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Il Lunedì del Delfino

Senza gioco, risultati e rispetto per i tifosi: cosa rimane del Pescara?

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Due sconfitte nell’arco di quattro giorni, una più sconcertante dell’altra, in termini sia di gioco, sia d’impegno, condite nel mezzo dalle strane dichiarazioni di capitan Fiorillo, che fanno il paio con quelle della settimana precedente di Zauri: signore e signori, ecco il Delfino di questa stagione!

Dal punto di vista tecnico c’è davvero poco da commentare. Zauri non è riuscito a dare nemmeno una parvenza di gioco a questa squadra, al punto che il Pescara dello scorso anno di Pillon, tutto impegno e pochi schemi, al confronto sembrava il Barcellona dei tempi migliori! Eppure Sebastiani bacchettava il vecchio allenatore, mettendolo spesso sulla graticola, mentre difende quello attuale … che strano, sarà forse perché il primo lo aveva consigliato Repetto, mentre il secondo lui? Davvero difficile non sbadigliare o addirittura proprio addormentarsi quando (non) gioca il Delfino, a meno che non siano gli avversari a mostrarci come si fa, cosa che ha mostrato venerdì sera il Crotone di Stroppa. I più irriducibili, fra i difensori della società, ricordano la sfortuna di avere infortunati i due giocatori forse più determinanti, Tumminello e Palmiero. È vero, ma nel calcio di oggi, almeno fino a questi livelli, non può assolutamente essere considerata una giustificazione, perché tutti i componenti della Rosa dovrebbero, nei rispettivi ruoli, poter dare il loro contributo. Magari si può fare maggiore fatica a raggiungere gli obiettivi preventivati, ma gli schemi di gioco devono essere assimilati da chiunque faccia parte del gruppo. Nel nostro caso, come abbiamo più volte sottolineato, il vero problema è che non sembrano proprio esserci gli schemi … gli undici in campo appaiono senza idee, svogliati, discontinui, macchinosi, quasi che si siano ritrovati lì casualmente! Il che, probabilmente, viste le ormai ben note “strategie” di mercato di Sebastiani, ben rappresenta la verità. Ogni anno si cedono i migliori, in cambio di prestiti o acquisti di calciatori reduci da annate negative. Lo stellone del presidente, in genere gli da una mano e, complici, almeno in serie B, avversari addirittura più scarsi, a volte ne escono comunque discrete annate. In serie A, dove c’è poco da scherzare, non è accaduto e stavolta, temiamo, anche la cadetteria potrebbe punire severamente questo modo becero di gestire una gloriosa società come il Pescara.

I miracoli, in quanto tali, non sono riproducibili, ma Sebastiani, dopo aver pescato il jolly di Massimo Oddo, ha perseverato. Dapprima con lo stesso ex campione del mondo, consegnandoli una squadra impresentabile per la Massima Serie, esonerandolo e, quindi, bruciandone in parte una possibile carriera. Poi è stata la volta di un altro Massimo, quell’Epifani che non è durato nemmeno un mese, infine sta toccando la medesima sorte a un acerbo (in quanto allenatore) Luciano Zauri, gettato nella mischia dei professionisti, ma senza nemmeno garantirgli il beneficio del dubbio. Sì perché probabilmente con questo pessimo mix di calciatori malmessi, forse nemmeno Pep Guardiola o Josè Mourinho riuscirebbero a fare risultato.

Quando le cose vanno così male bisognerebbe avere almeno l’umiltà di ammettere gli errori e cospargersi il capo di cenere, ma da queste parti sono gesti non previsti, anzi … sarebbero state quasi divertenti, a posteriori, le dichiarazioni del capitano, Vincenzo Fiorillo, tra una batosta e l’altra, ma francamente il futuro ci appare talmente incerto che riteniamo ci sia ben poco da ridere. Sorretto dal solito microfono amico e, quindi, mai in contraddittorio, il portiere biancazzurro si è innanzitutto lamentato delle tante critiche, ingiuste a suo avviso, ricevute dalla squadra. Secondo lui i tifosi (ma forse voleva intendere anche i pochi giornalisti non allineati) dovrebbero solo sostenere l’undici che scende in campo, a prescindere dalle prestazioni e dai risultati, magari anche baciando il terreno dove il presidente poggia i suoi passi. Ha poi aggiunto che perdere a Cittadella è normale, in fondo si tratta della scorsa finalista, omettendo però di aggiungere che prima del confronto i veneti avevano quattro punti in meno dei biancazzurri e che, in fondo, l’anno scorso il Pescara era terminato davanti in classifica, non riuscendo ad affrontare il Cittadella in finale, solo a causa della pessima gara di ritorno di semifinale, disputata all’Adriatico contro un Verona tutt’altro che irresistibile. Comunque, subito dopo averlo (faticosamente) ascoltato, avevamo provato a pensare positivo, immaginando che se un capitano si lascia andare a simili dichiarazioni, come minimo la squadra, nella partita successiva, sarebbe scesa in campo con il coltello fra i denti, pronta a dimostrare a tutto l’ambiente quanto si sbagliasse nel giudicarla. Come ben sappiamo, invece, niente di tutto questo, anzi ne è uscita una delle peggiori prestazioni in assoluto degli ultimi anni. La fidelizzazione totalitaria creata ad arte, negli anni, dal presidente, ha portato a questo stato di cose: la loro è una sorta di realtà parallela, mentre i tifosi, quelli veri e non prezzolati, devono viverne un’altra, triste e senza futuro.

Il vero responsabile di questo scempio, la cui parola “fine” è ancora ben lungi dall’essere pronunciata, perché la gallina biancazzurra può ancora portare altre uova d’oro al ragioniere, prima di finire in brodo, è però Giuseppe De Cecco. L’imprenditore che aveva rilevato il Delfino dalle ceneri del fallimento, promettendo di condurlo a fasti mai toccati prima. Tutto l’ambiente aveva creduto in lui, ma il fatale errore di far entrare in società Daniele Sebastiani, reiterato dalla colpa enorme di avergli poi ceduto addirittura le redini del comando, non glielo perdoneremo mai.

Il prossimo impegno sembrerebbe, sulla carta, proibitivo. Domenica sera i biancazzurri faranno visita all’Ascoli, attualmente forse la compagine più in forma. Un’altra eventuale, e molto probabile, sconfitta, potrebbe anche costare la panchina a Zauri, alla luce della successiva prevista sosta, che consentirebbe al nuovo tecnico un minimo di tempo necessario per poter lavorare sui resti di questo gruppo. Impossibile fare pronostici comunque, sia per quanto accadrà dentro, sia fuori dal campo.

Chiudiamo con un messaggio che ci sentiamo di inviare idealmente a questa società: la cosa più importante, nello sport, come nella vita, non è necessariamente portare a casa un risultato a tutti costi, ma la dignità sì, quella bisogna conservarla e non dimenticarla mai!

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