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Abbateggio: quinta campagna di scavi archeologici a Valle Giumentina nel Parco nazionale della Majella

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Nella valle Giumentina, nel territorio del Comune di Abbateggio, l'Ecole Francaise de Rome e il CNRS di Francia (Centre national de la Recherche scientifique), stanno svolgendo in queste settimane la quinta campagna di scavo archeologico sugli insediamenti preistorici stratificati della valle per ricostruire la preistoria dell’Uomo in Abruzzo, regione ricca di testimonianze del Paleolitico. 

Questa mattina, nella sala Figlia di Jorio della Provincia, si è svolta una conferenza stampa di presentazione dei primi risultati della campagna di scavi, alla presenza di Elisa Nicoud  del CNRS, dei giovani archeologi provenienti da varie Università italiane, che partecipano agli scavi,  e del Presidente della Provincia Antonio Di Marco.
Le ricerche stanno dando risultati straordinari, tanto che il Governo francese ha finanziato un altro triennio di scavi, con un gruppo nutrito di archeologici guidati dagli specialisti del Paleolitico Elisa Nicoud, Daniele Aureli (Università di Siena-Parigi), Marina Pagli (Università di Parigi).
Fino al 5 Luglio 2016, una squadra di ricercatori e studenti di archeologia di diverse Università europee stanno lavorando nell’area a ritmi serrati. Domenica 3 luglio, l’area degli scavi sarà aperta al pubblico, con visite guidate e spiegazioni a cura della stessa equipe di ricerca, che spiegheranno a turisti, appassionati, cittadini, le scoperte fatte in questa zona, che fanno risalire la conoscenza della storia della valle fino a
600.000 anni fa. 
La visita può essere fatta a qualsiasi ora della giorno, dalle 9 del mattino alle 9 di sera.

Il progetto pluridisciplinare di scavi e studi della valle Giumentina è finalizzato a ricostruire i modi di vita dei gruppi umani preneandertaliani che hanno occupato quella zona tra 600.000 e 300.000 anni fa. Un’attenzione particolare è dedicata alla comprensione dell’interazione tra l’Uomo, l’ambiente e il clima che circondava gli umani.

La Valle Giumentina, esplorata negli anni ’50 dal Professore Antonio Mario Radmilli e dal geologo Jean Demangeot, è diventato in poco tempo un sito-chiave della Preistoria e del Quaternario italiano ed europeo per la definizione delle culture preistoriche nella penisola italiana e nel bacino mediterraneo. 

Si tratta di una valle occupata da un lago ora scomparso, le cui sponde erano frequentate dai gruppi umani per svolgere attività di caccia e di scheggiatura della pietra. I sedimenti contengono tra l’altro pollini, molluschi e altri organismi che testimoniano le variazioni del clima nel tempo. Cosi, diversi specialisti del Quaternario, preistorici, geologi, paleobotanici, paleontologi, geofisici e specialisti delle datazioni radiometriche provenienti da molteplici istituzioni italiane e francesi collaborano in questa ricerca, per valorizzare sia i dati archeologici che paleoambientali della Valle Giumentina. Due cicli glaciali-interglaciali
(periodi freddi-caldi) sono stati riconosciuti grazie alle analisi. Le datazioni realizzate su le ceneri cadute nell’antico lago di Valle Giumentina fanno risalire quindi il sito al Pleistocene medio.

In questa campagna è stata aperta un’area di scavo di 50 m² in cui gli archeologi stanno documentando i livelli d’occupazione antichi 456.000 anni, documentati da strumenti di selce tra cui, quest’anno, un bifacciale (amigdala), strumento-emblema del Paleolitico inferiore. 

Nel 2015 e 2016, i risultati già ottenuti sono stati presentati in convegni internazionali in Italia, Francia, Spagna e in diversi pubblicazioni scientifiche in lingua italiana, francese o inglese. L’importanza del sito per la conoscenza del clima e degli uomini della Preistoria è ormai ben noto nella comunità scientifica mondiale.

Il progetto è stato rinnovato dall’Ecole française de Rome e proseguirà fino al 2018 con due mesi di campagna di scavo all’anno, con l’augurio di aggiungere nuove e sostanziali informazioni alla storia del popolamento abruzzese.

Il progetto di ricerca è diretto dall’Ecole française de Rome, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Abruzzo (Dott. Silvano Agostini), con il sostegno del Parco Nazionale della Majella, del Comune di Abbateggio (Sindaco Antonio Di Marco), della Fondazione Pescarabruzzo, dell’Archeoclub d’Italia sezione di Pescara, del Museo delle Genti d’Abruzzo e del CNRS. La collaborazione scientifica unisce le Università di Siena, Pisa (Prof. Giovanni Boschian), Firenze (Prof. Paolo Mazza), Parigi 1 Panthéon-Sorbonne (Dott.ssa Valentina Villa), Parigi-Ouest Nanterre la Défense, Bordeaux 3 (Prof.ssa Christelle Lahaye), il CNRS francese (Dott. Catherine Kuzucuoglu, Jean-Philippe Degeai, Clément Virmeux, Vincent Robert, Norbert Mercier, Marion Hernandez), Il Commisariat à l’énergie atomique (Sébastien Nomade, Alison Pereira), l’Institut national de recherches archéologiques préventives francese (Dott. Christine Chaussé), i laboratori UMR 7264 Nizza, UMR 7041 ArScan-AnTET, UMR 8591 LGP, UMR 5060 IRAMAT CRP2A, UMR 5140 ASM e il palinologo pescarese Fabio Fusco

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