Dacci oggi il nostro pane quotidiano? Forse, ma non è poi più tanto sicuro. E' il grido d'allarme lanciato dai panificatori artigianali abruzzesi, che il pauroso rincaro delle bollette scatenato nelle ultime settimane espone adesso a un forte rischio chiusura. «Nei primi 7-8 mesi del 2022 i costi energetici sostenuti dalle imprese sono in molti casi triplicati rispetto allo stesso intervallo temporale del 2021: l'incidenza dei costi energetici oscilla oggi tra il 5% e il 15%, sostanzialmente il doppio rispetto al 2021. E tutte quelle attività che lavorano a ciclo continuo con macchinari alimentati ad energia elettrica o con forni a gas come i panificatori sono automaticamente nella bufera» dice il presidente nazionale dei dolciari e panificatori della Cna, Francesco Cuccia.
Il caro bollette - sostiene insomma la confederazione artigiana - sta diventando una variabile incontrollabile per le imprese della panificazione, distruggendo bilanci e redditività aziendali, con aumenti schizzati in qualche caso perfino a quota 300%. Mettendo così con le spalle al muro, in un sol colpo, tanto le famiglie dei consumatori – alle prese con un'ondata di rincari senza precedenti anche per prodotti essenziali qual è appunto il pane - ma anche per le piccole imprese artigiane che lo producono: costretti, a loro volta, a fare i conti con costi che alla lunga potrebbero rivelarsi insostenibili.
L'ondata nazionale trova conferma anche nella nostra regione, dove produttori artigianali come Giancarlo Travaglini e Giovanni Forgione, titolari di due avviate panetterie a conduzione familiare rispettivamente a Casoli e Cupello denunciano entrambi «di aver visto crescere in poche settimane i costi dell'energia delle proprie attività del 50% almeno». E peggio ancora se la passa, a Teramo, il collega Antonio Merletti, titolare della Dolci Sapori, che illustra quanto gli sta accadendo con la forza incontestabile dei numeri: «Sono esterrefatto: ho appena ricevuto l'ultima bolletta della luce con un conto da pagare di 3mila 619 euro. E tutto questo è il frutto di 21 giorni lavorativi, perché una settimana sono stato chiuso».
La lievitazione dei costi, dunque, procede stavolta di pari passo con quella dei prodotti del forno; ed è ovvio così che sul bancone delle imprese del settore facciano ora bella mostra di sé, tra pagnotte e rosette, pizzette e dolciumi vari, anche le salatissime bollette. Da qui un pacchetto articolato di richieste rivolte al governo, ma anche alla Regione, per attutire l'impatto dei costi: «Chiediamo, tra le altre, misure immediate per calmierare il caro energia per le imprese di panificazione, con il mantenimento e il rafforzamento dei crediti di imposta sui maggiori costi di elettricità e gas; una forte rateizzazione su richiesta da parte delle PMI; un sostegno all'autoproduzione attraverso l'introduzione di un credito d'imposta per l'installazione di impianti da fonte rinnovabile; la sterilizzazione delle accise sui maggiori costi energetici sostenuti dalle imprese rispetto al corrispondente periodo di fatturazione del 2019» spiega il responsabile regionale di CNA Agroalimentare, Mirco Mirabilio.
«In Italia – conclude la presidente regionale Antonella Antenucci - ci sono quasi 20mila imprese che producono pane iscritte nel Registro delle Imprese, e per il 70% si tratta di imprese artigiane: è realistico pensare che a fine anno molte di queste rischino di chiudere l'attività . Ma oggi, con la sostanziale duplicazione dell'impatto energetico sui costi aziendali si può stimare un raddoppio di quelle percentuali, con un 13,6% di imprese non più nelle condizioni di proseguire l'attività e un 21,2% costretta a ridurre l'attività e conseguentemente anche l'occupazione».