro Adriatico della Fondazione Paolo VI, per incontrare gli operatori e per effettuare una serie di visite di persone autistiche provenienti dalle sette strutture del gruppo. “Il tavolo di coordinamento – ha detto il professor Vicari – ha lo scopo di condividere tra operatori di matrice religiosa buone pratiche sul tema dell’autismo e individuare un comune approccio basato su evidenze scientifiche. Conosco da anni la Fondazione Paolo VI, realtà che sul tema dell’autismo può vantare un ruolo di primo piano a livello regionale e nazionale, grazie al valore clinico e all’apporto scientifico delle sue attività. Per questo, il gruppo abruzzese sarà un interlocutore privilegiato nel tavolo appena istituito in un ambito come quello dell’autismo dove molto è stato fatto ma molto resta da fare. Ad oggi, infatti, si iniziano a conoscere i fattori di rischio, come la presenza di inquinanti in gravidanza, l’età paterna, la nascita prematura, la familiarità e il diabete in gravidanza. La ricerca e la condivisione di conoscenze sicuramente saranno indispensabili per ulteriori passi in avanti”.

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