“Il cibo ci racconta la storia di un popolo, ci tradisce la sua identità. La cucina di confine è quella che non usa i confini come limiti invalicabili, ma piuttosto come occasione di scambio e di incontro tra diversità, allacciando e promuovendo ambienti meticci, ibridati, quali incroci di conoscenze, tradizioni e costumi. Va da sé che in tutti i paesi le aree culturalmente più interessanti anche dal punto di vista gastronomico sono quelle di confine, in cui il cibo include, crea relazioni empatiche”. Lo ha detto la sociologa Eide Spedicato Professore associato di Sociologia Generale di UniChieti nel corso della Tavola Rotonda su ‘Il Gusto dell’Inclusione: il Cibo come Comunicazione e Relazione, il Cibo Empatico’ organizzata dall’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara nell’ambito della Notte Europea dei Ricercatori, in collaborazione con l’Associazione BioPass, Associazione Biologi per la Prevenzione l'alimentazione sostenibile e la Salute, e Pastry and Culture Italian Style, Associazione internazionale per la valorizzazione della cultura dolciaria italiana
Ad aprire l’evento è stata la dirigente dell’Alberghiero Alessandra Di Pietro: “L’Ipssar ha aderito da anni alla ‘Notte Europea dei Ricercatori’ con uno spazio personale in cui, quest’anno, decliniamo il tema de ‘Il sapere che include’, ossia il cibo che unisce le persone, favorisce il dialogo e l’integrazione tra le persone di una comunità mettendo in connessione soggetti di cultura, educazione ed etnia diversa. Il mangiare, il più importante tra i bisogni primari, non è solo una necessità fisiologica, non contiene in sé solo aspetti nutritivi, ma ha anche aspetti emozionali, sociali e di comunicazione. Il cibo ha un valore simbolico, affettivo, relazionale e la tavola rappresenta lo strumento per costruire legami sociali e per rinsaldare i legami affettivi. Il cibo unisce ciò che i muri dividono: oggi si parla di geo-gastronomia, un neologismo per indicare come il cibo segna geografie alternative”. Ad approfondire il valore sociale dell’arte enogastronomica è stata la sociologa Spedicato che ha spiegato come “oggi negli Istituti Alberghieri sia entrato di diritto il termine di ‘cucina di confine’, locuzione che significa espressamente capacità di abbinare in modo virtuoso alimenti di territori diversi, un’arte che in realtà ha sempre attraversato la preparazione dei cibi, perché la cucina è per definizione il luogo delle libertà e dei gusti sempre nuovi e diversi. La stessa cucina di confine deve però aiutarci a prendere le distanze dall’esperanto, ossia da proposte alimentari senza storia né identità, ovvero dalle tendenze gastronomiche senza regole e senza norme. Un mangiare privo di mitologia e di conoscenza equivale a un puro nutrirsi e promuove una società pericolosamente smemorata e omologata”. E dopo i saluti del Presidente di BioPass Abruzzo Roberto Casaccia e Federico Anzellotti, e del Presidente Internazionale Pastry & Culture Italiana Style, la biologa nutrizionista Annunziata Taccone ha illustrato “le nuove piramidi nutrizionali che hanno visto l’inserimento dei nuovi ‘cibi’ provenienti da culture diverse, partendo dalla dieta mediterranea, e tenendo conto anche di quelle patologie come la celiachia e le intolleranze che impongono scelte alimentari specifiche abbinando gusto e salute”. Le conclusioni sono state affidate a Nicolantonio D’Orazio, Direttore della Scuola di Specializzazione Scienza dell’Alimentazione’ dell’Università di Chieti, il quale ha messo in guardia “dai pericoli determinati dall’omologazione della cucina odierna, nata sull’onda degli smartphone e della comunicazione estrema. Il cibo deve includere, ma non cancellare le identità”. A curare l’accoglienza al Campus sono stati gli studenti dell’indirizzo Turistico coordinati dalle docenti Rossella Cioppi e Nadia Palumbo, mentre nel Campus gli studenti dell’Indirizzo Sala e Vendita, con il professor Alessandro Cocco, hanno distribuito la ‘Merenda del ricercatore’.