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Sergio Mattarella è il XII presidente della Repubblica italiana. I primi commenti della politica locale

Le parole di Alessandrini, D'Alfonso e Patriciello

la redazione
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Sergio Mattarella è stato eletto ieri sabato 31 gennaio 2015, con 665 voti, XII presidente della Repubblica italiana.

Fino a ieri giudice costituzionale (era stato nominato a tale carica nel 2011), uno dei padri del Partito popolare (lo sbocco della sinistra DC) ha legato il suo nome alla legge elettorale (denominata mattarellum) che, nel 1993, coniugava maggioritario e proporzionale e mandava in pensione il proporzionale puro, che aveva accompagnato la storia della Repubblica dal 1946. Ma anche alla riforma della scuola elementare con cui finiva l’era del maestro unico e venivano introdotti i moduli. Nel 1999 fu ministro della Difesa nel Governo D'Alema II e gestì un pericoloso conflitto quasi alle porte della penisola, quello in Kosovo. Continua a leggere su notizienazionali.net.

Sull'elezione di Mattarella, questa mattina sono giunte le prima dichiarazioni da parte del sindaco Marco Alessandrini, del presidente della Regione Luciano D'Alfonso e dell'europarlamentare Aldo Patriciello.

Marco Alessandrini:

"Anche Pescara fa gli auguri al neo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che subentra a Giorgio Napolitano nel più alto magistero dello Stato e lo fa in nome e per conto della mitezza, caratteristica che gli viene unanimenmente riconosciuta unitamente alla dirittura morale.

Oltre agli auguri al neo Presidente e a tutti noi, vorrei evidenziare come dopo un ventennio sguaiato e di urla scomposte oggi la mitezza segna un altro punto a suo favore come capacità di ascolto del prossimo, che, naturalmente, non significa cedere sulle proprie idee.

Per la sua storia personale, segnata dalla perdita del fratello, morto fra le sue braccia dopo un agguato mafioso nel giorno dell'Epifania del 1980, credo che Mattarella e la sua mitezza significhino anche un punto a favore all'Italia che non si arrende e che porta avanti con saldezza i principi democratici della nostra Costituzione nel modo più alto, valori di cui oggi più che mai in questo clima di così profonde tensioni sociali c'è un gran bisogno.

 

Luciano D'Alfonso:

“Saluto con grande gioia l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Con lui al Quirinale avremo la garanzia di poter contare su una personalità al di sopra delle parti, dotata di un’approfondita conoscenza della Costituzione e del funzionamento delle istituzioni. Rendo certo ai cittadini abruzzesi che sarà mia cura invitare il Presidente neo-eletto a compiere al più presto una visita istituzionale in Abruzzo per verificare di persona il cammino intrapreso”.

 

Aldo Patriciello:

“Congratulazioni a Sergio Mattarella per la sua elezione a Presidente della Repubblica. Sono certo che il nuovo Capo dello Stato saprà dare lustro e prestigio al nostro Paese, interpretando nel migliore dei modi e con alto senso di responsabilità il delicato e prestigioso ruolo di arbitro imparziale nonché custode dei valori su cui si fonda l’unità nazionale.

In una delicata fase storica e politica, qual è quella che stiamo attraversando, l’Italia ha bisogno di una figura di alto profilo istituzionale e morale che sappia esprimere - con scrupolosità, coraggio e lungimiranza – quel forte sentimento europeista di cui il nostro Paese è stato, da sempre, uno degli interpreti principali. Il percorso umano e politico di Sergio Mattarella traccia il profilo di una persona che indubbiamente possiede gli elementi necessari per essere il degno Presidente di tutti gli italiani. Le perplessità emerse in questi giorni non hanno riguardato certamente la sua persona ma sono state, semmai, un segnale di insofferenza nei confronti di un metodo che ha tradito le intenzioni iniziali che erano quelle di trovare la più ampia maggioranza possibile ed esprimere, quindi, un nome largamente condiviso.

Ancora una volta, invece, si è preferito proseguire a colpi di maggioranza secondo la perversa logica delle lottizzazioni soft che taglia le gambe a qualsiasi ipotesi di dialogo e confronto con le altre parti politiche. Un oscurantismo tattico che mina il cammino delle riforme e che, a mio avviso, non dovrebbe trovare spazio allorquando ci si appresta ad eleggere la più alta carica dello Stato”.

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