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Appello: Salviamo il Rampigna e riscopriamo la Necropoli Romana

"Campo da calcio o scavo archeologico?" La vicenda simbolo del declino culturale italiano

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Al Sindaco Masci e a tutti i Pescaresi,

Sono un cittadino sospeso tra Pescara, ove sono nato, e i Paesi Bassi, ove lavoro nel campo del diritto internazionale. Lungi dal farmi dimenticare le mie radici, la lontananza ha accresciuto in me la passione per la mia terra natìa, spingendomi a elaborare proposte volte a favorirne la crescita sociale e culturale.

Desidero parlarvi del futuro del “Rampigna” di Pescara, un tempo area di manovra della piazzaforte pescarese eretta nel '500 da Carlo V ed oggi impianto sportivo abbandonato: un campo da calcio che il Comune di Pescara vorrebbe riaprire con un esborso di ben 800'000 € nonostante da più parti (ArcheoClub, Italia Nostra, archeologi e semplici cittadini) sia stata segnalata la presenza in loco della necropoli romana di Ostia Aterni (l’antica Pescara), verosimilmente intatta sotto il terreno di gioco. Una necropoli che, secondo ricerche archeologiche effettuate in passato, si presume essere "alquanto estesa" (A. Staffa, "Scavi nel Centro Storico di Pescara", in Archeologia Medievale, XVIII, 1991, pp. 286-287). Attraverso una lettera pubblicata sulla stampa locale il 6 Gennaio 2020, avevo invitato il Sindaco ad accantonare la discutibile idea di riaprire il campo sportivo (peraltro ereditata dalla passata amministrazione), indagare la necropoli e trasformare il Rampigna in un grande parco archeologico in grado di ricucire il rapporto tra Pescara e la sua storia. Un parco in grado di restituire alla città quell'affaccio sul fiume e sulla sua storia perduto da tempo.

Se il Sindaco ha finora ignorato ogni appello, la cittadinanza appare decisamente meno convinta circa l’opportunità di riaprire il campo. In un sondaggio lanciato dalla pagina Facebook Pescara Segreta, oltre 400 cittadini (incluso l’Assessore Albore Mascia) hanno espresso la loro opinione sul futuro del Rampigna: il 95% ha proposto di scavare la necropoli, mentre solo il 5% ha optato per la riapertura immediata del campo sportivo. Lo stesso trend è evidenziato da un altro sondaggio condotto da Pescara News, ove la riscoperta della necropoli è stata preferita dall’87% dei votanti. Come se questo non bastasse, già da diversi giorni cittadini indignati hanno affisso sulle pareti esterne del Rampigna segnali e cartelli volti a segnalare la presenza dell'area archeologica. 

Credo che la riscoperta della necropoli di Ostia Aterni sia una battaglia di civiltà ed un atto d’amore verso Pescara: una città la cui storia è stata troppe volte umiliata e obliterata a vantaggio di un’idea di progresso retrograda e provinciale. Guardiamo i fatti: senza contare il Rampigna, il Comune di Pescara dispone di ben 6 campi da calcio all’aperto, 2 campi polivalenti e 4 palazzetti indoor idonei al gioco del calcio. Al contrario, Pescara ha sistematicamente trascurato tutte le testimonianze del proprio passato emerse nel corso degli anni. Pensiamo al mosaico romano della Golena Sud, alle mura bizantine preservatesi sotto piazza Unione (che ben due riqualificazioni della piazza hanno omesso di valorizzare), alle condizioni indecorose delle colonne di Santa Gerusalemme (raro esempio di tempio romano a pianta circolare successivamente trasformato in sinagoga e infine chiesa) e dei piloni del ponte romano. Per non parlare dell’assenza di un museo di storia cittadina o quantomeno di cartelli in grado di ricordare a cittadini e visitatori la presenza di musei / monumenti in città.

Ad esser sinceri, trovo surreale che nel XXI secolo sia ancora necessario ricordare alla cittadinanza come un sito archeologico abbia valore sociale, economico e culturale immensamente superiore ad un campo da calcio. Eppure, il declino culturale della società contemporanea è tale da costringerci a questo.

È tempo di invertire questa squallida tendenza.

Infine, valorizzare il passato di Pescara significa anche rilanciare l'economia cittadina attraverso la differenziazione dei flussi turistici, la rivitalizzazione diurna del centro storico e l’evoluzione dell’immagine di Pescara da centro meramente commerciale/balneare a destinazione anche culturale. Alla luce di tutto ciò, invito tutti i cittadini a far sentire la propria voce. Rinnovo infine il mio appello al Comune, volto a:

(i)                 Riconsiderare la riapertura del campo Rampigna;

(ii)               Indagare in modo esaustivo la necropoli sottostante, verificando la presenza di un tratto della via Flaminia, la strada costiera realizzata al tempo dell’antica Roma;

(iii)             Realizzare presso il Rampigna un grande parco archeologico in grado di abbracciare la necropoli, i resti del ponte romano, il tratto di muro della fortezza preservatosi dietro una palazzina abbandonata di via Forca di Penne; in futuro, tale parco potrebbe essere esteso fino a inglobare la chiesa della Madonna del Carmelo (ex cappella della fortezza ora inglobata nella questura).

Pescara ha bisogno di evolversi, di uscire dalla crisi economica e di identità che la attanaglia. E questo processo non può prescindere dalla riscoperta del suo passato. Perchè, senza esso, non c’è futuro.

Cordiali saluti,

Edoardo Di Paolo

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