Bisogna ammettere che all’inizio della sua avventura in qualità di presidente del sodalizio biancazzurro, quando gettava in pasto ai compiacenti colleghi della stampa locale (e anche nazionale a volte) le varie promesse, sotto forma di mirabolanti progetti che avrebbero dovuto far crescere, prospetticamente, la caratura societaria, davvero tutti ci avevamo creduto. Non perché ingenui, ma in quanto tifosi del Delfino, appassionati di questi colori e, quindi, propensi a immaginare che, realisticamente, anche il condottiero numero uno, fosse innamorato di questa maglia. Perché, ad esempio, si sarebbe dovuto dubitare che il Centro Sportivo di Silvi non potesse davvero essere costruito? Anche un concorso per deciderne il nome fu indetto … Invece fu solo una delle prime bugie atte a sviare l’attenzione dai suoi maneggi di mercato e dalle scarse performance delle squadre via via succedutesi.
Lo incipit di questo editoriale serve per chiarire che il tempo dei giochi di prestigio è finito, almeno agli occhi di chi non vuole più farsi volutamente ingannare, in cambio di promesse irrealizzabili. Il ragionier Daniele Sebastiani dovrebbe pur sapere che anche il più abile fra gli illusionisti, se continuasse imperterrito a ripetere il medesimo trucco alla stessa platea, prima o tardi sarebbe svelato, con il rischio di dover uscire dal palcoscenico a colpi di pomodori maturi ben lanciati! Eppure così non sembra, visto che stavolta si è inventato il “pacchetto cinese”, pur di distogliere l’attenzione dai magri risultati della sua squadra, da lui e dai suoi sponsali, a detta dello stesso, costruita per raggiungere, come minimo, i play off. Qualcuno, simpaticamente, sostiene che Běijīng (Pechino, la capitale della Cina) somiglia un po’ a Napoli, da qui la facile assonanza con questo fantomatico “pacchetto” a un molto più prosaico “pacco” …
Peccato che il “pacco”, come il solito, lo riceveranno i tifosi, i quali presto si ritroveranno a raccogliere le ceneri del Pescara, sacrificato all’altare delle plusvalenze, bruciate in un simbolico braciere. Non intende altro Dio che se stesso, Daniele Sebastiani, il quale mai e poi mai, inutile farsi illusioni, ammetterà le sue responsabilità. Conoscendolo, come siamo stati costretti a imparare nel corso di questi anni, nemmeno di fronte all’eventuale evidenza della Giustizia, se la Corte dei Conti farà il proprio dovere e se effettivamente le “carte” dovessero confermare alcuni movimenti almeno sospetti, egli ammetterà di avere utilizzato il proprio ruolo di presidente, per ottenere chissà quali benefici …
Nessun desiderio di giustizialismo ci mancherebbe. Fino all’ultimo respiro spereremo sempre di esserci sbagliati, che Daniele Sebastiani sia davvero il miglior presidente della Storia biancazzurra, che tutti i conti siano confermati in ordine, come lui stesso ha da subito rimarcato e che questa squadra possa tranquillamente salvarsi, per poi stravincere il prossimo campionato. Ci speriamo, in tutte queste oniriche visioni, ma non perché siamo stupidi o collusi, bensì perché abbiamo a cuore le sorti di questa casacca. Sperare non significa “credere”, però, quindi occhi aperti e mente lucida: le favole vanno bene per far addormentare i bambini, non per ingannare gli adulti, almeno quelli consapevoli.
Del calcio giocato poco da dire, come il solito ormai. L’avvento di Pillon ha fatto sì che anziché incassare altre due sconfitte, che sicuramente sarebbero giunte puntuali, con il dilettante allo sbaraglio Massimo Epifani in panchina, almeno abbiamo salvato la faccia, agguantando due pareggi che potrebbero far bene, se non alla classifica, sempre più deficitaria, almeno al morale.
Questa Rosa è composta da tre specie di calciatori, ormai si può dare per assodato: la prima è quella dei talenti senza cuore, giunti da queste parti per fare minutaggio e arricchire i loro manager e fra questi, per intenderci, possiamo annoverare Christian Capone, Jaime Báez, Marco Carraro, Yamga … la seconda da giocatori inadatti, per caratteristiche e qualità, a questi livelli, che però provano almeno a compensare con l’impegno, come Stefano Pettinari o Alessandro Crescenzi, infine la terza, che maggiormente preoccupa, da quelli scarsi e senz’anima, almeno per quanto settimanalmente mostrano, quali ad esempio, Riccardo Fiamozzi, Mamadou Coulibaly e Cristian Bunino. Solo un Maestro storico del calcio, qual è Zdenek Zeman, poteva riuscire a far germogliare qualche frutto, da una simile, sterile, pianta. E in effetti, al momento dell’esonero, incredibilmente, oggi possiamo tranquillamente affermarlo, il Delfino si trovava davvero a un passo dalla zona play off, obiettivo minimo del presidente, fino a qualche settimana fa.
Con un solo, misero punto di vantaggio sulla quintultima in graduatoria, il peraltro redivivo Cesena, reduce da una vittoria e un pareggio, ci aspettano due decisive gare in pochi giorni. Già domani sera a Vercelli, un vero e proprio spareggio contro l’attuale ultima in classifica, difesa in porta dall’ex Mirko Pigliacelli e poi domenica prossima, nel posticipo delle ore 17:30, di nuovo in casa contro lo Spezia, squadra ormai tranquilla e senza più obiettivi. Non resta che fare affidamento almeno nella buona sorte, giacché il settore difensivo, in particolare, tra acciacchi e squalifiche, mostra il passo più degli altri reparti. Insieme alla fortuna, anche l’esperienza del nuovo allenatore e la carica che potrà infondere verso chi scenderà in campo, potrebbero risultare fattori decisivi. A lunedì prossimo, augurandoci di commentare con una classifica meno deficitaria alle spalle.