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Portò fiori al figlio morto, iniziato il processo a carico di Alessio Feniello

Il padre di Stefano, una delle vittime dell'hotel Rigopiano, è stato stamattina in tribunale

Redazione
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“Questa è una pagliacciata, se verrò condannato non tirerò fuori un euro e piuttosto mi farò il carcere”. Parola di Alessio Feniello, a carico del quale è iniziato oggi un processo per aver violato i sigilli apposti a delimitazione dell’area dove c'erano le macerie dell'hotel Rigopiano. Feniello, infatti, nella valanga dell'hotel di Farindola ha perso il figlio Stefano, e il 21 maggio 2018 si era recato nella zona "rossa" perche' voleva portare dei fiori sul luogo in cui suo figlio "è stato ucciso", come ha sempre sostenuto polemicamente l'uomo, che oggi ha 57 anni.

Stamattina, in occasione dell'ammissione delle prove davanti al giudice Marina Valente, l'imputato ha sostenuto di non aver violato alcun sigillo, in quanto è vero che l'area fosse recintata, ma in realtà era aperta a tutti. Feniello ha poi negato di essere stato più volte invitato, dalle autorità presenti quel giorno, ad uscire dalla zona delimitata.

Fatto sta che gli era stato notificato un decreto penale che lo condannava a pagare una sanzione di 4.550 euro. Il caso destò molto clamore mediatico, ci fu anche chi propose raccolte fondi per aiutare Feniello a saldare la multa, ma lui si è sempre opposto attraverso il suo avvocato, Camillo Graziano, scegliendo di andare a processo.

Stamani, come sua consuetudine,  Alessio Feniello è stato molto duro, dichiarando: "Vi sembra normale che nel 2020 si perdano tempo e soldi pubblici con queste stupidaggini? Mia moglie è stata prosciolta e io per lo stesso motivo sono stato condannato".

E mentre l’udienza è stata aggiornata al 16 aprile 2020, la signora Feniello si è presentata all'ingresso del tribunale indossando polemicamente delle manette e minacciando di incatenarsi. Domani, invece, si terrà la seconda udienza preliminare di un altro processo, quello per la tragedia di Rigopiano.

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