Proprio nella giornata di campionato che ha visto riaprirsi definitivamente la lotta per la salvezza, grazie alla vittoria del Crotone su una spenta Inter, il Delfino ha abbandonato anche le ultime flebili speranze, pareggiando a Empoli.
L’anticipo di sabato, che avrebbe dovuto sorprenderci in positivo, almeno questa era la speranza di ogni tifoso biancazzurro, ha invece confermato tutto quanto già detto e scritto su questa squadra e sul suo triste campionato. Sapevamo, ad esempio, che la presenza o meno, in campo, del francese Bahebeck, ha sempre fatto la differenza e grazie a questa gara ne abbiamo avuta la definitiva riprova. Fintanto che il fragile attaccante, autore tra l’altro del decisivo assist per il pareggio di Caprari, è rimasto in campo, la sensazione era che in qualche modo si potesse vincere: uscito lui, si sono spente le luci e nonostante qualche sporadica occasione, tutto sommato per i toscani è stato relativamente semplice portare a casa il risultato positivo. Non mentiva il buon Marco Verratti, quando la scorsa estate ne tesseva le lodi, ma siamo certi che il Paris St. Germain non lo avrebbe mai fatto partire, comunque difficilmente in direzione Pescara, se si fosse trattato di un giocatore fisicamente integro, quindi il rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere, in fondo non c’è.
Un’altra conferma, mettendo in parallelo proprio le due gare, di andata e ritorno, contro l’Empoli, ci arriva dalla panchina. La squadra di Martusciello non vale una salvezza e lo 0 – 4 dell’Adriatico avrebbe dovuto chiarire in maniera definitiva come il tempo di Massimo Oddo alla guida del Pescara, fosse terminato già allora. Nel poco tempo avuto a disposizione e pur con una squadra in pessime condizioni psico-fisiche, Zeman è riuscito a dare comunque un minimo di equilibrio e convinzione a questi giocatori. Se avesse avuto qualche mese in più per poterci lavorare, è molto probabile che oggi avremmo quei sette o otto punti in più nel carniere, che consentirebbero di sperare nella salvezza fino all’ultima giornata. Ecco, questo sì è un grosso rimpianto …
Proseguendo nella nostra cruda ma necessaria, analisi, aggiungiamo che questa partita spartiacque ha definitivamente messo in mostra lo scarsissimo spessore tecnico, di certo per la Massima Serie, della Rosa messa in piedi dalla società e dal precedente tecnico, nel corso dell’estate 2016. Soffermiamoci solo sugli innesti apportati dal boemo nel corso della gara. Non sappiamo perché abbia deciso di modificare il suo collaudatissimo 4-3-3, facendo subentrare all’infortunato Bahebeck, l’impalpabile Gastón Brugman, ma possiamo altresì affermare, con ragionevole certezza, che l’aver solo lontanamente ipotizzato, a suo tempo, di poter sostituire il talentuoso Torreira, con l’altro uruguaiano in questione, è stato un atto di presunzione giustamente pagato a caro prezzo. Non molto da scrivere sul secondo cambio, ma certo se il buon Alessandro Bruno, probabilmente rimasto a Pescara, quest’anno, più per ragioni sentimentali che tecniche, deve essere considerato come la prima scelta fra le riserve, anche in questo caso qualche domanda bisogna porsela. La terza sostituzione, infine, ci ha ricordato quanto possano essere sopravvalutati alcuni calciatori, rispetto al loro reale valore. Il ricordo del clamoroso “pacco” che portava il nome di Ante Vukušić, non è servito da lezione e così la dirigenza biancazzurra in sede di mercato estivo ha piazzato il costosissimo riscatto di Valerio Verre. Il centrocampista romano, autore del celebre goal che decretò la promozione in serie A, nel corso della finalissima play off a Trapani dello scorso campionato, quest’anno è sembrato un pesce fuor d’acqua. Ormai quando entra in possesso del pallone, più che preoccupare, semplicemente “irrita”, sia i suoi compagni, sia il pubblico. Saremmo tentati di ipotizzare che le sostituzioni di Zeman, attuate durante il match di Empoli, abbiano voluto rappresentare il suo disappunto per la scarsa qualità del materiale umano a disposizione: “Ecco – sembra abbia voluto dirci il tecnico – questi sono i giocatori che riesco a schierare, pensate si possa fare meglio?”
In ogni caso, ormai la frittata, l’ennesima della storia del Pescara in Serie A, è fatta. La retrocessione è un dato certo cui manca solo la sicurezza della matematica. Questo, in fondo, potrebbe consentire alla squadra di giocare con maggiore spensieratezza e magari di riuscire a cogliere qualche risultato positivo. Sabato prossimo all’Adriatico sarà ospite la Juventus, per il più classico dei testa-coda, con i Campioni d’Italia impegnati, nel frattempo, dal doppio impegno di Champion’s League contro il Barcellona. Il Delfino non avrà davvero nulla da perdere e Zeman saprà di certo motivare l’undici che scenderà in campo, pertanto auguriamoci di assistere a una prova dignitosa e spettacolare, nulla di più, perché il calcio sa regalare emozioni anche quando non sembrano essercene le condizioni e al fischio d’inizio il risultato è pur sempre di parità.