Partecipa a Pescara News

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

#FLA2014 - intervista a Marco Bianchini

Bianchini, uno dei più celebri disegnatori italiani, ha presentato a Pescara il suo ultimo lavoro: il Fattore Z

Condividi su:

Ieri è stata inaugurata, nelle varie sedi predisposte per l’evento, l’edizione n° 12 del Festival delle Letterature dell’Adriatico, che si svolgerà a Pescara fino a domenica 9 novembre. Noi abbiamo deciso di recarci presso il cosiddetto Spazio Matta di Via Gran Sasso, dove abbiamo incontrato Marco Bianchini, uno dei più celebri disegnatori italiani e attuale Direttore della sede Toscana della Scuola Internazionale dei Comics, giunto a presentare il suo ultimo lavoro, Il Fattore Z, edito dalla Sergio Bonelli Editore, nelle edicole a partire dalla metà del prossimo mese di dicembre.

Dopo aver visionato alcune tavole originali esposte per l’occasione, il nostro ospite ha tenuto a battesimo l’evento, spiegando al pubblico presente il percorso lavorativo dell’albo in uscita, disegnato in bianco e nero a “mezza tinta”, che lo ha impegnato per oltre un anno. In seguito Bianchini si è reso disponibile nell’autografare alcune copie di una tavola dell’albo in questione e di cui ha fatto omaggio ai presenti, prima di accettare di essere intervistato in esclusiva per pescaranews.net.

Buonasera Marco Bianchini e benvenuto a Pescara, per prima cosa Le chiedo, per l’appunto, qual’ è il suo legame con l’Abruzzo, oltre, come sappiamo, alla sede locale della Scuola Internazionale dei Comics e alla collaborazione con i fratelli Di Vitto di Scanno (AQ)?

Direi che sono proprio questi i miei rapporti con l’Abruzzo; la Scuola, di cui da molti anni sono il Direttore della sede di Firenze, praticamente l’ho vista nascere e poiché attualmente abito a Jesi e la Direttrice di questa sede è anche socia di quella di Pescara, pertanto ne seguo personalmente anche le vicende; con i fratelli Di Vitto invece ho condiviso ben venti anni di lavoro, dal 1985 al 2005, sul personaggio di MISTER NO e spesso ci incontriamo nelle varie fiere del fumetto.

Lei è stato il creatore grafico di Kerry il Trapper, ideato da Tiziano Sclavi (il “papà” di Dylan Dog) e pubblicato dal gennaio 1983 al gennaio 1985 in appendice alle storie del Comandante Mark; è questo il personaggio a cui è più legato o ce ne sono altri?

Kerry il Trapper è stato il mio biglietto d’ingresso alla Bonelli, ideato nei primissimi anni ’80 da un Tiziano Sclavi non ancora famoso perché Dylan Dog doveva ancora nascere, infatti chi vuole andare a rileggersi quelle storie più attentamente potrebbe trovarci quelle caratteristiche che in seguito Sclavi riversò sul suo personaggio di punta; Kerry il Trapper è stato un po’ penalizzato dal fatto che si è trattato di uno dei miei primi lavori importanti e quindi non si è sviluppato come avrebbe meritato, però mi è piaciuto farlo, sebbene non posso dire si tratti di quello a cui sono più legato, anche perché non era un mio personaggio, a differenza invece di TERMITE BIANCA, un progetto molto lungo a cui tengo tantissimo, che inizialmente avrebbe dovuto essere di animazione, un cartone animato, poi dirottato nel mondo dei fumetti, edito dalla PAVESIO in tre volumi più altri Art Book. Sono poi molto legato chiaramente anche a MISTER NO, visto che ci ho lavorato per venti anni, immedesimandomi così tanto nel personaggio che a volte, non accorgendomene, parlavo come lui…

Veniamo al motivo della sua presenza qui a Pescara in occasione della XII edizione del Festival delle Letterature: la presentazione dell’albo IL FATTORE Z, n° 27 del mensile LE STORIE edito dalla Sergio Bonelli Editore, in uscita nelle edicole il prossimo mese di dicembre, che come gli appassionati sanno si tratta dell’ideale seguito della celebre collana UN UOMO UN’AVVENTURA pubblicata dalle Edizioni Cepim negli anni ’70. Innanzitutto ci parli del suo rapporto personale con Bonelli (alias Guido Nolitta, suo nome d’arte) a poco più di 3 anni dalla sua scomparsa...

Approfitto di questa intervista per precisare che IL FATTORE Z era previsto come n° 6 della collana, l’ho iniziato subito, ma poi l’ho dovuto interrompere perché ho avuto l’occasione di realizzare un libro per il mercato francese e visto che non c’era urgenza di terminarlo ho chiesto e mi è stato concesso di fare una pausa, anche perché la serie non prevede continuity, sebbene secondo me e il soggettista, Giovanni Gualdoni, sarebbe potuto essere bello poterlo proseguire. Di Sergio Bonelli non ho episodi particolari da raccontare, ma posso dire che lo conoscevo molto bene, sono stato scelto personalmente da lui, in quanto MISTER NO era IL SUO personaggio, a cui teneva moltissimo anche se non raggiunse mai la fama e la gloria di TEX e DYLAN DOG; lavorai anche su una sua sceneggiatura, il n° 200 della serie; a suo tempo, quando le dimensioni della casa editrice non avevano ancora raggiunto quelle attuali, ebbi anche il piacere di ospitarlo a pranzo a casa mia; Bonelli amava mantenere buoni e cordiali rapporti con i suoi collaboratori, anche se nel tempo, poiché io stesso diradai i miei viaggi a Milano, sede della casa editrice, ci siamo visti in minori occasioni, però ne ho un bellissimo ricordo, una persona straordinaria, lo dimostra ciò che ha lasciato, con un carattere un po’ spigoloso, che da un uomo simile si può ben accettare, ma molto generoso.

Parlando invece dell’opera che oggi ci presenta: il tema degli zombie come sappiamo è spesso utilizzato nei fumetti (la stessa SBE ha da pochi mesi iniziato la pubblicazione di LUKAS, un “ridestato” come lo hanno definito i suoi creatori, Medda e Benevento), ma ogni autore cerca, per l’appunto, di aggiungere delle differenze stilistiche e narrative in modo da rendere il prodotto in qualche modo “unico”; in questo senso lei e Giovanni Gualdoni, il soggettista e sceneggiatore dell’albo, in che modo lo avete reso originale?

Intanto mi piace sottolineare che Michele Benevento è stato un mio studente, ai tempi in cui insegnavo a Firenze, mentre oggi lo faccio a Jesi, così come Giuseppe Di Bernardo e tanti altri. Per quanto concerne la domanda posso dire che essere originali è davvero difficile, ricordo che quando iniziammo a parlarne, proposi a Gualdoni una storia di zombie ambientata nello spazio, cercando di legare horror e fantascienza, ma lui ne aveva una già pronta, più classica e quindi abbiamo realizzato la sua idea; pertanto non posso dire che sia particolarmente originale, ma molto lineare, ricca di situazioni impreviste da risolvere; si avvicina molto a WALKIN DEAD, dove in realtà gli zombie sono soprattutto un pretesto per raccontare le dinamiche umane, di come in determinate situazioni la nostra natura reagisce alle difficoltà.

Ho notato che spesso ha raffigurato albi a tema horror, addirittura anche la storia da lei disegnata con Marco Santucci, OMICIDIO IN BOURBON STREET, pubblicata alla fine del 2008 per TEX, dove il “fantastico” rappresenta un’eccezione, è un caso o si tratta di una sua predisposizione?

In questa occasione è stato un caso, è capitata quella sceneggiatura e l’abbiamo realizzata. Sottolineo che a me piace molto lavorare insieme ad altri disegnatori perché ciò mi consente di realizzare una produzione fumettistica interessante, visti i miei numerosi impegni, sia quelli della Scuola che i progetti personali, oltre ad una figlia a cui cerco di dedicare più tempo possibile. Con Marco Santucci ho collaborato per dieci anni, attualmente coopero con Emanuele De Angelis, un giovane talento di cui sentiremo certamente parlare in futuro.

Lei ha illustrato molte avventure di MISTER NO, che come noto ha cessato le pubblicazioni nel 2006, dallo scorso mese è però approdato nelle edicole un nuovo personaggio che ne rappresenta, per certi versi, l’ideale successore, ADAM WILD; le piacerebbe se il suo creatore, Gianfranco Manfredi, le proponesse di partecipare al progetto?

La mia “collocazione” perfetta è quella de LE STORIE, con albi che terminano da soli, massimo due, perché ciò mi consente di dedicarmi anche ad altro; quindi a prescindere dal fascino di alcuni progetti ho qualche remora a prendere parte a serie troppo lunghe, in quanto preferisco alternare lavori con la Bonelli a quelli per il mercato francese, che sicuramente offre la possibilità di realizzare prodotti stupendi, veri e propri libri a fumetti, i cosiddetti “cartonati”; ho deciso di dirottare lì buona parte del finale della mia carriera di disegnatore, pur non abbandonando la Bonelli, con la quale collaboro ormai da tantissimi anni.

Dopo TEX e prima di MISTER NO, il più longevo personaggio bonelliano è ZAGOR; anche in questo caso le chiedo se, tramite il suo attuale curatore, Moreno Burattini, la vedremo un giorno cimentarsi con “Lo Spirito con la Scure”?

Burattini lo conosco molto bene, è toscano come il sottoscritto anche se ormai vive e lavora a Milano, a suo tempo infatti ci frequentavamo più spesso, ma non me ne voglia Moreno però Zagor è l’unico personaggio della Bonelli che non mi piace, forse perché non l’ho mai letto e quindi non mi ha mai ispirato né indotto la voglia di disegnarlo; una volta ricordo provai a fare un’illustrazione, ma non mi venne per niente bene; non credo che Moreno sia a conoscenza di questa mia “antipatia”, ma sottolineo come lui sia davvero bravissimo, è proprio il personaggio di Zagor che non mi attira.

Un’ultima domanda che riguarda la cosiddetta Nona Arte (il fumetto); lei che ha lavorato e ancora oggi (per l’editore Quadrant) è impegnato con il mercato francese, per molti disegnatori nostrani spesso considerato un vero “paradiso” anche in termini di retribuzioni economiche, ci conferma che la crisi ha colpito pesantemente le testate d’oltralpe, dove i prezzi di vendita, da noi calmierati storicamente proprio dalla volontà della Bonelli di rendere il prodotto accessibile a tutti tramite la predominanza del bianco e nero, sono sempre stati piuttosto elevati?

La crisi c’è dappertutto, ma in Francia meno che in Italia, per un motivo ben specifico: i francesi davvero pensano che il fumetto sia la Nona Arte! Lo ribadiscono spesso e sia lì che in Belgio i fumettisti sono considerati delle vere e proprie “star”; considerano il fumetto, che loro chiamano la “bande dessinée”, un vero e proprio patrimonio nazionale; ogni anno io mi reco ad Angoulême, dove a gennaio si svolge la celebre manifestazione fumettistica, e lì questo lo respiri, per tutta la settimana precedente questo vero e proprio festival, i media ne parlano diffusamente; se in Italia il fumetto ha preso la via dell’edicola, in Francia ha preso quella della libreria; anche la qualità della carta adoperata lì è di gran lunga superiore; tutto questo perché lo considerano un settore davvero artistico, mentre da noi non è così; ad esempio il Lucca Comics, pur essendo uno dei più celebri al mondo, con circa 400.000 visitatori, in Italia non è affatto pubblicizzato come meriterebbe! Gli editori in Francia non ti mettono fretta perché si aspettano un prodotto di qualità, interagiscono continuamente con il disegnatore, chiedendogli se va tutto bene, se gli piace il colore, l’impaginazione, ecc., ti coinvolgono nel progetto pienamente, cosa che da noi non accade; infatti, ad esempio, la copertina de IL FATTORE Z, pur realizzata dal bravissimo Aldo Di Gennaro, mostra un’eroina con il fucile in mano che non rappresenta assolutamente l’identità della protagonista, come avrete modo di scoprire leggendo la storia. Tra l’altro in Francia sono sempre molto contenti di lavorare con noi disegnatori italiani, perché siamo grandi lavoratori e soprattutto “non ce la tiriamo” come i nostri colleghi transalpini. In Italia possediamo un patrimonio di professionisti del disegno eccezionale, che però lavora al massimo all’80% delle sue possibilità, perché la produzione bonelliana è di tipo “industriale”, bisogna quindi lavorare soprattutto in quantità. Sarebbe bellissimo se anche qui da noi si potessero produrre libri a fumetti che, a differenza dell’albo in edicola, dopo un mese dimenticato, resterebbero a lungo negli scaffali delle librerie, con una sequenza di numeri che, uno dopo l’altro, andrebbero ad arricchire e a riproporre di volta in volta le prime uscite che non smetterebbero di essere vendute. Anche uno degli ultimi progetti di casa Bonelli, ORFANI, prodotto a colori e con una carta migliore, oggetto anche di ristampe patinate, in Francia non funzionerebbe perché comunque legato a certi schemi fissi, come la cosiddetta “gabbia bonelliana”, ovvero le sei vignette per pagina, che lì non sarebbe accettata

Condividi su:

Seguici su Facebook