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Riconosciuto il “Bonus 150 euro" ai lavoratori in mobilità in deroga: il primo obiettivo di una battaglia partita dalla CGIL abruzzese

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Era il luglio scorso quando come CGIL Abruzzo Molise denunciavamo l'ingiustizia di escludere dalla percezione del bonus 200€ i lavoratori in mobilità in deroga licenziati da aziende dell'Area di Crisi Complessa Val Vibrata.

Quella richiesta fu fatta propria anche dal CICAS Abruzzo con un documento unitario inoltrato dall'Assessorato regionale al Lavoro a Ministero e INPS.

Di quella battaglia, adesso, si iniziano a vedere i primi frutti. Con la circolare 127 del 16 novembre, infatti, l'INPS estende il bonus di 150 € previsto dal “decreto aiuti ter” anche ai lavoratori attualmente in mobilità in deroga, non solo della Val Vibrata, ma di tutte le 19 aree di crisi complessa riconosciute in Italia.

Una battaglia partita dall'Abruzzo, che dà una risposta, seppur parziale e che comunque vedrà gli effetti a marzo 2023 (data prevista per il pagamento del bonus), a tutti coloro che in Italia si trovano in questa condizione.

Soldi senz'altro non sufficienti per chi, dal 2017, vive con  meno di 500€ al mese, ma che almeno ristabiliscono un principio di giustizia: era infatti inconcepibile che una misura pensata per dare una risposta alla crisi che vivevano lavoratori, pensionati, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza, escludesse proprio chi ne aveva più bisogno.

Non è ancora finita, perché a questi lavoratori dovrà essere pagato anche il precedente bonus 200 €, ad oggi ancora sospeso, ma è sicuramente un importante primo passo che riconosce la giustezza delle nostre richieste.

Non lasciare indietro nessuno era il proposito di tutti durante il Covid. Continuare a farlo, battersi perché questo non accada, dare una risposta ai bisogni sociali, è l'obiettivo che la CGIL a tutti i livelli ed in tutti i territori, cerca di perseguire ogni giorno con la propria attività e con le proprie lotte.

Dopo i bonus, però, dovranno arrivare misure strutturali. Dare risposte ai problemi di tutte e tutti, a partire da chi, come i 150 lavoratori della Val Vibrata, anni fa ha perso il lavoro e non riesce a ricollocarsi perché considerato troppo vecchio per lavorare ma troppo giovane per andare in pensione.

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