Scrittrice e instancabile viaggiatrice, Anna Maspero, ha presentato il libro “Il Mondo nelle Mani. Divagazioni sul viaggiare” nella seconda giornata del Festival delle Letterature dell’Adriatico 2014. Edito da Polaris, il volume non propone una semplice guida di viaggio, bensì una serie di riflessioni su aspetti materiali, letterari, spirituali etc. attinenti a questo mondo. L’antropologo Marco Aime nella prefazione lo definisce “un libro multitasking la cui struttura assomiglia molto a quella di testo a più livelli, con collegamenti interni, salti di stile, tratti narrativi che si alternano a citazioni, consigli per la lettura”. Un libro che non racconta quindi di imprese realmente vissute né dispensa consigli per risolvere situazioni critiche. Il risultato è quello di suscitare altre domande a cui, l’unica risposta, è insita nelle azioni personali di ognuno.
La scrittrice ha risposto ad alcune nostre domande:
Come e quando è nata l’idea di scrivere "Il Mondo nelle mani. Divagazioni sul viaggiare”?
Da sempre amo non solo viaggiare, ma anche riflettere sulle motivazioni che ci spingono a partire. Già con il primo libro “A come Avventura, saggi sull’arte del viaggiare” avevo iniziato questo percorso. Da lì è nata la collaborazione con la rivista online “Il Reporter” e con “la Rosa dei Venti”, una trasmissione di Radio Capodistria. Per entrambi curavo la rubrica “Parole Nomadi” di riflessioni sul viaggio: questo materiale distillato settimana dopo settimana, è stato da me riordinato, rivisto, ampliato e aggiornato diventando "Il Mondo nelle mani” pubblicato in cartaceo e in ebook. Insomma direi che sono riuscita a mescolare ben bene le carte… o meglio carta, web ed etere! Un passaggio, quello dal web al libro che è stato necessario per ricostruire un percorso e lasciare una traccia, laddove invece la rete tutto ingloba e tutto disperde, proprio come le gocce d’acqua nell’oceano.
Come interpreta il rapporto fra la divagazione e il viaggio?
Basta pensare ad Ulisse, che del viaggio è l’archetipo: nonostante il fermo proposito di ritornare a Itaca, prima di raggiungerla vagò nel Mediterraneo lasciandosi sedurre dal piacere dell’avventura, indugiando e perdendosi prima di ritrovare la rotta verso casa. La poesia “Itaca” di Kavafis ne è la perfetta esemplificazione: “Quando ti metterai in viaggio per Itaca /devi augurarti che la strada sia lunga /… / soprattutto, non affrettare il viaggio; / fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio / metta piede sull'isola, tu, ricco / dei tesori accumulati per strada / senza aspettarti ricchezze da Itaca. /Itaca ti ha dato il bel viaggio…”. Anche quando le “divagazioni” sono di fatto degli imprevisti che interferiscono con i nostri programmi, assecondiamoli, perché sono parte integrante di un viaggio, se è vero viaggio. Se vogliamo evitarli, meglio scegliere una vacanza tranquilla e programmata, possibilmente stanziale e in un paese familiare.
Nel libro sono riportate diverse citazioni. Qual è la sua preferita e perché?
L’affermazione di Alfredo Antonaros secondo cui “ai viaggi, come ai libri, non si dovrebbe regalare il proprio tempo. Glielo si dà in prestito col pieno diritto di esigere un tasso da strozzini”. Oggi spesso si parte per un viaggio scegliendolo un po’ a caso dal mazzo in base a offerte last minute o mode del momento, mentre è importante scegliere con attenzione dove, come, quando, con chi viaggiare e, non ultimo, perché. Sono queste le domande che sottendono tutta la mia scrittura. La stessa difficoltà o approssimazione la ritroviamo nella scelta dei libri: in Italia si legge poco, ma si pubblicano 160 libri al giorno, se poi aggiungiamo il selfpublihing diventa difficile anche fare statistiche attendibili. Inevitabile che la quantità sia a discapito della qualità e comunque per il lettore è difficile orientarsi, in mancanza anche dei vecchi cari librai di una volta, prodighi di consigli, costretti a lasciare perché schiacciati dalle grandi catene. Per questo al termine di ogni paragrafo nel mio libro dò alcuni consigli di lettura per continuare l’approfondimento dell’argomento.
Quale significato assume la parola “viaggio” per lei?
Oltre al piacere dell’incontro con le persone e al gusto della scoperta dei luoghi, oltre ad aprire gli occhi e il cuore, il viaggio per me è una scuola di vita - come per altri può essere l’analisi, o la religione, o la meditazione - che mi ha dato gli strumenti e la forza per affrontare il quotidiano, per relativizzare i problemi che la vita inevitabilmente pone, per conoscermi meglio nel confronto con l’altro e l’altrove. Perché ho scelto il viaggio? Fa parte della mia natura, non ha avuto bisogno di giustificazioni, si giustifica da solo.
Ha delle aspettative su questo tuo libro?
Sì, molte. E’ un buon libro e ne ho la conferma da centinaia di messaggi e mail che ricevo dai lettori. Ne ho raccolti un po’ nel mio blog dove presento i miei libri http://www.annamaspero.com/messaggi-dei-lettori-mondo-nelle-mani/ . Questo perché credo che la loro voce sia la testimonianza più onesta e vera del valore o meno di un libro, più dei passaggi televisivi (che comunque non disdegnerei se arrivassero!) o delle recensioni telecomandate o basate sulla quarta di copertina. Un libro è come un figlio: se lo fai devi essere incinta (cito da Terzani) e una volta fatto non dovresti abbandonarlo per buttarti su uno nuovo, a me piace accompagnarlo e farlo crescere. Altrimenti inutile scriverlo, finirebbe al macero dopo una sosta di poche settimane sugli scaffali di qualche libreria. Ora è lui, il mio libro, che fa viaggiare me su e giù per l’Italia per presentarlo con l’aiuto di alcuni videoclip che ho preparato allo scopo.
Ha già delle idee per una prossima pubblicazione?
A breve darò alle stampe l’aggiornamento della mia guida sulla Bolivia scritta per Polaris. Poi mi piacerebbe scrivere una guida sulla Colombia, un altro magnifico paese sudamericano che è fuori dalle rotte turistiche perché ha attraversato anni difficili. Un sogno che potrà avverarsi solo se riuscirò a trovare qualcuno cui “passare il testimone” nella gestione della cascina, oggi azienda agrituristica, che il nonno emigrato comperò al ritorno dal Perù.
Quale libro ha segnato il suo modo di viaggiare?
Sono cresciuta fantasticando sui reportage di Bonatti, ora ripubblicati come libro, e ancora li leggo volentieri: un mondo e un modo di viaggiare che non c’è più. Amo i saggi e ho letto moltissimo sul viaggio: Aime “L’incontro mancato”, Leed “La mente del viaggiatore”, Urbain “L’idiota in viaggio”… Molti sono però testi per addetti ai lavori, io ho cercato di scrivere un libro da viaggiatore a viaggiatore, evitando le banalità, ma anche senza tecnicismi da lessico accademico e mescolando racconto e riflessione per renderne la lettura piacevole. Naturalmente leggo anche narrativa, soprattutto quando sono in viaggio, e così gli autori diventano i miei compagni di cammino, spesso aprendomi gli occhi su realtà non evidenti.