“La riqualificazione dell’area dell’ex Consorzio Agrario provinciale non si farà. Lo ha deciso il Consiglio comunale che, con 18 voti favorevoli dell’opposizione, ha approvato l’emendamento firmato Del Vecchio-Pd con il quale si è negato il cambio della destinazione d’uso ai fabbricati del complesso. La maggioranza si è astenuta, tranne due consiglieri che hanno votato contro l’emendamento, proprio perché quello portato in aula non era un atto politico, ma un atto che per legge dovevamo portare all’esame dell’assise che ha assunto la propria decisione dopo mesi di inutile ostruzionismo. Gli uffici ne prenderanno ora atto e il Dirigente emetterà il proprio diniego, chiudendo, per ora, la vicenda. La maggioranza di centro-destra continuerà invece a portare avanti il proprio programma di recupero della stessa zona attraverso l’iniziativa denominata ‘Lungofiume’, ovvero un programma complesso di iniziativa pubblica e non privata, in cui è la parte pubblica a dire cosa si realizza, dove e come”.
Lo ha detto l’assessore alla Gestione del Territorio Marcello Antonelli commentando l’esito odierno della seduta consiliare sul ‘caso’ Tre Gemme.
“L’intervento urbanistico proposto parte da un presupposto – ha ricordato il capogruppo Foschi, che con il consigliere Sospiri ha votato contro l’emendamento -, ossia dall’enorme degrado in cui ormai versa da anni l’area dell’ex Consorzio Agrario, dismesso da tempo e da allora abbandonato, divenendo addirittura rifugio per senzatetto, bloccati solo dopo che, in seguito ai ripetuti interventi e solleciti della Polizia municipale, sono stati murati tutti i possibili varchi d’accesso, dalle finestre, prive di infissi, alle porte. Non solo: appena lo scorso anno, dopo diverse ordinanze, abbiamo anche fatto rimuovere l’amianto che ricopriva i tetti, ripristinando un clima di sicurezza tra i residenti, un po’ lo stesso percorso dell’area dell’ex Cofa. In questo caso, però, la proprietà delle aree non è pubblica, ma di un privato, la società Tre Gemme Srl che, avvalendosi delle norme contenute nel Decreto Sviluppo, tese a incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente attraverso la sua razionalizzazione e riqualificazione, al fine di realizzare una serie di misure finalizzate al rilancio e allo sviluppo dell’economia, ha presentato un progetto di riqualificazione. L’obiettivo è proprio quello di agevolare gli interventi di riqualificazione delle aree urbane degradate con presenza di funzioni eterogenee e di edifici a destinazione non residenziale dismessi o in via di dismissione, con il riconoscimento di una volumetria aggiuntiva rispetto a quella preesistente; la delocalizzazione delle relative volumetrie in aree diverse; l’ammissibilità delle modifiche di destinazione d’uso, purchè si tratti di destinazioni tra loro compatibili; le modifiche della sagoma necessarie per l’armonizzazione architettonica con gli organismi edilizi esistenti. In questo ambito si colloca il progetto Tre Gemme, che interessa il territorio compreso tra via del Circuito-via Monte Camicia con cambio di destinazione d’uso in complesso residenziale. L’intervento prevede la demolizione degli attuali 6 fabbricati esistenti con destinazione terziaria-produttiva, ex sede del Consorzio Agrario, e la ricostruzione di 4 nuovi edifici con destinazione residenziale-commerciale; la realizzazione di parcheggi privati interrati; la cessione di parte delle aree private in favore del Comune, da destinare a verde e parcheggi; infine la realizzazione di un tratto stradale a uso privato, parallela a via del Circuito, per il collegamento tra via Monte Camicia e i fabbricati retrostanti”. La superficie complessiva d’intervento è pari a 10mila 714 metri quadrati, con un volume previsto di 24mila 577 metri cubi; l’indice volumetrico sarà pari a 2,29 metri cubi su metro quadrato; altezza massima degli edifici 25 metri; 4mila 615,71 metri quadrati di parcheggi privati, con una distanza di 10 metri tra i fabbricati. Le aree di cessione a completamento degli standard sono di 3mila 638,52 metri quadrati, di cui 1.218,11 metri quadrati per parcheggi pubblici; 1.218,10 metri quadrati a verde pubblico; 1.202,31 metri quadrati oggetto di monetizzazione. “Dopo mesi di puro ostruzionismo, tra sospensive e pregiudiziali presentate dal centro-sinistra – ha ricordato il Presidente Foschi -, nel corso dell’ultima seduta appena prima della pausa estiva, l’assessore Antonelli ha deciso di ritirare la prima delibera e di riproporne una seconda nella quale, in sostanza, il Consiglio comunale doveva esprimersi esclusivamente sul cambio di destinazione d’uso degli immobili, senza più entrare nel merito, ma anche quella delibera si è bloccata dinanzi al muro dell’ostruzionismo del centro-sinistra. Ed era a questo punto inevitabile che quell’ostruzionismo del centro-sinistra provocasse una reazione del privato al quale poco importa dei giochi della politica. E infatti la società Le Tre Gemme Srl, attraverso il suo amministratore, la dottoressa Francesca Toppi, con atto notificato lo scorso 25 luglio, ha proposto ricorso dinanzi al Tar Abruzzo, sezione di Pescara, non contro il Consiglio comunale, ma contro il Comune e contro il silenzio-inadempimento o silenzio-rifiuto dell’amministrazione a fronte dell’istanza presentata il 29 marzo 2012 contenente la richiesta del rilascio del permesso a costruire in deroga all’ex articolo 5 del Decreto Sviluppo e contro il mancato rilascio del provvedimento di concessione di permesso a costruire in deroga, con procedimento nuovamente avviato dall’amministrazione comunale il 21 marzo 2013, con il risarcimento del danno dovuto alla mancata adozione del provvedimento ovvero per la sua ritardata adozione. E il Tar ha accolto il ricorso nella parte volta a censurare la mancata conclusione del procedimento con un provvedimento espresso, e ha ordinato al competente Dirigente del Comune di Pescara di concludere il procedimento mediante l’adozione di un provvedimento espresso entro 60 giorni dalla sentenza, anche nell’ipotesi in cui il Consiglio comunale non abbia assunto alcuna determinazione positiva in ordine alla richiesta deroga. In altre parole nessuno ha mai preteso che il Consiglio comunale si pronunciasse favorevolmente, ma evidentemente il Consiglio aveva l’obbligo di esprimersi assumendosi le proprie responsabilità”. “Sulla delibera, come ho sempre ribadito – ha detto l’assessore Antonelli – è tutto chiaro: non c’era l’obbligo del Consiglio comunale ad autorizzare il cambio di destinazione d’uso, ma c’era l’obbligo a esprimersi. L’amministrazione di centro-destra ha personalmente redatto e portato avanti un programma complesso di iniziativa pubblica, il progetto ‘Lungofiume’ e lì c’è l’iniziativa politica di cui ci facciamo carico: parliamo di un’iniziativa pubblica di urbanistica contrattata, che va a sostituire i progetti di iniziativa privata che non sono un bel fiore all’occhiello per la città per la marea di contenziosi che abbiamo con i soggetti privati che avrebbero dovuto realizzare opere pubbliche mai realizzate, e in tal senso il caso di via Misticoni né è l’emblema e qualcuno dovrebbe anche prendersi le relative responsabilità politiche, dunque non credo che qui sia il caso di rivendicare meriti che non ci sono. C’è dunque un’iniziativa di programma complesso che è quello del Lungofiume; c’è poi un programma privato, Tre Gemme, che dobbiamo per legge portare in Consiglio comunale sul quale non c’è un cappello politico, dunque tutti i consiglieri devono sentirsi liberi di votare come meglio credono. Dunque qualunque sarebbe stato il voto odierno, comunque la maggioranza porterà avanti il progetto Lungofiume, ma nel frattempo il Consiglio comunale doveva pronunciarsi anche sull’iniziativa privata. Certamente non possiamo ignorare che sull’emendamento Del Vecchio c’è il parere negativo degli Uffici, e non possiamo pretendere che il cambio di destinazione d’uso debba ricondurre a una monetizzazione dell’intervento perché il nostro non sarebbe un comportamento corretto e potremmo subire la censura delle autorità giudiziarie”. L’opposizione in Consiglio comunale ha poi votato a favore di un emendamento che ha negato la possibilità del cambio di destinazione d’uso. “Gli Uffici ora ratificheranno il diniego – ha commentato ancora Foschi -, ma è evidente che quanto accaduto espone il Comune, ossia la città, a una pesante richiesta di risarcimento del danno da parte del privato perché il Consiglio comunale aveva tutto il diritto di esprimere voto contrario, ma non aveva il diritto di farlo dopo oltre un anno di ostruzionismo”.