Ombrina Mare 2 era il progetto di estrazioni petrolifere al largo della costa teatina proposto alla fine della prima decade degli Anni Duemila. Dopo il disastro petrolifero al largo del golfo del Messico l’allora ministro dell’Ambiente Prestigiacomo (ultimo governo Berlusconi) decise lo stop ai progetti estrattivi oltre le dodici miglia in mare. Il progetto si bloccò così una prima volta. L’iter si riavviò dopo un decreto dell’allora ministro Corrado Passera (governo Monti) che eliminò il limite voluto dal governo precedente. Si avviò una decisa opposizione da parte di associazioni, cittadini, comitati ed istituzioni locali che si espressero anche con due manifestazioni a Pescara, nel 2013, e Lanciano, due anni dopo. Alla prima manifestazione, a cui aderì anche un trasversale fronte politico e istituzionale, gli organizzatori comunicarono la partecipazione di 40.000 persone. Due anni dopo, con un fronte politico e istituzionale ancor più trasversale ed ampio, la partecipazione comunicata dagli organizzatori fu di 60.000 persone. Nei mesi successivi il progetto fu bocciato e, sulla spinta della mobilitazione popolare, in quei mesi il governo decise anche di uscire dal Trattato per la Carta dell’Energia. Il trattato vincola, però, chi vi ha aderito anche per vent’anni. Sfruttando questa clausola del trattato la Rockhopper, detentrice della richiesta di titolo di Ombrina Mare 2, ha promosso una richiesta di risarcimento danni contro l’Italia. Dopo un lungo iter l’arbitrato ha accolto le richieste della multinazionale e condannato l’Italia a risarcirla di oltre 190 milioni di euro.
Il governo italiano, cinque giorni dopo l’insediamento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di Giorgia Meloni, ha deciso di proporre ricorso contro la conclusione dell’arbitrato, rende noto il Forum H2O, “sulla base dell'art.52 di un altro trattato internazionale, quello che istituisce il Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti”. “Olanda e Francia, dopo quanto accaduto su Ombrina, hanno annunciato l'uscita dal Trattato della Carta dell'Energia – sottolinea il sodalizio ambientalista – il presidente Macron in persona ha preso posizione in quanto il Governo francese ha espresso preoccupazione rispetto all'impatto di questi arbitrati internazionali promossi dalle multinazionali rispetto agli sforzi della comunità internazionale per contrastare la crisi climatica e abbandonare le fossili”.
La vicenda viene seguita in queste settimanale dai principali organi di stampa europei che la stanno considerando di vitale importanza per tutta l’Unione Europea.
Questo il commento sull’intera vicenda rilasciato alla stampa da Augusto De Sanctis del Forum H2O.
"L'Italia è uscita dal trattato cinque anni fa non appena è arrivato il ricorso di Rockhopper su Ombrina, solo che il Trattato agisce per decenni anche dopo l'abbandono da parte di uno stato. Per questo tanti scienziati, centri di ricerca e ONG internazionali hanno espresso preoccupazione sull'impatto del Trattato della Carta dell'Energia e dei suoi oscuri arbitrati sulle politiche energetiche volte ad abbandonare le fossili. Le multinazionali portano gli stati davanti agli arbitri che condannano i governi che democraticamente aderiscono alle decisioni sul taglio delle emissioni inquinanti. Voglio ricordare che Ombrina non era un progetto autorizzato definitivamente quando il Parlamento italiano ha introdotto il divieto generale di perforazione entro le 12 miglia, norma che appunto vale per tutte le aziende e non solo per Rockhopper. Quindi l'arbitrato ha incredibilmente condannato lo stato, al di fuori dei tribunali dove si possono rivolgere i comuni cittadini e delle relative regole di trasparenza ecc, per profitti solo ipotetici. Certo è singolare che veniamo a conoscenza del nuovo ricorso del nostro governo direttamente dalla multinazionale. Quanto sta accadendo a livello internazionale evidenzia il provincialismo che ha connotato gran parte del dibattito che in Italia ha seguito la condanna del nostro paese, in cui il problema era chi si era opposto a un progetto fossile pericoloso per il clima e non i contenuti di un trattato delirante firmato dal Governo Berlusconi. Gli ambientalisti come al solito hanno fatto emergere le gravissime conseguenze di questo trattato che limitando la sovranità dei paesi a favore delle multinazionali petrolifere rischia di portarci al collasso climatico alla faccia dell'interesse pubblico".