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Il lunedì del Delfino

Le dolci acque del Lago di Como si colorano di biancazzurro

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In un clima, almeno in partenza, alquanto surreale, come d’altronde in tutti i campi di gioco, al suono della Marsigliese, per commemorare le innocenti vittime della follia omicida di Parigi, il Delfino ha mostrato di sapersi disimpegnare anche fra le acque dolci del Lago di Como, tornando al successo dopo le ultime due gare che non avevano portato punti nel carniere biancazzurro. Nel pre-partita Mister Oddo aveva profeticamente affermato che “questa squadra deve temere solo se stessa” e come dargli torto, giacché contro il Novara, ma ancor di più in casa con la Ternana, non erano stati tanto gli avversari a vincere le partite, quanto il Pescara a perderle? Una sottile differenza, che però la dice lunga circa le potenzialità di un gruppo che deve solo credere nelle proprie forze.

A fare le spese del lavoro psicologico operato in settimana dallo staff tecnico del Pescara, i Lariani di Gianluca Festa, che dopo aver raccolto, a inizio mese, l’eredità del collega Carlo Sabatini, evidentemente non è ancora riuscito a imporre ai suoi giocatori il proprio “credo calcistico”. Una formazione, quella comasca, ricca di ardore agonistico (a inizio gara il miglior attacco del Campionato per quanto concerne i primi quindici minuti di gioco), ma poco bilanciata fra i reparti e tecnicamente, forse, non all’altezza delle concorrenti.

Terzo gettone di presenza da titolare per Hugo Campagnaro e con lui in campo, ancora una volta, la rete del Delfino è rimasta inviolata, sarà un caso? Certo, Vincenzo Fiorillo, alla fine il migliore dei suoi, è stato ancora una volta strepitoso e decisivo, ma se anche volessimo affidarci alla scaramanzia, non resta che augurarci tante partite con l’argentino in campo.

Chiudiamo il nostro editoriale con … indovinate un po’? … ebbene sì, ancora lui, la rivelazione della cadetteria, Gianluca Lapadula, il nuovo capocannoniere della B; ha voglia di emergere e si vede, ha compreso che questo Campionato può davvero rappresentare, per lui, il trampolino di lancio verso il calcio che conta. Il buon Carletto Mazzone, probabilmente direbbe del bomber piemontese: “Questo è uno che ha fame!”.

 

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