Finalmente è finito il lungo calvario di una stagione che tutti vorrebbero dimenticare, ma che molto probabilmente, visti i numeri, dovrà essere ricordata a lungo. Ha collezionato così tanti record negativi, il nostro Delfino, che il termine di paragone con le future ultime in classifica, negli anni a venire, sarà spesso sollecitato dagli addetti ai lavori, così da restare a imperitura memoria. E meno male che le ultime due giornate hanno consegnato un “bottino” di quattro punti, così da terminare a quota diciotto.
Era partito, tutto sommato, bene, il campionato dei biancazzurri, grazie alla vittoria sfiorata nella prima giornata, post-ferragostiana, contro il Napoli (pareggio costato caro ai partenopei, che per un solo punto hanno fallito la conquista del secondo posto finale), poi la discreta prestazione di Sassuolo, con una sconfitta che si trasformerà miracolosamente in vittoria a tavolino, per la ormai arcinota vicenda dell’ingresso in campo di Antonio Ragusa. Alla terza giornata, però, qualcosa già s’iniziò a rompere, quando la sconfitta interna, all’ultimo respiro, contro l’Inter, malandrino un fallo di mani di Icardi non visto dagli arbitri, fece crollare le prime certezze: la rete del momentaneo vantaggio del futuro infortunato cronico, Jean-Christophe Bahebeck, non fu sufficiente a evitare la sconfitta e, cosa ancor più grave, anziché far suonare i campanelli d’allarme, si preferì incolpare la malasorte. La gara che, forse più di ogni altra, fece comprendere quanto fosse inadeguata la Rosa biancazzurra, ad affrontare la Serie A, fu senz’altro quella contro il Torino, all’Adriatico, per la settima giornata: terminò a reti bianche, ma i granata, pur ridotti in nove per le espulsioni di Acquah e Vives, sfiorarono addirittura la vittoria con un bel tiro da fuori area di Andrea Belotti. Da quel momento le sconfitte iniziarono a moltiplicarsi, alternate a qualche saltuario pareggio, così che l’unica, estemporanea gioia, per il popolo biancazzurro, arrivò solamente all’indomani dell’esonero di Massimo Oddo. La squadra, affidata a Zeman, ebbe un sussulto d’orgoglio, sconfiggendo il Genoa con un perentorio, quanto imprevedibile, 5 -0! Un fuoco di paglia, che illuse, rendendo, forse, anche più amaro, il finale di stagione. Si ebbe l’impressione, confortata dai fatti, che in realtà c’erano parecchi buoni giocatori nel gruppo, ma che, complici, forse, anche alcuni infortuni, il precedente allenatore non fu in grado di “fare squadra”. Il penoso mercato di gennaio, come già altre volte accaduto nel corso dell’era Sebastiani, fece il resto.
Ora, necessariamente, bisogna guardare al futuro. Una certezza ormai consolidata, negli ultimi anni, riguarda l’enorme gap tecnico fra la Massima Serie e il campionato cadetto. Mentre sono in corso i play off, che decreteranno la terza promozione, sappiamo già che la Spal, una buona squadra, ma tutt’altro che trascendentale e il Verona, grazie soprattutto alla presenza di un bomber che con la serie B aveva davvero poco da spartire, Giampaolo Pazzini, saranno fra le venti di A, l’anno prossimo. Se gli scaligeri, a tratti davvero deludenti nel corso della stagione, sono riusciti a risalire immediatamente, beh, con un allenatore qual è Zeman, purché la società sia in grado di fornirgli il materiale umano, da lui giustamente richiesto e adatto ai suoi schemi, per il Pescara e i suoi tifosi, potrebbe prospettarsi un campionato foriero di parecchie gioie. L’eventuale, auspicata, ennesima promozione, lo ripetiamo per l’ultima volta, non dovrà però essere festeggiata con eccessivo entusiasmo, rinviando un brindisi, magari doppio, esclusivamente alla salvezza sul campo, se così sarà, conquistata, ci auguriamo, fra due anni.
Un cenno d’obbligo va al Crotone, che a differenza di quanto accaduto da queste parti, ci ha creduto fino all’ultimo, cogliendo una salvezza davvero insperata. Da censurare l’assurdo girone di ritorno dell’Empoli, che ha “meritato” la retrocessione, per come ha affrontato la seconda parte di stagione.
E’ giunto il momento dei saluti e anche in quest’occasione, come già al termine dello scorso campionato, speriamo sia un arrivederci. Non possiamo non ricordare che proprio ieri abbiamo assistito, invece, a un addio, quello di Francesco Totti, da capitano della sua Roma. Forse l’ultimo esempio di attaccamento, orgoglioso, alla maglia. Ormai il calcio professionistico non da più spazio alle “bandiere”, chi ha più denaro da spendere e investire, decide chi deve trasferirsi e dove. Ci pare appropriato chiudere proprio con una sua frase, nel giorno dei saluti: “Il miglior consiglio ricevuto in carriera me l’hanno dato mia madre e mio padre: portare rispetto per tutti”.