Forse non sapremo mai la verità, rimarrà custodita per sempre nelle menti e nei cuori degli addetti ai lavori, magari fra qualche anno a qualcuno verrà in mente di intervistare uno dei protagonisti, ma sarà comunque il racconto di “una” verità, non di quella assoluta, il cui ricordo sbiadirà come lo scorrere inesorabile del tempo che incanutisce le teste o della polvere che ricopre un oggetto riposto e mai più cercato.
Il nostro compito ci impone, però, di provarci, indagare nei pensieri dei protagonisti, in negativo, di questa inaspettata défiance sportiva, che al termine di un gennaio esaltante, aveva posto le basi per una promozione che sembrava il più che logico proseguimento di un cammino in discesa, costruito sulle certezze di un gioco spettacolare e redditizio, applaudito da chiunque ne venisse a conoscenza, compresi gli stessi avversari, annichiliti da cotanta magnificenza calcistica.
Che cosa può essere accaduto di così sconvolgente, in poco più di un mese, da ridurci ad aver addirittura riposto ogni sogno nel cassetto? Il Delfino, così a suo agio nei flutti impervi di una Serie B che aveva imparato a domare, navigando fra le sue onde con una grazia e una velocità non comuni, improvvisamente è affondato nei gorghi di una tempesta marina, che però solo lui ha incontrato, quasi avesse intrapreso una navigazione controcorrente di cui le altre compagini non hanno avuto sentore, stupite dall’opportunità offerta loro di ricomporre uno strappo in classifica che sembrava non ricucibile.
La più banale delle spiegazioni potrebbe essere rappresentata da un calo psicofisico improvviso, magari figlio di una preparazione non adeguata, però, analizzando le singole gare, non ci è parso di notare un atteggiamento molto meno impegnato, anzi, alcuni giocatori, come ad esempio Francesco Zampano, non avevano mostrato nemmeno nel “periodo d’oro” delle sette vittorie consecutive, una tale freschezza atletica. E allora? La risposta, temiamo, sia invece da ricercare in quella che, comunemente, chiamiamo “forza del gruppo”, in altre parole nell’atteggiamento dei singoli, in campo e fuori, che solitamente raddoppia, se non triplica le forze, grazie alla propensione al sacrificio verso l’obiettivo comune. Non è quindi un gruppo unito, quello forgiato da Massimo Oddo? In parte sì, lo è, ma non nella sua interezza, come siamo soliti immaginarlo.
Spieghiamoci meglio: questa squadra, si è notato nei suoi momenti più esaltanti, ha tre leader, oltre al suo allenatore chiaramente, Hugo Campagnaro, Ledian Memushaj e Gianluca Lapadula. Guarda caso uno per ogni ruolo, difesa, centrocampo e attacco. Fintanto che il trio era spesso contemporaneamente in campo, le certezze che ognuno di loro consegnava ai rispettivi compagni di reparto, rifiniva il gioco in modo tale da farlo sembrare armonico e completo, quasi a ricordare il celebre calcio-totale di olandese memoria, ma in realtà è assai probabile che ogni singolo reparto abbia sempre vinto le singole gare per se stesso, senza preoccuparsi troppo degli altri due, demandandone i compiti in un contesto di rispettiva fiducia, peraltro ben ripagata. Nel momento in cui, però, causa infortuni o scarsa lucidità, i tre cervelli, anche solo singolarmente, sono venuti meno ai loro doveri, ecco che gli altri non sono riusciti, perché, in effetti, non programmati a farlo, a compensarne l’assenza. In modo particolare hanno pesato (e continuano a pesare) gli acciacchi fisici dell’argentino vice-campione del mondo, che diversamente, inutile negarlo, giocherebbe ancora, senza troppi problemi, stabilmente in Serie A. In fondo lo sapevamo tutti molto bene, a cominciare da Oddo, che il mercato di gennaio avrebbe dovuto consegnare ai biancazzurri, almeno un forte difensore esperto che sopperisse alle scontate assenze di Campagnaro, ma la lunga rincorsa a Maurizio Domizzi, peraltro in questo momento anche lui infortunato, ma in fase di recupero, prima scelta del Mister, è fallita e il suo “rincalzo”, Andrea Coda, ha finora miseramente deluso.
Venuta meno ogni possibilità di salire direttamente nella Massima Serie, resterebbero ancora i play off, ma oltre a dover dubitare, a questo punto, che si possa riuscire a raggiungerli, visto l’andamento del Pescara, mentre le avversarie non stanno lì ad aspettare, c’è da chiedersi, se davvero i nostri sospetti corrispondano anche solo parzialmente al vero, quante possibilità avrebbe il Delfino di spuntarla, vista l’impossibilità già certa, nel corso di questi spareggi a eliminazione diretta, di potervi schierare il succitato trio? Le sicure convocazioni nelle Nazionali di alcuni e le probabili imperfette condizioni fisiche di altri, non lasciano spazio a sogni di gloria … ancora una volta, sebbene quest’anno ci fossimo diversamente illusi, il mercato invernale di “riparazione”, da quando Daniele Sebastiani è il Presidente, ovvero per il quarto anno consecutivo, ha distrutto compagini biancazzurre costruite per salvarsi, nel primo caso, o per risalire in Serie A, negli altri tre. Iniziamo a pensare che forse non sia solo frutto di casualità o, peggio ancora, di mala sorte, ma come detto all’inizio, la verità probabilmente non vedrà mai la luce.