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Venticinque arresti per furti di rame. Sgominata una banda dai Carabinieri di Pescara

la redazione
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Dalle prime ore della mattina è in corso, dai parte dei Carabinieri di Pescara, una vasta operazione volta a sgominare un agguerrito gruppo autore di furti in serie di rame. Venticinque le misure cautelari.

Il provvedimento cautelare, emesso dalla Procura di Pescara, è scaturito a seguito di complesse indagini, avviate nel mese di febbraio 2015 e condotte anche con attività tecnica di intercettazioni telefoniche e video-ambientali, che hanno permesso di individuare i responsabili di furti, commessi ai danni di aziende, di abitazioni e talvolta di infrastrutture, con danni ben oltre il valore di quanto asportato. L’operazione ha riguardato le regioni Abruzzo, Puglia e Marche.

Ricostruita l’intera filiera criminale: dalla consumazione del furto, il rame veniva ricettato attraverso due società di smaltimento di rifiuti che, dopo averlo trattato, lo reimmettevano in commercio. Insieme agli arresti sono scattati anche i sequestri di beni: sigilli a capannoni e ad oltre 25 mezzi tra auto, rimorchi e autotreni.

Nel corso dell’attività sono già state arrestate 18 persone, colte in flagranza di reato, mentre asportavano vari quantitativi di rame e sono stati sequestrate oltre trenta tonnellate di “oro rosso”. Il blitz è stato condotto con la partecipazione di oltre 100 carabinieri delle province di Pescara, Chieti, Teramo, Foggia, Ascoli Piceno e Pesaro.

L’indagine ha preso il via nel mese di febbraio 2015, a seguito del sequestro di un furgone carico di rame condotto da un ragazzo rumeno. I Carabinieri hanno quindi iniziato a monitorare il mezzo per verificare se quanto accertato fosse occasionale o collegato ad una più vasta realtà criminale.

Attraverso una complessa attività, protrattasi da febbraio ad agosto 2015 e condotta con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e video-ambientali, nonché con numerosi servizi di pedinamento, i Carabinieri della Compagnia di Pescara hanno accertato l’esistenza di una ramificata struttura criminale costituita da cinque diverse batterie di “predatori”, tutti di nazionalità romena, dedite alla commissione di furti consumati in aziende e private abitazioni in numerosi comuni di Abruzzo, Marche e Molise.

Le indagini hanno consentito di accertare il compimento di decine di colpi messi a segno con impressionante frequenza e spregiudicatezza. Il materiale rubato veniva poi trattato da un gruppo di italiani che fungevano da trade union tra le diverse bande, occupandosi prima della ricettazione dell’oro rosso, poi della sua trasformazione e quindi del suo riciclaggio attraverso due società di smaltimento di rifiuti, con sede nella provincia di Chieti e da loro gestite.

In particolare gli stessi, fattisi consegnare cavi, grondaie, tubi e tutto ciò che potesse contenere il prezioso metallo, lo polverizzavano con appositi macchinari, per poi reimmetterlo illecitamente sul mercato.

Particolare il modus operandi: la batteria, una volta terminato il “lavoro notturno”, alle prime luci dell’alba contattava telefonicamente un pregiudicato italiano 41enne considerato il deus ex machina di tutta l’organizzazione, chiedendogli di prendere un caffè; quella che poteva sembrare al primo momento una normale richiesta si è rivelata, però, essere una vera e propria frase in codice con la quale i ladri informavano il ricettatore di essere carichi di refurtiva e pronti alla consegna. La merce veniva stoccata in un capannone nel chietino dal quale periodicamente veniva prelevata da camion con rimorchio per essere portata presso altri due capannoni delle compiacenti ditte di smaltimento rifiuti. Grazie all’installazione di una telecamera nei pressi del capannone di “stoccaggio” i militari hanno potuto riprendere l’intenso traffico mattutino: con cadenza quasi quotidiana, infatti, due o tre furgoni delle batterie scaricavano quintali di rame rubato durante la notte.

Un secondo “caffè” serviva a fissare l’appuntamento, in diversi locali o bar della zona, per il pagamento di quanto dovuto: prezzi che si aggiravano sui 3 o 4 euro al chilo a seconda della qualità del rame. Una volta riempito il capannone i camion delle due ditte coinvolte trasportavano la refurtiva presso un altro sito a pochi chilometri di distanza; per mezzo di un mulino il prezioso metallo veniva lavorato, polverizzato e stoccato all’interno di big bags pronto per essere rivenduto sul mercato “pulito”.

Nel corso della lunga e complessa attività sono state arrestate 18 persone in flagranza di furto, riducendo drasticamente la consumazione di tali tipi di reato e mettendo in crisi l’organizzazione al punto da costringere il capo ad incitare i “superstiti” ad incrementare i furti, arrivando perfino ad aumentare sensibilmente il corrispettivo pagato pur di mantenere immutati i quantitativi di metallo da lavorare.

Nel mese di giugno i Carabinieri hanno deciso l’intervento nelle ditte: un blitz condotto unitamente a personale del NOE di Pescara ha portato al rinvenimento del mulino e di ben 8 tonnellate di rame triturato, 4 tonnellate di cavi ancora da lavorare e ben 20 tonnellate di residui di lavorazione.

In totale il bilancio dell’operazione è stato molto significativo: più di 30 le tonnellate di rame recuperato durante l’indagine per un valore di circa duecentomila euro, a cui vanno aggiunti i danni di volta in volta commessi. Contestualmente agli arresti il Gip del Tribunale di Pescara, dott. Nicola Colantonio, su richiesta del PM dott. Andrea Papalia, ha emesso anche un decreto di sequestro dei capannoni e di 27 mezzi tra automobili, camion e rimorchi intestati alle due società, per un valore totale di circa ottocentomila euro.

I dettagli dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa alle ore 11.00 presso il Comando Provinciale Carabinieri di Pescara.

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