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Mare inquinato, Fiorilli:"Il sindaco aveva la conferma delle acque inquinate, ma non ha vietato la balneazione"

Dalla riunione di stamattina tra il Sindaco, la commissione ambiente e vigilanza e l'Aca è emersa la conferma dell'inquinamento delle acque

La redazione
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Si è riunita stamane la commisone sul "giallo" della balneazione, tra sindaco, Aca e commissione ambiente. Da quanto scaturito l'acque era inquinata ma il sindaco ha ammesso di non aver comunicato ai cittadini il divieto di balenazione. Qui di seguito le parole di Berardino Fiorilli, su quento emerso stamane

“Il 31 luglio scorso il sindaco Alessandrini ha avuto tra le mani l’esito delle analisi sulla balneazione che gli hanno dato la conferma matematica che le acque del mare erano contaminate dai colifecali e streptococchi; dopo ventiquattro ore, il primo agosto, ha firmato l’ordinanza per vietare la balneazione, ma, contravvenendo alle previsioni della legge 116 del 2008, ha deciso di non dare attuazione a quella ordinanza, ovvero non l’ha divulgata alla popolazione né ha fatto installare i cartelli per vietare la balneazione. Anzi, ha permesso che i cittadini continuassero per giorni a farsi il bagno nell’acqua sporca di feci. Lo ha confessato quest’oggi lo stesso sindaco Alessandrini, nel corso della riunione congiunta delle Commissioni Ambiente e Vigilanza e Garanzia, una confessione in piena regola che ha fatto scendere il gelo. A questo punto è chiaro che la vicenda non può ritenersi chiusa con una pacca sulla spalla e una stretta di mano; sull’episodio va fatta chiarezza in tutte le sedi competenti, perché un sindaco non può arrogarsi il diritto di decidere, in maniera autonoma, quali sono le notizie vitali per la popolazione da rendere pubbliche o meno, senza rispondere a norme e regole. Per tale ragione l’Associazione ‘Pescara – Mi Piace’ torna a chiedere con forza le dimissioni del sindaco Alessandrini, dell’assessore all’ambiente, completamente assente sull’intera vicenda, e anche del vicesindaco che, addirittura, mentre l’Arta certificava l’inquinamento delle acque, emanava un comunicato stampa per dire che si era rotta una condotta, ma che non c’erano problemi di balneabilità, ovvero l’esatto contrario della realtà”.Queste le parole di Berardino Fiorilli e Armando Foschi, esponenti dell’Associazione ‘Pescara – Mi Piace’, quest’ultimo firmatario di un esposto in Procura della Repubblica sul ‘caso’.

“Le due ore odierne di Commissione sono state sconcertanti, ma sicuramente rivelatrici di quanto è accaduto a Pescara nei giorni scorsi – hanno ripercorso Fiorilli e Foschi -. A inizio della scorsa settimana, secondo alcuni lunedì sera, secondo altri martedì 28 luglio alle 22, si rompe la condotta fognaria di via Raiale, una vecchia linea che dallo scorso aprile sta sostituendo la condotta nuova crollata con il cedimento dell’asse attrezzato. Poco dopo la rottura l’Aca si reca sul posto con il vicesindaco, e con una Pec informa il sindaco del guasto. Alle 24 gli operai cominciano a scavare per riparare la condotta, e nel frattempo viene interrotto il flusso della pompa di sollevamento, il che fa cominciare lo sfioro su Fosso Cavone, ossia i reflui, i liquami, sversano direttamente nel fiume e,  quindi nel mare, 25mila metri cubi, e per ridurne la carica batterica, l’Aca, di concerto e autorizzata dall’Arta, immette 350 litri di acido paracetico, ossia l’Oxystrong, direttamente nella rete fognaria, una pratica, che, oggi hanno confessato, va avanti dallo scorso maggio, ogni qualvolta si è verificata una rottura della condotta, 11 rotture dal 6 aprile al 14 maggio. Il 29 luglio l’Arta effettua i campionamenti di controllo, fermo restando che comunque il sindaco sapeva che c’era uno sversamento di liquami in atto nel fiume e nel mare, peraltro in giorni di grande caldo, quando le nostre spiagge erano strapiene di utenti, e ha già deciso di non fare un’ordinanza per inibire temporaneamente, in via precauzionale, la balneazione in attesa dei risultati delle analisi Arta, quindi, di fatto, per tre giorni, i cittadini continuano a farsi il bagno nel mare contaminato dalle feci.

E la conferma arriva dalle analisi dell’Arta il 31 luglio, analisi consegnate a mezzogiorno che decretano la non conformità delle acque, con livelli di colifecali superiori a 2mila microgrammi per metro cubo. Ma anche in quel caso il sindaco decide di tacere e di tenere segreto l’accaduto: ovvero il suo vicesindaco firma un comunicato per dire che il lunedì sera c’era stata la rottura della condotta, ma che andava tutto bene, la linea era stata riparata e non c’erano state conseguenze sulla balneazione. Il sindaco, invece, il primo agosto, firma, almeno così ha riferito oggi, un’ordinanza per vietare la balneazione, la numero 413, ma ancora il sindaco sceglie volontariamente il silenzio: ossia ha tenuto segreta l’ordinanza, non l’ha pubblicata neanche sull’albo pretorio, violando in maniera lucida, ragionata e scientifica le disposizioni contenute nel decreto legge 116 del 2008, articolo 10, comma 1, che invece obbliga la pubblica amministrazione a garantire massima diffusione e divulgazione alla popolazione delle ordinanze di divieto di balneazione in caso di inquinamento, quindi non è una facoltà per il sindaco dirlo o non dirlo alla cittadinanza, ma è un obbligo di legge non derogabile. Ma il sindaco, pur conoscendo la legge, sceglie di tacere perché, a suo dire ‘sapeva che le analisi successive tanto sarebbero andate bene’.

L’Arta in effetti fa le analisi il primo agosto, ma i risultati arrivano solo il 3 agosto, quindi di fatto il sindaco prima di quella data non poteva sapere come sarebbero andati i campionamenti, e soprattutto aveva il dovere di avvisare la popolazione e vietare il bagno nel liquami. Secondo il sindaco Alessandrini, l’ordinanza – hanno proseguito Fiorilli e Foschi – non andava fatta ‘perché una pubblica amministrazione non deve avere un comportamento schizofrenico, e non deve lasciarsi prendere dalla temporaneità degli interventi, non bisogna fomentare la paura’. Giustificazioni prive di senso, chiaramente, ma soprattutto prive di fondamento: decine di bambini sono stati costretti a rivolgersi all’ospedale, ai pronto soccorso, alla guardia medica, ai medici di famiglia, dopo la giornata al mare, accusando gastroenteriti e problemi dermatologici in quei giorni, ma seppure non ci fossero stati quei casi sanitari, il sindaco non può scegliere se comunicare o meno un divieto di balneazione in caso di inquinamento, deve informare e basta la popolazione, senza cedere a ‘sensibilità personali’, e questo lo dice la legge, e, anzi, il sindaco avrebbe avuto il dovere di emettere l’ordinanza di inibizione temporanea della balneabilità già dal 28 luglio, giorno della rottura della condotta. È dunque evidente che la situazione oggi è ancora più grave di quanto pensassimo e da questo momento pare molto difficile riuscire a credere alle rassicurazioni della giunta comunale circa la balneabilità del nostro mare. A questo punto – hanno ancora detto Fiorilli e Foschi - auspichiamo un approfondimento, in altre sedi, di una vicenda che presenta ancora molti, troppi, lati oscuri, e meritano un approfondimento anche le procedure seguite dall’Arta che, a fronte del nostro primo intervento, il 31 luglio, in cui chiedevamo di ripetere le analisi di conformità delle acque, la stessa Arta ha dichiarato che non potevano essere eseguiti campionamenti suppletivi rispetto al calendario fissato dalla Regione Abruzzo, e invece quelle analisi suppletive l’Arta le aveva già fatte il 29 luglio, dunque due giorni prima, ma, ugualmente, aveva scelto di tenerle inspiegabilmente nascoste”

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