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Cannabis terapeutica: D'Alfonso e Paolucci applicano una norma inesistente per disapplicare una legge in vigore

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In Abruzzo vengono negate cure con cannabis terapeutica sulla base di una norma abrogata: un comma inesistente viene usato per disapplicare una legge in vigore. Questa mattina nell'audizione presso la commissione di vigilanza del Consiglio Regionale dell'Abruzzo ho mostrato la palese illegittimità del decreto attuativo di Paolucci e D'Alfonso. Mi aspettavo che di fronte all'evidenza l'assessore alla sanità accettasse il mio invito a revocare il provvedimento. Ho dovuto purtroppo constatare che Paoucci non solo è responsabile della mancata attuazione della legge ma ha anche la faccia tosta di negare l'evidenza. D'Alfonso invece di firmare a scatola chiusa, si legga le carte e provveda. E' assurdo che ai pazienti vengano negate cure o che finiscano in galera - come Fabrizio Pellegrini - a causa di politici superficiali e pure arroganti. 

Con pazienza gandhiana stamattina mi sono recato a L'Aquila per l'audizione in Commissione di Vigilanza che avevo richiesto tempo fa al Presidente Mauro Febbo che ringrazio di aver accolto.

In qualità di promotore della legge regionale sulla cannabis terapeutica, unanimemente considerata dagli esperti la più avanzata in Italia, ritenevo indispensabile far presente alcuni elementi incontrovertibili ai consiglieri regionali e all'assessore alla sanità in una sede che consentisse il confronto testi alla mano e non attraverso dichiarazioni a distanza.

Ho dovuto constatare da parte dell'assessore Paolucci un'ottusa difesa dell'indifendibile rispetto alla quale non posso che auspicare un ravvedimento operoso da parte della Giunta e della maggioranza che la sostiene.

Ho dimostrato che il decreto del commissario alla sanità D'Alfonso e dell'assessore Paolucci è in contrasto palese con la legge in vigore. Per accorgersene basta leggere il decreto e i primi articoli della legge.

Infatti il decreto richiama un comma 3 dell'articolo 2 della mia legge che è stato approvato prima dell'entrata in vigore della legge stessa: 

I medici specialisti del SSR autorizzati alla prescrizione dei medicinali di cui al comma 1 sono individuati con provvedimento di Giunta regionale...

Sulla base di questo comma inesistente (perchè abrogato nei giorni precedenti all'entrata in vigore della legge nel 2014) Paolucci ha insediato un tavolo tecnico che ha deciso chi poteva prescrivere i farmaci a base di cannabinoidi e anche limitato le patologie per le quali in Servizio Sanitario Regionale possa erogare.

E' evidente che siamo di fronte a un'evidente illegittimità del decreto che si somma alla lentezza nell'applicazione del complesso della legge.

Comunque sulla base di una decisione arbitraria - perchè la legge non prevedeva tale compito - il tavolo tecnico ha deciso di escludere la malattia di cui è affetto Pellegrini dalle patologie per le quali si può usufruire della cannabis terapeutica.

La mia legge è stata considerata la più avanzata d'Italia - tra le altre cose - proprio perchè affermava il principio della libertà terapeutica lasciando ai medici e non a un provvedimento di natura politica la decisione relativa alla prescrizione.

Infatti  il comma 2 dell'articolo 2 della legge in vigore prevede:

I medicinali cannabinoidi possono essere prescritti, con oneri a carico del SSR, da medici specialisti del SSR e da medici di medicina generale del SSR, sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista.

Insomma secondo la legge non è un decreto di D'Alfonso e Paolucci che può decidere a chi erogare farmaci a base di cannabinoidi ma lo decidono i medici specialisti dei nostri ospedali e ASL.

Per accorgersi che la norma sulla quale D'Alfonso e Paolucci hanno basato il loro decreto e i loro abusi ai danni dei pazienti è inesistente basta andare sul sito del Consiglio Regionale (www.crabruzzo.it) e cercare tra le leggi vigenti la L.R. 4 gennaio 2014, n. 4 Modalità di erogazione dei farmaci e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche (scarica la legge in formato PDF). Vi apparirà una schermata con evidenziato tra parentesi il comma 3 di Paoucci con una nota:

Il comma 3, nelle more dell'entrata in vigore della presente legge, è stato abrogato dall'art. 24, comma 1, L.R. 13 gennaio 2014, n. 7, entrata in vigore il 1° gennaio 2014.

Da inguaribile illuminista ho mostrato la schermata in commissione (vedi l'immagine in alto) ma l'assessore renziano di fronte a questa evidenza si è trincerato dietro a un altro comma che ovviamente conosco bene essendo l'autore della legge:

assicurare omogeneità dell'applicazione delle disposizioni contenute nella presente legge sul territorio regionale

Con un evidente sprezzo del ridicolo l'assessore Paolucci non si è reso conto che quel comma lo impegnava a garantire l'erogazione della cannabis ai pazienti su tutto il territorio regionale non a negarla.

Inoltre il comma citato dall'assessore Paolucci è parte dell'articolo 7 (disposizioni attuative) della legge dalla cui lettura si evince chiaramente che il suo assessorato è venuto meno agli obblighi che la legge gli imponeva.

Ricapitolando: un provvedimento amministrativo non può modificare una legge ma è quello che accade in Abruzzo creando enormi problemi a pazienti e familiari. Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Trovo l'atteggiamento di Paolucci e del giovane capogruppo del PD che è intervenuto in soccorso dell'assessore a dir poco ottusi. 

Aggiungo che la Regione Abruzzo è inadempiente su tanti altri aspetti della legge come sanno tanti pazienti che si sono rivolti alle ASL. Dopo aver sentito dire che a tutti viene garantita l'erogazione in Abruzzo ho dato lettura di uno dei tanti sms che ricevo di una mamma che non ce la fa più a pagare 300 euro la settimana per il figliolo e che si è inutilmente rivolta alla propria ASL. 

La Regione Abruzzo è inadempiente anche sul piano dell'approvvigionamento visto che non ha fatto nulla (al contrario della Toscana) che ormai si autoproduce la cannabis risparmiando un sacco di soldi. Cosa che avrebbe potuto fare l'Abruzzo visto che la norma l'avevamo approvata prima.

Essendo quotidianamente contattato da pazienti e familiari ho ritenuto doveroso - uscito dalla surreale audizione - telefonare al Presidente D'Alfonso, cosa che non facevo da anni. Dopotutto è lui che ha firmato - senza evidentemente aver prima studiato le carte - quanto gli aveva predisposto Paolucci ed è lui che ha il dovere di porre riparo.

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