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Sfruttamento del lavoro: arrestato 57enne di Pescara imprenditore nel Lancianese

Operai romeni costretti a lavorare e vivere in condizioni di estrema precarietà

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LANCIANO - Sono due gli arresti, a carico di S.R. cittadino italiano di 57 anni di Pescara e B.G. romeno di 58, eseguiti dal Commissariato di Polizia di Stato di Lanciano per sfruttamento del lavoro di cittadini stranieri.

Le indagini, durante diversi mesi, hanno portato all’arresto dei due, come previsto dal reato di caporalato, introdotto nel 2011 e per cui sono previsti dai 5 agli 8 anni di reclusione. “Non credevo ci fossero situazioni del genere anche in Abruzzo - ha commentato il procuratore Francesco Menditto - e ci troviamo di fronte al terzo in Italia, dopo Puglia e Padova, ed il primo per reati che non concernono il campo dell’agricoltura o l’edilizia”.

Sono stati 11 gli operai, 10 romeni e un italiano, costretti a lavorare e a vivere in condizioni disumane. Gli uomini venivano reclutati direttamente nel loro Paese d’origine, indotti a venire in Italia con la promessa di svolgere una regolare attività lavorativa, accompagnati qui e infine ospitati in alloggi di fortuna e in precarie condizione igieniche per cui era previsto anche un canone di locazione, di circa 500 euro, trattenuto dalla busta paga fittizia.

Gli operai erano poi impiegati in una fabbrica di saldatura sita in un comune del circondario in condizioni di totale precarietà. Nel mancato rispetto dei minimi diritti garantiti ai lavoratori, una retribuzione del tutto inadeguata e a volte neanche corrisposta, con la violazione delle norme relative all’orario di lavoro, alla sicurezza, salute e incolumità del personale.

L’italiano arrestato era l’imprenditore dell’azienda in questione, datore di lavoro effettivo e gestore di un’agenzia di lavoro a Pescara, mentre al romeno restava tutto il lavoro sporco. Si occupava del reclutamento in Romania, della cura del viaggio in Italia, dell’alloggio e, infine, di continue e ripetute minacce nei confronti degli operai e delle loro famiglie.

I lavoratori erano malmenati, minacciati con una pistola e costretti al silenzio. Finché uno degli 11 dipendenti ha contattato una tv romena che si occupa di situazioni di sfruttamento per denunciare la sua situazione che ha a sua volta allertato un’associazione di romeni a Roma, fino ad arrivare al commissariato di riferimento, cioè Lanciano.

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