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Il Lunedì del Delfino

Quando i nodi vengono al pettine

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Il più grande rammarico nell’ormai quasi centenaria storia del Pescara, senza ombra di dubbio, resterà per sempre quel prematuro addio alla società di Peppe De Cecco, datato 28 novembre 2011. Un giorno funesto, che spense, forse per sempre, i sogni di gloria di una provinciale con l’ambizione di giocare a lungo fra le grandi. È vero, non si dovrebbe in nessuna occasione ragionare con i “se” e con i “ma”, l’eccezione però c’è sempre e mai come in questo caso ci sentiamo di poter azzardare che con lui al timone societario, avremmo sicuramente vissuto parecchie stagioni consecutive nella Massima Serie. La sua ambizione personale, il carisma, il cognome importante da difendere e pubblicizzare in tutto il mondo, questo e tanto altro ancora avrebbero avuto un peso decisivo per le sorti sportive del Delfino. Invece il fato, il destino, gli Dei del calcio, scegliete voi chi o cosa, insomma, decisero che da queste parti, nonostante la passione e l’amore infiniti che i tifosi hanno sempre mostrato per questi colori, dovesse transitare Daniele Sebastiani, ragioniere ambizioso e senza scrupoli, profondo conoscitore dell’animo umano e del “sistema calcio” in uso ai giorni nostri. Sappiamo bene come andò: dopo aver tramato nell’oscurità, accaparrandosi le simpatie (…) di una parte della tifoseria e, soprattutto, di qualche compiacente reggitore di microfoni, decise che il momento fosse giunto e, facendo in modo di stuzzicare il lato debole di De Cecco, ovvero la sua permalosità, lo costrinse in maniera subdola a salutare tutto e tutti.

Il perché di questo triste incipit è chiaro: la sessione di mercato da poco conclusa, ha mostrato per l’ennesima volta quali siano le reali velleità di quest’uomo. Non essendo un imprenditore, ma un manager (…) di sé stesso, non può che trattare il Delfino nell’unico modo possibile: utilizzarlo per i propri scopi! Badate bene, non si limita all’arricchimento economico, peraltro da noi difficilmente dimostrabile e quantificabile, ma anche e soprattutto all’esaltazione delle sue ambizioni personali. Grazie al ruolo di presidente ha acquisito un minimo di “fama” a livello nazionale, entrando nelle stanze che contano e ricevendo anche un incarico all’interno del consiglio di Lega serie B. Senza quel fiuto da predatore e quella buona sorte che lo hanno finora accompagnato, da quando entrò in seno alla società biancazzurra, sicuramente sarebbe rimasto per sempre nell’anonimato.

L’apice, finora, del suo spietato modo di ragionare e fare, lo ha forse raggiunto con la dichiarazione di vera e propria sfida, lanciata nei confronti dei tifosi, all’indomani della mesta chiusura delle trattative di mercato: “Chi vuole bene al Pescara, ci segua. Chi no, resti a casa". Un messaggio implicito, ma comunque ben chiaro, che dimostra ulteriormente quanto poco interessi a lui di avere uno stadio pieno e festante, perché non è certo con la vendita dei biglietti che si fanno i soldi.

A tal proposito ci sovviene un passaggio all’interno del profetico libro di Gianni Lussoso, “Lo sterco del diavolo, i mercanti e lo stadio”, che così recita: “[…] essendo la verità donna, non la si può presentare nuda e allora si ricorre ad alcuni artifizi per coprirla, ma la verità, nuda o vestita, è sempre quella e non va nascosta, se non si vuole correre a occhi chiusi verso il precipizio. L’allenatore dice di non essere preoccupato. Il presidente rincara “il nostro organico è competitivo […]. Abbiamo ampia scelta in tutti i ruoli”. Che il Mister abbia fatto la scelta di essere aziendalista e di avallare la posizione della società è comprensibile. “Attacca l’asino dove dice il padrone”. Anche se ora l’allenatore correrà il rischio di rispondere ai tifosi delle manchevolezze presidenziali, in quanto ha avallato tutto il mercato, definendolo buono e di suo gradimento […]”.

Inutile aggiungere altro, occhio però, il Diavolo si sa, fa le pentole, ma non i coperchi e nulla dura in eterno!

Visto che le sue intenzioni sono quelle di anestetizzare l’intero ambiente, rendendo marginale la percezione del calcio giocato, rispetto ai bilanci e alle sue amate plusvalenze, stavolta abbiamo deciso di farlo felice, accontentandolo e lasciando solo un piccolo spazio finale al resoconto del match di ieri sera. Le rondinelle bresciane hanno letteralmente asfaltato il Delfino (1-5 il finale), così completo in tutti i reparti, come il Pillon aziendalista (vedi sopra) si era affrettato a recitare in conferenza stampa, da apparire quasi di una categoria inferiore, piuttosto che con soli due punti in meno rispetto ai lombardi, almeno prima del calcio d’inizio... In ogni caso saranno le prossime due consecutive trasferte, a Foggia prima e a Crotone dopo, che ci diranno, forse in maniera definitiva, a cosa potrà casomai ambire questa squadra. Le eventuali speranze di una promozione diretta, dopo questo poco incoraggiante avvio del girone di ritorno, sono invece già da riporre ampiamente nel cassetto dei sogni. Un cassetto destinato a doversi ulteriormente riempire in futuro, almeno finché il padrone assoluto del sodalizio biancazzurro sarà lui, il ragioniere, Daniele Sebastiani.

 

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